Se una volta i bambini volevano fare gli astronauti prima e i calciatori poi, ora vogliono fare gli youtuber. Con la differenza che ora non devono aspettare di diventare adulti per farlo.
Questo fenomeno è dimostrato dalle statistiche pubblicate sul sito “Youtubers”: nella top 10 dei canali Youtube più seguiti al mondo, ve ne sono 6 dove i bambini sono i protagonisti.
Il fatto, però, che bambini e in generale minori possano creare giri d’affari milionari – e, come vedremo, succede – è una questione delicata con molte implicazioni a livello sociale.
È vero che nel mondo dello spettacolo sono da sempre presenti bambini, ma pretendere di affrontare questa nuova sfida usando vecchi paradigmi rischia di essere limitante e penalizzante.
YouTube offre un palcoscenico mondiale, ma è corretto farlo calcare a minori, che non potrebbero neanche essere iscritti alla piattaforma, per soddisfare le ambizioni dei genitori? E come cambia il rapporto educativo se a guadagnare, e anche tanto, sono i bambini e non più gli adulti?
Cominciamo, allora a fare una panoramica dei più famosi baby YouTuber, per capire di cosa stiamo parlando.
Chi sono le piccole-grandi star del web?
Anastasia Radzinskaya
Sicuramente la baby influencer che ha riscosso più popolarità nel mondo di YouTube è “Like Nastya” con protagonista Anastasia Radzinskaya, bambina di 6 anni nata in Russia, che è già seguita da 65,6 milioni di iscritti. Il canale venne aperto dalla famiglia quando Anastasia aveva 2 anni per far sì che parenti e amici potessero monitorare i suoi progressi, questo perché Anastasia è nata con una paresi cerebrale che secondo i medici non le avrebbe permesso di parlare. Man mano che il suo canale cresceva i genitori hanno saputo cogliere l’opportunità lasciando il lavoro e diventando manager della figlia, aprendo anche una compagnia per la gestione del suo successo. La costante crescita di popolarità li ha portati alla decisione di trasferirsi in Florida, dove avrebbero avuto più possibilità di collaborazioni.
Ryan
Altro importante personaggio del web è sicuramente Ryan, bambino di 9 anni, che sul suo canale YouTube “Ryan’s World” è riuscito a riunire 27,3 milioni di follower. Ryan si occupa per lo più di recensire giocattoli come Lego, Play-Doh e altri, avendo ottenuto diverse collaborazioni con moltissimi brand, riuscendo anche a lanciare sul mercato la propria linea di giocattoli e abbagliamento che è possibile trovare sia da Walmart che da Target. Nel 2017 è stata anche pensata una serie televisiva su Nickelodeon intitolata “Ryan’s Mystery Playdate” che vede protagonisti Ryan, i suoi genitori e due personaggi animati (Gus the Gummy Gator e Combo Panda). Ogni episodio mostra una serie di sfide tra i protagonisti, con diversi ospiti, e unboxing. Ad oggi conta tre stagioni.
Boram
Un altro importante caso di baby youtuber è sicuramente Boram, bambina coreana di 7 anni, che con i suoi due canali, gestiti dai genitori, ha costituito la Boram Family company totalizzando più di 41 milioni di follower e 16,1 miliardi di visualizzazioni. In uno dei due canali si occupa di vlog mentre nell’altro registra per lo più recensioni di giocattoli. A inizio 2019 attraverso gli introiti della bambina è stato comprato dai genitori un grattacielo nel quartiere di Gangnam, uno dei più esclusivi della capitale Seul.
Amelì TVIT
A differenza di quello che si può pensare, anche in Italia riscuotono molto successo i baby-youtuber. Prima fra tutti è “Amelì TVIT” con 3,71 milioni di iscritti. Il canale è stato aperto nel marzo 2016 quando la bambina aveva 2/3 anni e, ad oggi, ha totalizzato 1,3 miliardi di visualizzazioni. Amelì nei suoi video recensisce giocattoli, fa gameplay, canta, cucina e collabora con aziende come Netflix. Il video con più views sul suo canale è “gigante uovo di Pasqua mamma e Ameli aprono con martello” che ha raggiunto 193 milioni di views, pubblicato nel 2019. Oltre al canale YouTube ha anche un profilo Instagram e uno Spotify. A luglio di quest’anno è stato inoltre pubblicato il video musicale della sua canzone “Sanremo” che ha raggiunto, per ora, 15 milioni di visualizzazioni ed è stato premiato a settembre dal comune di Sanremo.
Silvia & Kids
Sempre più spesso, i giovani creators si approcciano al mondo del web emulando i genitori che già fanno parte di questa realtà. Questo è il caso del canale “Silvia & Kids” collegato al blog della madre “Cose da mamme”, e che vede come protagonisti Daniel e Alyssa, insieme appunto alla mamma Silvia, intenti a fare recensioni e video vlog. Il canale conta 1,08 milioni di followers e all’interno si trovano anche numerose collaborazioni con brand di vestiti, giocattoli e elettrodomestici. L’11 giugno 2020 viene pubblicato il loro libro intitolato “Gioca con noi”.
Il mondo di Lara
Allo stesso modo anche Lara (6 anni), figlia della nota influencer Chiara Paradisi, ha voluto aprire il proprio canale YouTube e quindi nell’aprile del 2018 è nato “Il mondo di Lara”. Il canale attualmente riunisce 144.000 iscritti e ha un totale di 5 milioni di visualizzazioni. Il video più popolare risale all’apertura del canale e ha totalizzato 1,5 milioni di views ed è intitolato “My morning routine di Lara / il mondo di Lara”. Già da prima la bambina era presente su YouTube attraverso il canale della madre tanto da diventarne la protagonista. Uno dei primi video di mamma Chiara è stato infatti un Q&A sulla sua esperienza di sedicenne incinta.
YouTube & bambini: opportunità e rischi
In questo grande scenario, YouTube si dimostra creatore di possibilità e realizzatore di aspirazioni, come poteva essere una volta la tv per i bambini che volevano fare gli attori. Ma allo stesso tempo può essere molto pericoloso, in quanto, i bambini su YouTube si confrontano con un ambiente non sempre costruttivo, dove spesso commenti poco piacevoli e dislike risultano essere demotivanti e destabilizzanti.
Per far fronte a questo, YouTube rilascia nel 2015 (in Italia dal 2019) l’app YouTube Kids. Lo scopo è quello di tutelare da contenuti inappropriati la fascia d’età più vulnerabile. L’applicazione è suddivisa in “Consigliati”, “Programmi”, “Impara”, “Esplora” e “Musica” ognuno con contenuti specifici per due diverse fasce d’età, prescolare (più incentrata su “creatività, giocosità, apprendimento ed esplorazione”) e scolare. Queste modalità si possono selezionare attraverso il parental control, a cui si accede tramite passcode personale del genitore. Tra le funzioni più interessanti ci sono: attivazione o disattivazione della modalità di ricerca, impostazione di un timer per limitare l’utilizzo dell’app e la possibilità di segnalare video, distinguendo tra audio o immagini non appropriate. Inoltre, nel 2017 si è deciso di realizzare una nuova interfaccia pensata per i più piccoli.
Interventi legislativi e sanzioni
Risale al 2000 il Children’s Online Privacy Protection Act (COPPA) della Federal Trade Commission, un’agenzia governativa statunitense che ha lo scopo di proteggere i consumatori americani, contenente una serie di norme poste a tutela della privacy degli utenti di internet minori di 13 anni. Lo scopo di questa legge è far sì che gli operatori commerciali di siti web e servizi online mettano i genitori dei bambini, che navigano in internet, in condizione di sapere quale dati vengono raccolti e di poter dare il consenso o meno alla raccolta. Essendo questa norma entrata in vigore nel 2000, non poteva comprendere al suo interno situazioni ed evoluzioni che si sono create negli anni, basti pensare che Facebook, Youtube e Instagram non erano ancora nati. Nel 2013 il COPPA viene aggiornato: inserendo normative che trattano temi come i cookies, allargando la lista dei dati sensibili che richiedono il consenso, implementando le norme che riguardano le terze parti, aggiornando alcune definizioni (altrimenti obsolete) e incentivando forme di autocontrollo da parte delle aziende.
Youtube e Google nel 2019 ricevono una sanzione di 170 milioni di dollari, cifra record ma non isolata. Già in precedenza alcune sentenze avevano costretto Google a pagare delle sanzioni milionarie. In risposta a queste sanzioni il 4 settembre dello stesso anno Youtube pubblica sul suo sito ufficiale una lettera aperta firmata dal CEO Susan Wojcicki. Rivolgendosi direttamente anche alla Federal Trade Commission, vengono annunciati alcuni cambiamenti nelle modalità di trattamento dei dati relativi ai contenuti indirizzati ai bambini “I dati che provengono da chiunque usufruisca di contenuti su Youtube destinati a bambini, verranno trattati come se provenissero da bambini, indipendentemente dall’età dell’utente […]. In questo tipo di contenuti smetteremo anche di fornire pubblicità personalizzate e alcune funzioni, come commenti e notifiche.”
Il 9 dicembre 2020 segue un’altra comunicazione ufficiale di Youtube su diversi punti salienti. Uno di queste è come si fa a stabilire quali contenuti siano destinati ai più piccoli e quali no; a volte infatti, contenuti che non mirano intenzionalmente a dei bambini sono privilegiati da quest’ultimi e viceversa. Youtube pur riconoscendo lo sforzo profuso dal FTC nel cercare di tracciare delle linee guida (anche attraverso un workshop pubblico al quale lo stesso Youtube ha partecipato) esorta quest’ultima a maggiore chiarezza. Questo anche alla luce del fatto che molti utenti di Youtube possiedono dei veri e propri business, e che quindi potrebbero essere danneggiati da questa normativa.
Youtuber e contesto socioculturale
Questa vicenda fa emergere diversi temi cruciali che riguardano il presente e il futuro della società. È innegabile la sempre maggiore rilevanza che entità non governative hanno a livello politico, economico e sociale. Colossi come Facebook, Google, Amazon non sono solo aziende, ma attori attivi che influenzano e vengono influenzati dalla società.
Il caso Youtube è esemplificativo, una piattaforma alimentata dagli utenti che a sua volta ha reso possibile la nascita di una nuova figura professionale: lo youtuber.
La controversia tra Youtube e la Federal Trade Commission denota una zona grigia normativa, dovuta al continuo cambiamento degli strumenti e della sempre più fitta interazione tra utenti, e soprattutto una necessità di dialogo tecnico e confronto su temi che troppo spesso vengono lasciati fuori dal dibattito pubblico e dai quadri normativi.
Un’altra grande questione riguarda le ripercussioni che questo utilizzo di YouTube può portare ai bambini. L’HuffPost ha trattato questo tema riportando le parole del sociologo Nicola Ferrigni che afferma: “Il nostro paese difficilmente ha creduto nella possibilità di produrre profitti ed economia dai più piccoli. Il giovane è un soggetto che deve essere sempre formato da chi ha più esperienza. In America ad esempio non è così: un conto è l’esperienza, un conto è credere in uno slancio”. Questa riflessione evidenzia come il contesto socioculturale influenzi l’interpretazione di questo nuovo ruolo che è il baby youtuber.
Nello stesso articolo viene interpellata la psicanalista Laura Pigozzi, che afferma di non condividere l’idea diffusa che vi sia una privazione dell’infanzia, asserendo che: “Non si rinuncia all’infanzia, ma a un piano di realtà. Bisogna fare i conti col fatto che non tutti i bambini sono uguali. Il genitore segue le inclinazioni del figlio”. Ciò che invece preoccupa la dottoressa è altro, che infatti continua: “Come si può configurare un rapporto educativo se l’onnipotenza si sposta dalla parte del bambino? I genitori dovranno dettare regole in una posizione di subalternità, dal momento che è lui a portare i soldi a casa. Penso che il denaro dia più alla testa ai genitori che al figlio, incapace di comprendere cosa siano 26 milioni di dollari. I genitori non sono i soggetti migliori per gestire il patrimonio di un bambino. Non perché non ne abbiano la legittimità, ma la preparazione: i soldi possono inebriare chiunque. Viene meno un piano di differenziazione della famiglia, che diventa la tua manager.” Esempi di questo tipo, infatti, sono presenti in diversi campi come lo sport e lo spettacolo.
Altro focus preoccupante è la possibilità che con il tempo ci possa essere un calo della popolarità e di fortuna, questo può essere causa di un forte trauma per una persona che fin da piccola è cresciuta con entrambi questi elementi fino a mettere in dubbio il proprio talento e le proprie capacità.
Conclusioni
Il fenomeno “baby youtubers” è complesso e articolato. Le sfide e le insidie che racchiude questo mondo sono diverse. Il rapido sviluppo tecnologico impone ai creator un continuo aggiornamento sia dei contenuti che degli strumenti che vengono utilizzati. Coloro che non riescono a tenere il passo rischiano di rimanere tagliati fuori, baby influencer inclusi, i quali se non adeguatamente affiancati potrebbero risentirne a livello psicologico. Riusciranno queste nuove figure professionali a trovare un equilibrio tra le opportunità e le minacce provenienti dalle piattaforme digitali?
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Questo articolo è stato scritto con la supervisione di Nicola Strizzolo, Docente di Comunicazione mobile e dei nuovi media
FONTI
https://bit.ly/3mKrs3X Comunicazione ufficiale FTC
https://bit.ly/2Lcrhkh Comunicazione FTC
https://bit.ly/37yA8nL Comunicazione FTC
https://bit.ly/39Vq3En Reclamo ufficiale FTC e US vs Youtube e Google
https://bit.ly/2VCfw8H Comunicazione ufficiale Youtube 04/09/2020
https://bit.ly/33JJ7RU Comunicazione ufficiale Youtube 09/12/2020
https://bit.ly/2VEi5XS Comunicazione ufficiale FTC
https://www.huffingtonpost.it/entry/a-5-anni-portano-milioni-a-casa-limpero-delle-baby-star-di-youtube-con-i-genitori-alla-loro-corte_it_5fb775e5c5b6c5acb06e7d51 articolo del Huffington Post in cui si fa riferimento alle possibili conseguenze sia per i rapporti genitori-figli, che dei bambini stessi nel corso del tempo