rapporto uomo-macchina

AI, perché ChatGPT è uno spartiacque nel business di internet

ChatGPT rappresenta una minaccia per l’attuale modello di business della ricerca online, segnando il passaggio dalla domanda alla conversazione. Rappresenta di sicuro una grande opportunità per le startup e ha dato impulso agli investimenti in AI. Ma l’uomo, ingannabile per sua natura, riuscirà a cavarsela?

Pubblicato il 03 Mar 2023

Pierluigi Casolari

founder di Unconventional Road, autore di Startup 3.0, blog su startup, innovazione e web 3.0

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Sta per finire l’era di Google? L’età dei cigni neri, come l’ha definita Nassim Nicholas Taleb, non guarda in faccia nessuno. È ingiusta e imprevedibile. È in grado di abbattere anche i grandi monopoli e creare nuove regole.

Ma allo stesso tempo, quello che emerge dopo l’irruzione di ChatGPT – oltre lo scontro tra i titani Google e Microsoft e le opportunità per le startup – è che l’uomo si troverà di fronte a un nuovo inganno, e dovrà imparare a cavarsela.

ChatGPT, ora basta giocare: ecco utilizzi e rischi (seri)

Dalla domanda alla conversazione, così ChatGPT ha scombinato le carte della ricerca online

Non è detto che sia questo il caso, eppure non tira una buonissima aria per Big G e Alphabet. O quanto meno non tira una buonissima aria per il modello di business tradizionale dei motori di ricerca.

ChatGPT sta abituando ed esaltando le persone ad un nuovo tipo di interazione uomo-macchina, o meglio uomo-macchina-che-sembra-un-uomo.

Dalla ricerca stiamo passando alla chat, dalla domanda alla conversazione. È questo il passaggio epocale che potrebbe fare internet nei prossimi anni. Forse persino nei prossimi mesi. Microsoft sta presentando la nuova versione di Bing, ancora in fase beta, che consente di intrattenere una conversazione con un chatbot che interagisce con le API di ChatGPT. L’annuncio è seguito di pochi giorni quello del terzo investimento di Microsoft in ChatGPT. Secondo alcuni rumours, l’investimento è di 10 miliardi di dollari e segue i due precedenti del 2019 e del 2021, che avevano permesso a Open AI (l’azienda no profit dietro a ChatGPT) di sviluppare il programma di intelligenza artificiale. Microsoft non è l’unico investitore di OpenAI, ma sicuramente è quello che può trarre il maggior vantaggio industriale da questa tecnologia.

Bing non è mai stato in grado di competere con Google e oggi ha la possibilità di trasformarsi radicalmente investendo pesantemente su questa nuova tecnologia. “Abbiamo formato la nostra partnership con OpenAI con l’ambizione condivisa di far progredire responsabilmente la ricerca IA e di democratizzare questa tecnologia” ha dichiarato il CEO di Microsoft Satya Nadella. Indubbiamente, ma altrettanto indubitabile è che la democratizzazione passerà per i server privati di Bing con l’obiettivo di far guadagnare quote di mercato al motore di ricerca della multinazionale.

Oltre lo scontro Google-Microsoft: le opportunità per le startup

Google non sta di certo a guardare. Ma su questa partita sembra un follower, più che un leader. Alphabet ha la capacità industriale per acquisire tutte le 500 startup della Silicon Valley che operano nel segmento dell’IA generativa. Tuttavia, siamo ormai abituati al fatto che il mercato digitale è fatto di first mover e di followers. E quest’ultimi generalmente si trovano in una posizione particolarmente complicata.

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Ma forse il punto non è la sfida titanica (e monopolistica) di Google vs Microsoft, ma lo spiraglio che si apre per startup che stanno sviluppando un nuovo modello di ricerca incentrato sulla conversazione tra l’operatore umano e l’operatore AI. E’ il caso di You.com, Perplexity , Andi . Queste startup integrano il modello di AI conversazionale con la ricerca tradizionale, all’interno di modelli di user experience innovativi.

Per i motori di ricerca del resto esiste una sorta di anno zero. Una data storica e spartiacque. Questa data è il 30 novembre 2022, quando ChatGPT è stato rilasciato in fase beta al grande pubblico. Dal giorno successivo, scrivere parole chiave su un box di ricerca e visualizzare descrizioni con link è sembrato una cosa da “boomer”. E in effetti il vecchio modello di ricerca si basava su una “assumption” che oggi è fortemente in discussione, ovvero che ai software si debba parlare in modo diverso rispetto alle persone. E che l’esperienza di ricerca informazioni non è come parlare con un amico, un conoscente, un esperto. Oggi questo assunto è fortemente in discussione. Ed un nuovo mondo – post 30 novembre 2022 – ci invita a pensare che tra il mondo delle macchine e quello degli uomini i confini sono quanto mai labili. D’altra parte, nel mondo pre 30/11/2022, erano le frasi sbagliate dei CEO a far crollare i titoli del NASDAQ, ma dopo quella data sono invece le affermazioni non corrette dell’AI a far perdere miliardi agli investitori. Così in effetti è successo alle azioni di Alphabet, quando Bard, il software di AI di Google ha fornito informazioni sbagliate durante una presentazione ufficiale.

L’impennata degli investimenti nell’AI generativa

La frenesia AI ha risollevato tuttavia l’entusiasmo del mercato. I volumi d’affari nel settore dell’intelligenza artificiale generativa stanno impennando e gli analisti stimano una crescita annua (CAGR) del 25% che porterà il settore ad un giro d’affari di oltre 100 miliardi nel 2030.

OpenAI ha raccolto 11 miliardi da Microsoft, le altre startup di ai generative 11 miliardi tutte assieme, nel giro di pochi mesi, secondo Nfx.

L’ecosistema dell’innovazione guarda sempre avanti. La crescita non può fermarsi. Solo in questo modo le bolle rientrano, senza fare danni. Importante è generarne di nuove prima che le vecchie siano scoppiate. Sarà la stessa cosa anche in questo caso? L’ultima bolla in ambito digitale è stata il web3. Che però stenta a decollare, circondato dal fuoco amico delle cripto, al centro di continue speculazioni e dalla mancanza di killer app per il grande pubblico. Ma l’intelligenza artificiale ha avuto una partenza del tutto differente. Tecnologia profonda, rivoluzionaria ed sperienza utente coinvolgente sono perfettamente integrate. Il grande pubblico è già “addicted” e oggi si parla di AI nelle scuole, negli ambienti di lavoro e in mille applicazioni.

Conclusioni

Tutto bello, se non che: innanzitutto non possiamo continuare all’infinito a vivere in un mondo che ha sempre bisogno di nuovi hype, perché se la macchina fallisce è il mondo stesso a rischiare la bancarotta; inoltre, non dimentichiamo che l’AI ha anche conseguenze rilevanti in ambito sociologico, dal mondo del lavoro che potrebbe vedere scomparire professioni legate alla produzione di contenuti (tra cui quella del giornalista!) e dell’identità delle persone online. Chi sta parlando con me in questo momento? Di chi è questa bellissima voce che mi risponde al telefono? Come hanno spiegato brillantemente scienziati come Daniel Kahneman e Yuval Harari, l’uomo è facilmente ingannabile, aggirabile, hackerabile. Siamo pieni di pregiudizio, bias cognitivi, errori prospettici. Il nostro cervello è ancora in gran parte paleolitico, ci permette di distinguere bestie feroci da amici umani. Riusciremo allora a cavarcela in un mondo dove le macchine sono indistinguibili dall’uomo?

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