tecnologie forensi

Analisi delle tracce biologiche sulla scena del crimine: nuove tecniche e rischi



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Le nuove tecnologie permettono un’analisi tracce biologiche estremamente sensibile. Tuttavia, questo progresso introduce rischi significativi di contaminazione, che richiedono protocolli sempre più rigorosi e attenti nella gestione delle prove biologiche sulle scene del crimine

Pubblicato il 4 apr 2025

Domenico Marino

Università Degli Studi Mediterranea di Reggio Calabria



analisi delle tracce biologiche (1)

Le moderne tecniche di analisi delle tracce biologiche sulla scena del crimine stanno raggiungendo livelli di sensibilità mai visti prima, consentendo di rilevare e analizzare quantità minime di materiale biologico che fino a poco tempo fa sarebbero state invisibili o irrilevanti.

Questo avanzamento tecnologico rappresenta un grande passo avanti nelle indagini forensi, promettendo di portare alla luce elementi di prova cruciali in casi che in passato sarebbero rimasti irrisolti per mancanza di evidenze sufficienti. Tuttavia, l’aumento della sensibilità dei metodi analitici non è privo di rischi e complicazioni, soprattutto per quanto riguarda la gestione e l’interpretazione delle prove biologiche trovate sul luogo del reato.

Cosa sono le tracce biologiche e tecniche di analisi

Le tracce biologiche sono residui organici lasciati da un individuo su una superficie o un oggetto, come sangue, saliva, sudore, sperma, capelli o cellule epiteliali. Queste tracce vengono analizzate in ambito forense per identificare la presenza di DNA e risalire a un possibile soggetto coinvolto in un crimine.

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L’analisi si svolge attraverso diverse fasi: raccolta e conservazione del campione, estrazione del DNA, quantificazione, amplificazione tramite PCR (Reazione a Catena della Polimerasi) e, infine, il confronto del profilo genetico ottenuto con database o campioni di riferimento.

Tecnologie avanzate nell’analisi tracce biologiche

Negli ultimi decenni, le scienze forensi hanno beneficiato enormemente dei progressi nella biologia molecolare e nella chimica analitica. Tecniche come la Polymerase Chain Reaction (PCR), la PCR Real-Time e la Next-Generation Sequencing (NGS) hanno rivoluzionato il modo di approcciare le analisi delle tracce biologiche, permettendo l’identificazione genetica anche da singole cellule, frammenti minuscoli di pelle, capelli o saliva.

Questa capacità di rilevamento così sofisticata ha trasformato la scena del crimine in un luogo dove ogni minimo dettaglio biologico può essere decisivo per risalire all’identità di un sospettato o per scagionare una persona innocente. L’aumento della sensibilità delle analisi ha quindi offerto agli investigatori strumenti incredibilmente potenti per identificare rapidamente i responsabili di un reato.

Le nuove frontiere nell’analisi tracce biologiche

È ora possibile identificare con precisione tracce biologiche microscopiche lasciate dal semplice contatto di una mano su un oggetto, da un’impronta digitale quasi invisibile, o persino da una piccolissima goccia di sangue completamente diluita.

Questa evoluzione rappresenta una speranza concreta di giustizia per molte vittime e famiglie coinvolte in casi rimasti insoluti per mancanza di evidenze adeguate.

Il rischio di contaminazione nelle analisi tracce biologiche

Tuttavia, la stessa sensibilità che rende possibili simili risultati pone allo stesso tempo sfide significative agli esperti forensi e agli organi di giustizia. Una sensibilità troppo elevata rischia infatti di portare alla luce tracce biologiche che potrebbero non essere direttamente collegate al reato investigato, bensì frutto di contaminazioni accidentali avvenute prima, durante o dopo il crimine stesso.

La presenza di DNA estraneo può infatti derivare da numerose fonti casuali e banali, come il trasferimento di cellule epidermiche lasciate da persone estranee, che hanno incidentalmente toccato oggetti o superfici molto prima che il reato fosse commesso. L’introduzione di tecniche ad alta sensibilità, pur essendo uno strumento preziosissimo per la ricerca di prove decisive, richiede quindi un cambiamento sostanziale nella gestione delle scene del crimine.

Gli operatori devono adottare procedure sempre più rigorose per prevenire la contaminazione, assicurando protocolli più stringenti durante il sopralluogo, il prelievo, la conservazione e l’analisi delle tracce. L’uso di tute protettive, guanti monouso, mascherine, e strumenti sterilizzati, diventa fondamentale per evitare l’introduzione di elementi esterni che potrebbero inquinare le prove e compromettere la validità delle analisi.

Complessità interpretativa delle analisi tracce biologiche

Nonostante le precauzioni, però, rimane sempre presente il rischio di contaminazione ambientale, che risulta particolarmente rilevante in ambienti frequentati da molte persone, come luoghi pubblici o abitazioni private. In tali contesti, l’identificazione di tracce biologiche estremamente minute può essere facilmente mal interpretata, attribuendo erroneamente responsabilità a individui completamente estranei all’evento criminale.

Questo problema solleva importanti interrogativi sulla certezza probatoria del DNA e sull’opportunità di bilanciare adeguatamente l’elevata sensibilità analitica con il rischio di produrre “false tracce” investigative.

Inoltre, la stessa interpretazione delle tracce rinvenute diventa più complessa. Con una sensibilità così elevata, diviene più difficile stabilire se la presenza di tracce di DNA o altro materiale biologico sia frutto di un coinvolgimento diretto nel reato oppure il risultato di un trasferimento secondario casuale.

La differenziazione tra trasferimento primario (il contatto diretto dell’autore con un oggetto o la vittima) e trasferimento secondario (contatto indiretto mediato da altre persone o oggetti) diventa critica e richiede una valutazione rigorosa da parte degli esperti.

Questa situazione porta inevitabilmente a una maggiore complessità nelle aule giudiziarie, dove giudici, pubblici ministeri e avvocati difensori si trovano a discutere non solo sull’affidabilità della prova scientifica in sé, ma anche sul significato reale delle tracce rilevate. Il collegio giudicante stesso, chiamato a esprimere un verdetto, deve comprendere chiaramente i limiti e le potenzialità delle nuove tecniche investigative, evitando che l’elevata sensibilità possa portare a condanne ingiuste basate su tracce che potrebbero essere prive di reale significato penale.

Equilibrio tra sensibilità e affidabilità nelle analisi tracce biologiche

Il problema fondamentale risiede dunque nel delicato equilibrio tra sensibilità e specificità delle analisi biologiche. Se da un lato è essenziale continuare a sviluppare tecniche sempre più sensibili, in grado di sfruttare anche la più piccola traccia di evidenza, dall’altro è necessario assicurarsi che la stessa sensibilità non finisca per introdurre dubbi sulla validità della prova stessa. Aumentare la sensibilità analitica implica anche incrementare la precisione dei protocolli investigativi e la capacità interpretativa degli esperti, in modo da garantire una valutazione adeguata delle circostanze in cui la traccia è stata depositata.

La sfida futura consiste nel trovare un equilibrio ideale tra il progresso tecnico-scientifico e l’affidabilità delle prove, attraverso lo sviluppo di nuovi criteri interpretativi, procedure operative sempre più rigorose e una formazione approfondita degli esperti coinvolti nelle analisi forensi. Solo così sarà possibile sfruttare appieno il potenziale delle moderne tecniche di analisi delle tracce biologiche, evitando che l’aumento di sensibilità finisca per introdurre elementi di incertezza e indebolire, anziché rafforzare, l’efficacia delle indagini.

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