Non si fa altro che parlare di intelligenza artificiale: robot che ci ruberanno il lavoro, chatbot che superano il test di Turing, auto che guidano da sole e droni che giocano alla guerra o a fare i postini volanti: pare di vivere il mondo immaginato da Asimov molti anni fa. Ora che ci viviamo in mezzo, però, ci rendiamo conto che l’intelligenza artificiale ogni tanto fa concorrenza alla più prosaica stupidità umana. Ecco dieci esempi.
Google Photos
Nel 2015 Google Photos aggiunse una funzione per etichettare automaticamente le foto in base al contenuto. Peccato che non riuscì a distinguere un afroamericano da un gorilla. Apriti cielo: Big G peggio del Ku Klux Klan!
Uomo o statua?
Google ha sviluppato anche un’innovativa tecnologia di sfocatura per non rendere riconoscibili i volti identificabili nelle immagini di Street View. Qualche tempo fa non riusciva nemmeno a riconoscere gli umani dalle statue. Un passo avanti rispetto alla storia dei gorilla.
Call to action…estreme
Nei miei corsi sul Web writing suggerisco sempre di mettere una call to action alla fine di ogni testo: così però mi pare definitiva, forse l’AI dovrebbe ingaggiare un’intelligenza traduttrice professionista.
Congratulazioni, Gino!
LinkedIn, come qualsiasi altro social, guadagna se rimaniamo all’interno dello piattaforma: per questo cerca di tirarci dentro ovunque siamo, per esempio inviandoci tonnellate di mail. Invia anche messaggi sugli anniversari lavorativi dei contatti. Una volta mi è arrivata una mail con scritto:
“Fai anche tu i complimenti a Gino che è da due anni nella posizione di: in cerca di lavoro”.
Forse avrei dovuto congratularmi per il reddito di cittadinanza.
Attenti al loop
Vogliamo parlare dell’errore ricorsivo? Attenzione al pericolo loop!
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Arma letame
Il robot aspirapolvere e la pupù del cane: un’arma… letame.
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Foto panoramiche dell’orrore
Vogliamo parlare delle foto panoramiche che rivelano presenze sataniche?
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Assistenti robotici troppo zelanti
Atsushi Nishiguchi è un uomo d’affari giapponese che qualche tempo fa prese alloggio presso l’hotel Henn-na di Sasebo, il primo interamente gestito da umanoidi. Ma passò una notte da incubo. L’uomo russava e la sua assistente robotica interpretava il ronfo come una domanda incomprensibile. L’androide continuava a chiedere all’ospite: “Ripeta la domanda per favore”. Alla fine l’umano risolse chiamando un altro umano, nella sede centrale.
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Alexa hot
Un bambino chiese ad Alexa di suonare la sua canzone preferita: “Digger, Digger”. Alexa capì tutt’altro: in risposta propose una stazione per il porno, aggiungendo le chiavi di ricerca pollastrella, amatoriale e ragazza sexy. Ecco il video:
La parabola di Tay
Nel 2016 Microsoft lanciò su Twitter il profilo di un bot con l’identità di una adolescente di nome Tay. Il software di AI avrebbe dovuto far evolvere il chatbot Tay sulla base delle interazioni con gli umani. Dopo alcune ore di interazione, con qualche troll e burlone, la personalità artificiale di Tay era diventata quella di una ninfomane nazista.
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