la guida

App per i bambini: quali sono le più usate e come capire se sono sicure

Il settore delle app per bambini e bambine in età da nido o scuola dell’infanzia rappresenta una sfida educativa e pedagogica, sia per le famiglie che per i docenti, dai quali ci si attendono competenze e conoscenze per la scelta giusta. Le più note, le più usate e le più sicure in base al sistema PEGI

Pubblicato il 10 Giu 2021

Carmelina Maurizio

Università degli Studi di Torino

social baby star

Sorprende e fa pensare quanto il mondo delle app sia in crescita in una fascia di età che pochi, se non gli addetti ai lavori, pensano possano esistere: parliamo delle app per bambini e bambine in età da nido o scuola dell’infanzia.

Queste app rivolte all’infanzia possono essere divise in alcune macroaree, rispetto all’uso, ai destinatari e alle caratteristiche di utilizzo. Da un lato vi sono risorse utili per la gestione della classe, per i contatti con le famiglie e per facilitare la comunicazione, dall’altro abbiamo quelle specifiche per poter essere usate proprio da bambine e bambini.

Come premessa vale ancora la pena ricordare che quelle che saranno qui prese in considerazione sono quelle più note e facilmente accessibili, tuttavia il panorama è sicuramente più ampio e inoltre, si cercherà di presentare soprattutto quelle gratuite, anche se le app a pagamento in questo settore hanno costi decisamente abbordabili[1].

Le app per bambini

Tra le app per i più piccoli vi sono diversi tipi di prodotti, che si differenziano in base al target e ai contenuti, in particolare se si tratta di giochi e/o risorse specifiche per una o più aree di apprendimento. Come anticipato, quelle che saranno qui brevemente illustrate rappresentano alcune tra le più note, usate e soprattutto sicure, tuttavia l’elenco potrebbe essere decisamente più lungo e sicuramente completo. L’obiettivo di questo contributo è quello di attirare l’attenzione su un settore che oggi rappresenta una sfida educativa e pedagogica, sia per le famiglie che per i docenti, dai quali ci si attendono competenze e conoscenze per la scelta giusta.

Gli sviluppatori di app hanno pensato bene di indirizzare i potenziali utenti, fornendo strumenti utili per scegliere, così, per esempio, su Play Store è possibile trovare le app, sotto la voce Family, già suddivise per età e per obiettivi, oltre alla loro popolarità, quindi al numero di quanti le hanno installate, e presentate da una scheda che ne illustra i contenuti in generale e spesso da un video clip che funge anche da tutorial.

La classificazione Pan European Games Instruction

Prima di proseguire, proponendo qualche esempio, soprattutto quando si parla della prima categoria che sarà presa in esame, quella diretta ai piccoli utenti, vale la pena rinfrescare la memoria o scoprire che cosa significa la sigla PEGI, che si trova solitamente nelle homepage di ogni app. È la sigla di Pan European Games Instruction, cioè un metodo usato su tutto il territorio europeo per classificare i videogiochi attraverso 5 categorie di età e otto corrispondenti descrizioni di contenuto. Google ha deciso di utilizzarla per categorizzare le app che si trovano nel suo Play Store. Va specificato che la classificazione non viene fatta direttamente dagli autori delle app, ma da alcune autorità di classificazione che decidono all’interno di quale categoria inserirla in base alle risposte del questionario che Google sottopone agli sviluppatori delle app al momento dell’inserimento della app stessa nel Play Store. La sigla PEGI è seguita da un numero, che ne identifica la idoneità all’uso da parte di un certo target. Così, per esempio, PEGI 3[2] identifica app e giochi ritenuti adatti a tutti i gruppi di età, che possono contenere violenza se inserita in un contesto comico (come quello che può esserci all’interno di un cartone animato come Tom&Jerry) e se il bambino non è portato ad associare i personaggi presenti sullo schermo a personaggi della vita reale, con la conseguenza che i personaggi devono essere totalmente di fantasia.

Per ottenere il PEGI3, inoltre, il gioco non deve contenere rumori o immagini che possano spaventare o impaurire i bambini piccoli, e non devono essere presenti espressioni volgari.

Si va poi al PEGI 7, ovvero app con giochi adatti ad un pubblico molto giovane, che possono contenere rumori o scene che potrebbero spaventare i bambini ad esempio alcuni contenuti come esplosioni o ruggiti, che però sono comunque contenuti di tipo fantastico non associabili a persone della vita reale o ad animali; segue il PEGI 12, che identifica giochi adatti ad un pubblico pre-adolescente, che presentano scene di violenza un po’ più esplicita ma rivolta solamente a personaggi di fantasia, episodi violenza invece verso persone o animali non sono di tipo esplicito. Possono esserci inoltre delle scene che mostrano del nudo più esplicito ma in ogni caso non legate all’attività sessuale, in fine possono esserci frasi e parole volgari nei dialoghi.

La categoria PEGI 18, identifica le app per i maggiorenni e si tratta di circa il 10% del totale.

Il sistema PEGI è utilizzato in più di 38 paesi europei ed è riconosciuto e supportato dalla Commissione Europea, che lo considera un modello di armonizzazione europea nell’ambio della tutela dei minori. In Italia, il sistema di classificazione PEGI è riconosciuto dalla Legge 14 novembre 2016, n. 220, recante “Disciplina del cinema e dell’audiovisivo”, e dal Regolamento AGCOM[3] (Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni) in materia di classificazione delle opere audiovisive destinate al web e dei videogiochi, approvato con delibera 358/19/CONS del 18 luglio 2019. Il sistema di classificazione AGCOM è obbligatorio per i videogiochi distribuiti in Italia che non siano già provvisti di classificazione PEGI. Anche il sistema AGCOM fornisce una classificazione dei contenuti dei videogiochi per fasce di età, avvalendosi di appositi bollini e di descrittori tematici che vengono mostrati nelle pagine prodotto dei portali di distribuzione digitale.

Tutte le classificazioni fin qui individuate non contengono alcun riferimento rispetto ai livelli di difficoltà di giochi e attività.

Le app più diffuse per i bambini

Veniamo ora a una breve e non esaustiva panoramica delle app più gettonate tra i bambini più piccoli.

YouTube Kids

È stata creata per offrire agli utenti più piccoli un ambiente più controllato, che possa essere esplorato dai bambini stessi in piena autonomia, in modo più semplice e divertente, ma che consenta anche ai genitori o a chi si occupa di loro di guidarli più agevolmente nel percorso graduale di scoperta di nuovi e appassionanti interessi.

Contabosco

È una applicazione che può essere usata da bambini a partire dai 3 anni, che in un bosco allegro e movimentato, incontrano alcuni animaletti, che porranno loro dei problemi matematici, per esempio quanti frutti o semi mangiare, quale tana è della misura giusta per lui, quante foglie ci sono sul ramo, quali sono i gruppi di elementi più pesanti e così via. La voce narrante interroga il bambino, conta ad alta voce mentre lui sposta con il dito i vari oggetti, lo stimola a pensare per tutta la durata del gioco. Vi sono, della stessa tipologia, Contamare e Contasavana.

Wonders

È un’applicazione che fa parte della libreria di giochi digitali di Art Stories, editore digitale italiano che da anni pubblica online prodotti per avvicinare i bambini all’arte, all’architettura e alla storia. Il target è quello dei bambini di età scolare, che possono diventare piccoli esploratori e a bordo di un aeroplano monoposto, partono alla scoperta dei siti artistici e naturali più belli del mondo. Sullo schermo appare infatti un planisfero e alcuni puntatori definiscono le tappe.

PicsArt for Kids

È un’app per i bambini che insegna loro a disegnare e dipingere. È colorata, include una varietà di modelli e un’opzione per salvare i disegni. Dipingere, colorare e imparare sono le principali attività proposte ai più piccoli, che possono anche trovarsi davanti una tela vuota o uno sfondo panoramico.

Gli animali di Pinocchio

È un Book-app ispirato dal fantastico mondo di Pinocchio di Carlo Collodi, attraverso la collezione di tutti i 25 animali presenti nella storia: dal Grillo alla Balena, ognuno di loro si racconta in rima alla fine di un divertente rompicapo che svela la filastrocca narrata dalla voce della Fata Turchina. Contiene oltre 70 ed è patrocinata dalla Fondazione Carlo Collodi. € 2,29 su appStore – € 3,49 su GooglePlay.

Artoo,

È un’app che intende spiegare l’arte ai bambini ed è parte di un progetto europeo – Ed.G.E., che ha l’obiettivo di promuovere le generazioni all’uguaglianza di genere, partendo dall’uguaglianza di genere.

Per saperne di più

Sono numerosi i siti, curati da gruppi di genitori e insegnanti, esperti in tecnologie, giornalisti dell’area educativa, che propongono liste descrittive e analitiche di app per i più piccoli e a conclusione di questa veloce esposizione ne segnaliamo alcuni, fonte di parte dei materiali usati sin qui.

7 app per bambini educative: tecnologia e apprendimento da 0 a 6 anni (mestieremamma.it)

Le 10 migliori app del 2018 per bambini e ragazzi – Mamamò (mamamo.it)

Artoo – l’arte raccontata ai bambini (milkbook.it)

Migliori app educative per bambini e ragazzi (0 – 18 anni) – CCM

  1. Sarà tema di un altro contributo la descrizione di applicazioni per la gestione della classe, da quelle per educatori e insegnanti di nido e scuola dell’infanzia, fino ai registri elettronici dalla primaria in avanti.
  2. Classificazione PEGI – Web Consapevole
  3. DELIBERA N (agcom.it)

Valuta la qualità di questo articolo

La tua opinione è importante per noi!

EU Stories - La coesione innova l'Italia

Tutti
Iniziative
Analisi
Iniziative
Parte la campagna di comunicazione COINS
Analisi
La politica di coesione europea: motore della transizione digitale in Italia
Politiche UE
Il dibattito sul futuro della Politica di Coesione
Mobilità Sostenibile
L’impatto dei fondi di coesione sul territorio: un’esperienza di monitoraggio civico
Iniziative
Digital transformation, l’Emilia-Romagna rilancia sulle comunità tematiche
Politche ue
Fondi Coesione 2021-27: la “capacitazione amministrativa” aiuta a spenderli bene
Finanziamenti
Da BEI e Banca Sella 200 milioni di euro per sostenere l’innovazione di PMI e Mid-cap italiane
Analisi
Politiche di coesione Ue, il bilancio: cosa ci dice la relazione 2024
Politiche UE
Innovazione locale con i fondi di coesione: progetti di successo in Italia
Iniziative
Parte la campagna di comunicazione COINS
Analisi
La politica di coesione europea: motore della transizione digitale in Italia
Politiche UE
Il dibattito sul futuro della Politica di Coesione
Mobilità Sostenibile
L’impatto dei fondi di coesione sul territorio: un’esperienza di monitoraggio civico
Iniziative
Digital transformation, l’Emilia-Romagna rilancia sulle comunità tematiche
Politche ue
Fondi Coesione 2021-27: la “capacitazione amministrativa” aiuta a spenderli bene
Finanziamenti
Da BEI e Banca Sella 200 milioni di euro per sostenere l’innovazione di PMI e Mid-cap italiane
Analisi
Politiche di coesione Ue, il bilancio: cosa ci dice la relazione 2024
Politiche UE
Innovazione locale con i fondi di coesione: progetti di successo in Italia

Articoli correlati