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Audiovideo: com’è cambiato con le tecnologie digitali

Contenuti ovunque in qualsiasi momento: il digitale ha spinto l’audiovideo verso la sfida della multicanalità. Cosa è cambiato negli ultimi decenni, perché il 4KDR fa la differenza

Pubblicato il 22 Dic 2021

Pierluigi Bernasconi

Presidente Univideo

videoregistrazione da remoto

Il mondo dell’audiovideo, insieme a tutti i contenuti artistici, culturali o di solo intrattenimento realizzati ed espressi dalle opere che lo rappresentano, ha avuto un’evoluzione importante grazie alle tecnologie digitali.

Tecnologie che ci permettono di accedere a tutti i tipi di contenuti, grazie a Internet e a ciò che consente la trasformazione in bit, in contenuti liquidi, che si possono veicolare attraverso tutti i canali e riconvertire in tutte le forme fisiche quando serve.

Streaming e coopetition: come sta cambiando il mercato televisivo

Non solo gli scienziati, ma anche gli artisti lo sanno da tempo: il celebre aforisma di Warhol, “Nel futuro ognuno sarà famoso per 15 minuti” presagiva già sul finire degli anni ‘60 quanto sarebbe accaduto. Anche se con una connotazione forse non del tutto positiva, implicitamente la frase esprime il concetto che tutto il mondo, potenzialmente nessuno escluso, ha accesso alle informazioni, ai contenuti.

L’associazione Univideo, che rappresenta il settore che una volta veniva chiamato “home video”, ha accolto con soddisfazione i recenti provvedimenti del Governo in tema di sostegno alla cultura, inclusa l’estensione e la stabilizzazione della cosiddetta “App 18” fino al 2023.

Investire sul binomio Giovani/Cultura è non solo meritorio, ma anche indispensabile: il concetto di “cultura”, nel nostro mondo in continua evoluzione, evolve anch’esso, spesso accompagnato e stimolato dagli strumenti tecnologici che hanno cambiato la vita di tutti in un continuum di cui oggi quasi non ci rendiamo conto.

Le tecnologie digitali permettono di fruire dei contenuti in qualsiasi momento e in qualsiasi luogo, e oggi tutto ciò viene dato quasi per scontato, ma a pensarci bene è stata una rivoluzione velocissima, che ci ha abituato a una velocità del cambiamento che forse mai ci saremmo pensati capaci di fare nostra.

Il web è arrivato per i comuni mortali agli inizi degli anni ‘90, in un mondo in cui televisione e cinema erano gli unici strumenti di fruizione dei film e dei documentari, ed anche se l’intrattenimento domestico, sempre solo ed esclusivamente attraverso “la televisione”, poteva beneficiare dei supporti fisici per vedere e rivedere a piacimento dei film attraverso le videocassette ed i videoregistratori, nessuno si sarebbe immaginato cosa sarebbe successo proprio grazie all’evoluzione della rete. In fondo, all’inizio neanche Bill Gates aveva creduto troppo ad Internet.

L’evoluzione digitale dell’industria musicale ed editoriale

Il settore artistico e culturale che per primo ha cominciato a cavalcare le tecnologie digitali è stato quello della musica, anche a dispetto delle case di produzione musicali: la trasformazione digitale musicale è stata controversa, giocata sul filo della legalità.

Inizialmente, negli anni ‘90, grazie alle piattaforme peer to peer si è passati dal possesso esclusivo di supporti fisici allo scambio dei file musicali: la musica è diventata liquida, anche se immagazzinata e riprodotta su device personali come il Minidisc Sony e, successivamente, il mitico iPod ed i vari MP3. Una vera e propria rivoluzione che colse impreparata l’industria musicale.

Industria che venne regolata a livello normativo, con non poche discussioni, e riportata in buona parte in seno alla legalità e gestita da grandi piattaforme internazionali con accordi di distribuzione, che, grazie alla rete, hanno totalmente rivoluzionato il settore e i processi di produzione e distribuzione dei contenuti musicali, a tutti i livelli.

Si è poi passati all’editoria, dove l’industria ha esercitato un maggior controllo sulla distribuzione dei contenuti, e nel quale i file digitali non hanno preso il sopravvento sull’intramontabile libro cartaceo, che ancora oggi mantiene in tutto il mondo la stragrande preferenza di scelta da parte dei lettori. Ciò anche a prescindere dall’indubbia praticità degli ebook e degli e-reader.

Certo è che nel settore editoriale la rete è diventata o sta diventando, a seconda dei Paesi, il principale veicolo di diffusione dei contenuti editoriali, ma, attenzione, anche in forma di libro fisico.

Audiovideo: la sfida della multicanalità

Per ultima, anche in funzione della “pesantezza digitale” dei suoi contenuti, è arrivato il mondo dell’audiovideo, dell’industria cinematografica.

L’evoluzione è stata avviata dalle grandi piattaforme, che hanno trasformato le trasmissioni via satellite o via cavo in diffusione attraverso la rete.

Apripista Youtube, che ha “educato” miliardi di utenti non solo a fruire, ma anche a produrre e diffondere contenuti video, coadiuvata dai device personali ne hanno aumentato a dismisura la fruibilità.

Il primo smartphone è arrivato solo nel gennaio del 2007, il primo tablet nell’aprile del 2010, entrambi grazie al genio di Steve Jobs: ancora pochi anni fa, quella che oggi per molti di noi è la cosiddetta “dieta mediatica”, fatta di momenti di fruizione supportati in qualsiasi situazione, era impensabile.

Questa disponibilità ha rivoluzionato il settore, creando quella multicanalità che si evolve giorno per giorno, attraverso tentativi di creare un equilibrio, molto dinamico per la verità, tra i vari canali: sala cinematografica, streaming in tutte le sue forme, classic home video, mobility. Ce n’è per tutti i gusti e per ogni situazione, considerando che la rete può arrivare quasi dappertutto.

Venendo però ai contenuti, al loro scopo che è intrattenere, regalando cultura ed emozioni e coinvolgendo al massimo lo spettatore, ecco che è doveroso sottolineare che, così come la sala cinematografica (purché tecnologicamente attrezzata) è un luogo dove la rappresentazione può trovare la sua massima espressione, così in casa il supporto fisico 4K HDR è il mezzo migliore per rivivere le esperienze cinematografiche più coinvolgenti.

E questo non perché le piattaforme non investano in tecnologia, ma, banalmente, perché la rete (soprattutto nel nostro Paese) non riesce per vari motivi a supportare il grande flusso di bit necessari ad una visione e ad un ascolto di grande qualità. E non sarà in grado di farlo ancora per un po’ di tempo.

Ed ecco che allora tutta la magia cercata e voluta dagli autori e dai protagonisti trova nel supporto fisico Blu-ray e Blu-ray 4K HDR e nella qualità degli impianti domestici attuali, il miglior mezzo per la sua rappresentazione a casa dei nostri film preferiti, possibilmente in buona compagnia.

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