L'approfondimento

AI, il paradosso della legge come ostacolo o supporto: perché serve un nuovo approccio

La disciplina dell’informatica giuridica inevitabilmente è destinata a evolversi in relazione al progresso scientifico: una situazione necessaria per garantire all’innovazione il giusto supporto, ma che desta anche il timore di norme che possano frenare lo sviluppo

Pubblicato il 04 Mar 2021

Michele Iaselli

avvocato, docente di Logica e Informatica giuridica - Università di Cassino

Un intervento normativo si renderà necessario per ottenere un quadro giuridico che sia in grado di supportare il costante progresso scientifico senza mai porsi come ostacolo allo sviluppo tecnologico. È inevitabile che l’informatica giuridica e il diritto dell’informatica cambino secondo quei canoni che hanno contraddistinto l’evoluzione di tutte le materie giuridiche anche se, chiaramente, l’evoluzione di queste nuove materie sarà molto più rapida considerato il particolare oggetto di studi.

Un contesto normativo trasparente è visto come un elemento chiave per lo sviluppo della robotica e di sistemi autonomi di mercato, in cui prodotti e servizi possono essere distribuiti senza problemi. C’è il forte timore da parte di molti che una legislazione prematura ed invadente possa ostacolare il progresso scientifico ed annullare potenziali vantaggi o peggio ancora causare inefficienze economiche o altro.

Allo stesso tempo, in qualche modo paradossalmente, si ammette che la mancanza di un ambiente giuridico affidabile e sicuro possa ugualmente ostacolare l’innovazione tecnologica. Tale difficile situazione mina sicuramente la certezza del diritto ed induce la gente ad agire in un settore ambiguo in cui i diritti e le responsabilità non sono preventivamente individuabili.

Il ruolo dell’informatica giuridica

L’informatica giuridica è una disciplina nata negli anni Settanta sulla scorta dei primi significativi progressi della tecnologia ed, attualmente, è divenuta una delle materie più interessanti e più studiate in considerazione anche dei notevoli margini di sviluppo che presenta in una civiltà profondamente tecnologica come quella contemporanea. In effetti l’ulteriore evoluzione tecnologica degli ultimi tempi ha accresciuto l’esigenza di affiancare all’informatica giuridica un insieme di materie con spiccate valenze applicative; questa nuova disciplina potrebbe chiamarsi «diritto delle nuove tecnologie» o «diritto delle tecnologie dell’informazione» o diritto di Internet dando rilevanza allo sviluppo della Rete e comprendere argomenti quali il diritto civile e penale delle telecomunicazioni, il diritto amministrativo delle reti, il diritto dei mezzi di informazione, il diritto d’autore sulle opere multimediali.

Verso una regolamentazione europea dell’Intelligenza Artificiale: posizioni a confronto

L’informatica giuridica contraddistinta dai suoi tradizionali campi di indagine, come la documentazione giuridica automatica, l’informatica giudiziaria (aspetto questo controverso), la «legimatica» diventa una materia non più adeguata a risolvere gli innumerevoli problemi posti dallo sviluppo della società dell’informazione. Si pensi ai sistemi informativi giuridici, le prove informatiche, l’apprendimento elettronico (e-learning), i modelli informatici del diritto e del ragionamento giuridico, la deontologia, l’epistemologia. In tale contesto il giurista deve dare il suo contributo alla costruzione di una società diversa, la cui definizione non deve essere lasciata solo ai tecnologi.

Ormai le trasformazioni indotte dall’affermarsi della Società dell’Informazione, l’evoluzione delle tecnologie ed i cambiamenti strutturali e culturali della comunicazione, hanno determinato nuove prospettive per l’evoluzione del mondo giuridico e continue modificazioni sia delle norme che delle professionalità degli operatori del diritto. L’avvento della robotica, dell’Intelligenza Artificiale, dei Big data, dell’Internet of Things (IoT) creeranno inevitabilmente non pochi problemi dal punto di vista sia etico che giuridico poiché normative eccessivamente rigide potrebbero soffocare l’innovazione, ma la mancanza di chiarezza giuridica lascerebbe tutti gli operatori nel buio. Si pensi, ad esempio, ai sistemi bionici umani, cioè ad una serie di tecnologie (che vanno da protesi bioniche a esoscheletri alle protesi del corpo alle interfacce cervello-computer), che consentirà di ripristinare le funzioni corporee perse e alla fine superare diversi tipi di disabilità, la cui distribuzione, però, pone problemi più generali per quanto riguarda l’impatto sulle nozioni di natura umana, identità, normalità, disabilità, ed i corrispondenti effetti giuridici.

AI, la legge come leva per un mercato competitivo

Leggi e regolamenti nel settore della robotica e dell’IA saranno fondamentali anche per consentire un effettivo sviluppo di un mercato competitivo. L’ambizione dell’Unione europea di promuovere l’innovazione nel mercato interno fa della robotica e dell’IA settori strategici, a cui le istituzioni europee stanno dedicando una notevole attenzione. Basti pensare, ad esempio, alla recente risoluzione del Parlamento Europeo del 20 gennaio 2021 sull’intelligenza artificiale, avente ad oggetto “questioni relative all’interpretazione e applicazione del diritto internazionale nella misura in cui l’UE è interessata relativamente agli impieghi civili e militari e all’autorità dello Stato al di fuori dell’ambito della giustizia penale”, oppure al progetto molto ambizioso dell’UE di predisporre il primo corpus di norme per gestire le opportunità e i rischi insiti rappresentati dall’IA.

Allo stesso tempo la ricerca e la produzione industriale nel campo della robotica e dell’IA devono crescere in linea con l’obiettivo complementare, che è sancito dalla politica europea, di affermarsi come uno spazio di libertà, sicurezza e giustizia. Gli obiettivi concorrenti di proteggere i consumatori e più in generale gli utenti finali da effetti pregiudizievoli promuovendo contemporaneamente l’innovazione devono quindi diventare propri del legislatore. A questo proposito, il sistema normativo più efficace deve combinare più strumenti: norme giuridiche, norme e standard tecnici, codici di condotta e best practice. In questo modo sarà possibile garantire la certezza, la flessibilità, la precisione ed anche l’interpretazione più corretta di fronte a determinati dubbi.

Il problema della lentezza delle norme

Un problema spesso sottolineato quando si affronta la tematica del rapporto tra tecnologia e regolamentazione è la lentezza della legge, nel senso che l’innovazione tecnologica è molto più rapida del legislatore che interviene con notevole ritardo a regolare l’introduzione di determinati prodotti o servizi di alto contenuto tecnologico (si pensi ad esempio ai droni). Il problema giuridico si pone non solo quando nasce una nuova tecnologia emergente ma anche quando ci troviamo di fronte a profonde trasformazioni di tecnologie già esistenti. In questo caso nasce l’esigenza di adattare un quadro normativo preesistente al continuo evolversi del progresso tecnologico.

Il rapporto tra ricerca e politiche comunitarie

La ricerca sulla robotica ed IA e la relativa regolamentazione rappresenta un costante punto di riferimento per le politiche comunitarie in materia di innovazione. Le principali questioni sono state affrontate sia da un punto di vista metodologico che da un punto di vista sostanziale. Da un lato, difatti, l’approccio interdisciplinare è stata una caratteristica costante dello studio fin dal suo inizio. L’esperienza diversificata dei ricercatori coinvolti (avvocati, filosofi, ingegneri, ecc.) hanno portato ad una costante interazione finalizzata allo scambio di informazioni, opinioni e punti di vista in modo che le regole suggerite fossero il risultato di una complessa valutazione tecnica, etica e giuridica.

Non bisogna dimenticare che le nuove tecnologie hanno spesso effetti dirompenti, imponendo cambiamenti radicali nello stile di vita, nell’economia e nel comportamento sociale delle persone, per cui la discussione sui benefici e sui pericoli delle nuove tecnologie è sempre molto accesa. La tecnologia solitamente viene definita neutrale, ma è l’uomo che decide se usarla per scopi buoni o cattivi.

Esiste, quindi, un problema di educazione sociale e consapevolezza sociale, che non serve solo ad indirizzare il comportamento umano nella direzione corretta, ma anche a mantenere alta l’attenzione sui pericoli che non sono intrinseci ad una tecnologia in sé ma che possono derivare dai suoi utilizzi impropri o effetti inattesi.

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Verso la nascita di nuove professioni giudiziarie

Sicuramente nasceranno anche nuove professionalità nel settore legale, poiché molti giuristi consapevoli dell’enorme importanza dell’informatica e della telematica, si stanno specializzando nello studio delle problematiche giuridiche di settore ed hanno assunto una competenza di notevole spessore. Del resto in campo giudiziario sia in ambito civile (si pensi all’efficacia probatoria del documento informatico) che penale (si pensi ai reati informatici) tali professionalità sono sempre più richieste e lo stesso magistrato ormai, per quanto sia coadiuvato dai consulenti tecnici, ha necessità di acquisire una maggiore competenza nel settore informatico.

Ma è opportuno precisare in questa sede che pur essendo giusto che il giurista sia un attento osservatore di queste nuove applicazioni tecnologiche e le sappia utilizzare nella maniera dovuta, non debba lasciarsi travolgere dalle stesse. In altri termini è giusto che un giurista sappia, ad esempio, cosa sia Internet, come funzioni, che cosa rappresenti e quali problemi giuridici possano scaturire, ma attenzione, è sempre «la rete delle reti» che deve essere vista in un’ottica giuridica e non il diritto ad essere visto nell’ottica di Internet; in caso contrario può ritenersi finita l’informatica giuridica ma anche il diritto inteso nel suo significato più nobile.

Lo studioso del diritto per quanto sensibile agli attuali tempi tecnologici è, e deve rimanere, tale con un suo ruolo ben distinto da quello dell’informatico. In questo modo sarà indubbiamente possibile avviare delle proficue collaborazioni tra giuristi e tecnici informatici propriamente detti che possono arrecare beneficio sia al diritto che all’informatica e quindi in generale alla società, rispettando i necessari ruoli di ciascuna professionalità.

Conclusione

La complessa tematica del rapporto fra diritto e nuove tecnologie è approfondita nel recente “Manuale di diritto di Internet”  curato dal sottoscritto e da Fabrizio Corona dove viene privilegiato un approccio di carattere operativo anche se non viene risparmiato spazio ad importanti riferimenti di carattere dottrinario. Grande rilevanza assume la giurisprudenza spesso decisiva per risolvere le particolari questioni giuridiche sorte con l’avvento della tecnologia. Il libro si suddivide in quattro macroaree: civile, penale, amministrativa e tecnologie emergenti, proprio per evidenziare l’evoluzione che negli ultimi tempi ha contraddistinto la materia dell’informatica giuridica.

Indubbiamente l’intero percorso evolutivo della materia ha un unico filo conduttore che è rappresentato dallo sviluppo della Rete e quindi di Internet che ormai ha raggiunto una nuova dimensione.

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