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Allarme Microsoft sulle interferenze elettorali Usa: tante accuse, poche prove



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Un report di Microsoft evidenzia tentativi di interferenza elettorale da parte di Russia, Iran e Cina, mirati a favorire Trump e danneggiare Kamala Harris, ma senza riportare praticamente alcun fatto concreto. Siamo di fronte a propaganda, disinformazione o manipolazione?

Pubblicato il 30 ott 2024

Massimo Borgobello

Avvocato a Udine, co-founder dello Studio Legale Associato BCBLaw, PHD e DPO Certificato 11697:2017



disinformazione, fake news, propaganda (1)

Un report Microsoft riporta tentativi di influenzare il voto statunitense da parte di potenze straniere, attraverso social network e intelligenza artificiale – i vecchi bot.

Russia, Iran e Cina stanno conducendo campagne di disinformazione sofisticate che mirano a specifici gruppi etnici e religiosi in stati chiave, diffondendo contenuti divisivi tramite piattaforme come Telegram e Gab. L’Iran, ad esempio, ha lanciato siti web per attirare veterani militari americani e la comunità araba nel Michigan.

I progressi nell’intelligenza artificiale hanno potenziato queste operazioni, rendendole più difficili da identificare, mentre le principali piattaforme tecnologiche hanno ridotto i loro sforzi per contrastare la disinformazione.

Secondo Microsoft, gli attacchi russi si concentrano sulla creazione di video deepfake in cui la vicepresidente degli Stati Uniti viene variamente accusata, tra le altre cose, di aver ucciso un rinoceronte in via di estinzione in Zambia.

La tesi del report, in conclusione, è che la campagna di disinformazione russa sarebbe volto a favorire il candidato repubblicano, Donald Trump.

Il report di Microsoft: la campagna iraniana

Microsoft ha individuato due gruppi iraniani che sarebbero attivi per boicottare il voto statunitense: un primo gruppo, infatti, inciterebbe all’astensionismo a causa della posizione filo-israeliana di entrambi i candidati alla presidenza U.S.A.

L’altro gruppo, denominato Cotton Sandstorm, invece, agirebbe in maniera più attiva, cercando di influenzare le elezioni in modo più diretto.

Su come e con che finalità, però, il report tace.

La notizia viene così riportata dalla stampa Usa: “Nel frattempo, gli attori iraniani che presumibilmente hanno inviato e-mail volte a intimidire gli elettori statunitensi nel 2020 hanno esaminato i siti Web correlati alle elezioni e i principali organi di informazione, sollevando preoccupazioni sul fatto che potrebbero prepararsi per un altro schema quest’anno”.

Le autorità iraniane smentiscono.

Il report di Microsoft: l’attività cinese contro i candidati repubblicani

Del tutto anomala, secondo gli schemi proposti, sarebbe l’attività cinese, finalizzata a screditare Barry Moore, Marsha Blackburn, ed il senatore Marco Rubio.

I primi due sono nel pieno del ballottaggio per la rielezione, il terzo no.

Qui la finalità sarebbe “aggredire” mediaticamente via social dei politici con posizioni manifestamente anticinesi o apertamente contrarie al sistema politico comunista del Dragone.

Anche qui, le accuse vengono smentite dalle autorità cinesi.

Le conclusioni del rapporto di Microsoft

Il rapporto si conclude in modo piuttosto enfatico: “In periodi di forte emozione, conflitto e competizione, immagini, audio e video manipolati spesso viaggiano più lontano e più velocemente tra il pubblico rispetto a un normale ciclo di notizie. Gli attori stranieri hanno dimostrato di essere agili e capaci di inserire contenuti ingannevoli e distribuirli rapidamente in questi momenti. Ci aspettiamo che Russia, Iran e Cina continuino i loro sforzi, incluso l’uso dell’intelligenza artificiale, e potrebbero impiegare tattiche che cercano di gettare dubbi sull’integrità dell’esito delle elezioni. MTAC continuerà a monitorare questa attività e a fornire aggiornamenti pubblicamente per promuovere l’istruzione e proteggere le istituzioni da qualsiasi forma di interferenza straniera”.

Spettacolarmente, in corsivo, la chiosa finale: “Microsoft will not endorse a candidate or political party”.

Propaganda, disinformazione o manipolazione?

Mentre il report di Microsoft è piuttosto asciutto – se non addirittura scarno – colpisce il pathos con cui le testate giornalistiche hanno riportato la notizia, neanche ci fossero stati i carri armati russi in Alaska.

Questo significa che il blog di una delle più potenti multinazionali può generare una reazione a catena nel mondo dell’informazione senza riportare praticamente alcun fatto concreto: le presunte azioni iraniane non sono nemmeno descritte in modo chiaro, tantomeno provate.

L’idea che sia necessario restare vigili contro i tentativi di influenza estera, infine, sono una vera e propria chiamata alle armi, inviando un messaggio che suona più o meno così: i cattivi fanno questo e quest’altro, noi dobbiamo reagire sostenendo i candidati che gli altri non vogliono.

Per quanto Microsoft neghi endorsement a candidati o partiti, è fatto notorio che Bill Gates ha donato 50 milioni di dollari per la campagna elettorale di Kamala Harris.

La domanda è sempre la stessa: stiamo parlando di propaganda, disinformazione o manipolazione?

Ma soprattutto, da parte di chi?

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