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Bambini col digitale, più danni o più vantaggi? Che fare

Una psicoterapeuta e una pedagogista raccontano come sfruttare i vantaggi della tecnologia nel’età evolutiva, ma evitandone i rischi

Pubblicato il 12 Gen 2018

Sara Luna Bruzzone

psicoterapeuta

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L’intrattenimento con i device moderni (smartphone, tablet, pc, console da gioco…) non è qualcosa da criminalizzare in sé e per sé, perché, come in tutte le cose, un utilizzo consapevole e appropriato, allontana dal rischio di dipendenza e isolamento. Ora infatti i bambini sono dei “nativi digitali”, cioè dalla nascita sono immersi in un mondo in cui non si può fare a meno della tecnologia. Bisogna quindi prendere atto di queste innovazioni e utilizzarle al meglio, sfruttando il risvolto educativo che hanno, pur consapevoli dei rischi in cui si può incorrere. Quello tra bambini e tecnologia non è quindi un rapporto necessariamente negativo, dipende dall’uso che si fa di questi strumenti. Bisogna offrire loro la possibilità di fare anche questa esperienza, ma, al contempo, dare loro dei limiti e confini precisi circa il tempo e l’utilizzo.

I bambini sono da subito attirati dalla tecnologia anche perché imitano i genitori nell’utilizzo di tali dispositivi. Per questo motivo è importantissimo che gli adulti affianchino costantemente i figli mentre giocano con tablet o smartphone evitando, innanzitutto, la navigazione libera in Internet. I genitori hanno il compito di controllare l’utilizzo che fanno i bambini degli apparecchi touch-screen per evitare sovraesposizioni che, a lungo andare, possono comportare difficoltà comportamentali e relazionali.

Studi dimostrano che un utilizzo eccessivo di tali oggetti può comportare: iperattività, disturbi del sonno, mancanza di concentrazione, disturbi dell’umore, della regolazione delle emozioni e allontanamento del bambino dai rapporti sociali a discapito delle sue capacità comunicative. Per gli adolescenti il rischio di isolamento è maggiore: nell’ultimo periodo si sta diffondendo infatti anche in Italia il fenomeno degli hikikomori, ragazzi, prevalentemente di sesso maschile, che rinunciano alla frequenza scolastica per dedicarsi esclusivamente alla realtà virtuale, confondendo il giorno con la notte. In questo modo perdono ogni tipo di contatto umano reale con i pari e la famiglia, soffrendo di depressione e facile irritabilità. Onde evitare di cadere in situazioni patologiche, invitiamo sempre le famiglie ad avere un buon dialogo con i figli, proponendo loro momenti di interazione sociali e scambi affettivi.

Dal punto di vista fisico, invece, sia nei bambini, sia negli adolescenti, si rileva un aumento dei disturbi visivi e di dolori alla schiena e al collo dovuti ad una postura scorretta. Dunque è fondamentale che il tempo dedicato sia limitato, che l’uso di Apps e giochi (adatti all’età) possa rappresentare un motivo di interazione tra il bambino e la figura genitoriale e che non venga utilizzato per “tenere buono” il bambino mentre mamma e papà fanno altro. Gli adulti – genitori, insegnanti, educatori – possono guidare i piccoli nelle scoperte del mondo digitale e nell’apprendimento di cose nuove, ma con consapevolezza e responsabilità. Fondamentale è la scelta delle Apps più adeguate all’età e che possano coinvolgere i bambini anche a livello educativo, senza renderli passivi davanti allo schermo.

Come si può facilmente osservare i bambini, anche piccolissimi, hanno una capacità di apprendimento intuitiva sorprendente. Tuttavia è necessario evitare eccessive stimolazioni perché a questa età i bambini hanno bisogno di momenti di tranquillità e magari anche di noia. Sembrerà un paradosso, ma è così: solo dai momenti di “vuoto”, nasce il pensiero e la creatività.

Non dimentichiamoci poi che questi oggetti hanno anche un costo non indifferente, aspetto che va spiegato al bambino, cogliendo l’occasione per trasmettere un messaggio importante sul valore del denaro.

Senza voler criticare le nuove tecnologie a tutti i costi, dobbiamo sempre tener presente questo aspetto: i bambini, soprattutto in età prescolare, hanno bisogno di scambi affettivi e relazionali concreti, unica vera modalità di apprendimento e di sviluppo sano. L’utilizzo di smartphone e tablet può arricchire e stimolare maggiormente l’esperienza di un bambino (in età prescolare può favorire, ad esempio, l’apprendimento dell’alfabeto, di alcuni vocaboli stranieri e può anche migliorare la coordinazione oculo-manuale), ma non potrà mai sostituire la relazione umana, fonte di crescita.

Tuttavia la tecnologia può aiutare in qualche modo bambini con bisogni speciali. Pensiamo ai bambini con ritardo mentale che devono stimolare alcuni aspetti cognitivi carenti: lavorare su di essi sotto forma di gioco è molto accattivante. Inoltre l’introduzione a scuola e a casa di pc e tablet ha anche contribuito notevolmente ad aiutare i bambini con DSA (Disturbi specifici dell’apprendimento) ad aggirare gli ostacoli insiti nella lettura, nell’ortografia, nella scrittura o nel calcolo, favorendo anche un miglioramento dell’autostima.

In casi invece di disabilità gravi, siamo a conoscenza di apps davvero “miracolose” che, ad esempio, hanno permesso a non vedenti dalla nascita di scoprire i colori o a bambini con importanti difficoltà comunicative di farsi capire e relazionarsi con l’ambiente circostante.

Per concludere, la tecnologia si può e si deve usare, ma, come tutte le cose, deve essere utilizzata con cognizione di causa, quindi in modo consapevole e responsabile. Ricordiamoci sempre che i bambini piccoli colgono e comprendono l’esempio concreto, piuttosto che tante parole. Quindi cerchiamo di offrire loro un esempio ‘giusto’ e coerente di come e quanto utilizzare gli strumenti tecnologici. Ad esempio, non ha senso dire ad un bambino o ad un ragazzo “Ora basta, spegni il cellulare!” quando poi noi adulti siamo i primi ad utilizzarlo h24, momento dei pasti incluso. A questo proposito, a tavola, invitiamo le famiglie a spegnere la TV e i telefoni, privilegiando la comunicazione e la condivisione della giornata.

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