Quando ero ragazzino e cercavo di fare ciò che facevano i ragazzi più grandi di me o scalpitavo perché volevo guidare l’auto prima del tempo, mia nonna soleva dire: “Ogni cosa a suo tempo, un tempo per ogni cosa”.
Analogamente oggi sul digitale, possiamo parlare di saper attendere il momento giusto per ricevere il primo smartphone, per iscriversi a un social network o giocare a un videogame non adeguato all’età.
Un’attesa, quella suggerita anche da pediatri e neuropsichiatri, che però viene quasi sempre annullata, complice un’educazione carente in primis sul versante genitori. Quali sono le conseguenze e come affiancare gli adulti nel difficile compito di arginare la smania da digitale che pervade i figli?
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Qual è l’età giusta per il primo approccio agli strumenti digitali
Recentemente sono stato invitato da Tele Pace per un’intervista con la brava giornalista Marina Zerman riguardante il mondo dei minori sul Web. Ho avuto occasione di condividere l’intervista insieme a uno dei nomi più importanti in Italia che si occupa di Neuropsichiatria Infantile e Adolescenziale presso l’Ospedale Bambin Gesù di Roma, il Professor Stefano Vicari. Ho ascoltato attentamente il suo intervento durante il quale è emerso chiaramente che oggi, problemi di salute mentale negli adulti derivano anche (meglio specificare non solo) da un cattivo uso della tecnologia già da piccoli. L’Accademia americana di Pediatria smartphone e tablet determinano una privazione delle ore di sonno, una delle principali concause di futuri eventuali problemi di salute psico-fisica in particolare stati di ansia e depressione (una recente ricerca Unicef conferma che quasi il 40% degli adolescenti soffre di ansia e depressione).
Passando su un piano diverso, legato all’utilizzo dei dati personali da parte dei pre-adolescenti/adolescenti, Guido Scorza, membro del Collegio Garante per la Protezione dei Dati Personali, da tempo afferma che il mondo di Internet non è un mondo adatto ai bambini in particolare per i contenuti che vengono veicolati, la pubblicità, l’accesso eccessivo ai dati personali degli stessi e le continue sollecitazioni all’interno in particolare del mondo dei videogames e dei social.
La Società Italiana di Pediatria, dal canto suo, ha emanato alcune linee guida indicando come rapportarsi con i figli già in tenera età in merito ai dispositivi digitali:
- No a smartphone e tablet prima dei due anni di età
- Dai 2 ai 5 anni il tempo limite giornaliero è di 1 ora
- Dai 5 agli 8 anni il tempo limite giornaliero è di 2 ore
- No a smartphone e tablet per almeno 1 ora prima di andare a dormire
- No a smartphone e tablet durante i pasti
Per quel che riguarda i social network (fra i più utilizzati Tik Tok e Instagram) l’età indicata è 13 anni con il controllo dei genitori sino a 14.
L’età del consenso al trattamento dei propri dati sul Web è fissata in 14 anni. Per poter attivare una propria casella di posta elettronica e un canale YouTube l’età è dunque 14 anni.
Circa i sistemi di messaggistica quello maggiormente utilizzato, anche fra i ragazzi, resta WhatsApp. L’età minima indicata sui Termini d’Uso della piattaforma di messaggistica istantanea più diffusa al mondo, per l’Europa è fissata in 16 anni.
Nel mondo dei videogames esiste un sistema PEGI che indica se quel videogioco è adatto o meno all’età di nostro figlio con l’indicazione del tipo di contenuto. L’età e i contenuti trasmessi dai videogames non sono indicati a caso ma selezionati da comitati appositamente predisposti. La classificazione in base all’età consiste in un sistema utilizzato per garantire che i contenuti di intrattenimento quali i giochi, ma anche film, programmi televisivi o applicazioni mobili, riportino un’etichetta chiara e una raccomandazione relativa all’età minima sulla base dei contenuti. La classificazione PEGI esamina l’idoneità di un gioco sulla base dell’età e non del livello di difficoltà. Un gioco PEGI 3 non contiene contenuti inadeguati, ma talvolta potrebbe risultare troppo complicato per i bambini più piccoli. Di converso, esistono giochi PEGI 18 estremamente facili, ma che contengono elementi che li rendono non idonei a un pubblico più giovane.
Le iniziative di sensibilizzazione
Il mese di febbraio è ogni anno il periodo dedicato primariamente alla sensibilizzazione e formazione all’interno delle scuole italiane circa tematiche quali l’educazione digitale, la cybersicurezza e la prevenzione rischi e pericoli della Rete in particolare sul mondo digitale attraversato dai minori. Il 7 febbraio di ogni anno si celebra infatti la giornata nazionale contro il bullismo e cyberbullismo mentre il secondo martedì di ogni febbraio la giornata internazionale per la sicurezza in Rete (Safer Internet Day).
In questo periodo ho avuto modo di incontrare, in presenze e/o online, ragazzi, genitori e insegnanti di alcuni istituti comprensivi presenti sul territorio nazionale. La percezione è che sicuramente la pandemia non ha agevolato in questi ultimi due anni, portando i genitori ad andare in deroga lasciando utilizzare i devices per lungo tempo andando in deroga in particolare sui tempi di utilizzo e sul tipo di risorse online/contenuti cui attingevano a partire dall’utilizzo di Videogames non adatti alla loro età.
Le preoccupazioni di genitori e insegnanti
Un dato che emerge è l’abbassamento di iscrizione ai social (già in quarta primaria bambini a 9 anni sono iscritti a Tik Tok).
Nella fascia di età 9-13 anni un buon 30% ha chattato almeno una volta sulle piattaforme videogames, sistemi di comunicazione o social almeno una volta con sconosciuti. Nel caso di ricezione e inoltro ad altri amici di immagini denigratorie nei confronti dei compagni, non sono consapevoli del fatto che ciò rientra fra i reati nella sfera del cyberbullismo additando la colpa solo al primo che ha pubblicato nel gruppo quell’immagine.
Alcune richieste da parte dei ragazzi, durante gli incontri formativi, mi hanno particolarmente colpito alcune fra le quali:
- “Quando torno a casa gioco sino a cena. Appena terminato di cenare riprendo fino a tarda sera. In base ai consigli che ci sta dando ho capito che forse ho un problema che si avvicina alla dipendenza. Come mi suggerisce di risolverlo?” (ragazzo quinta primaria)
- “Negli ultimi anni ho speso in oggetti virtuali sui videogames 2000 euro. Ora non gioco più in quanto i miei genitori mi hanno stoppato” (ragazzo 3^ media).
- Ho fatto riprese video e foto che ho postato su Tik Tok dove c’erano anche altre persone o bambini come me. Non sapevo fosse “violazione della privacy” pubblicarle senza la loro autorizzazione (ragazzina 5^ primaria – 10 anni)
- Mi hanno hackerato il profilo su Roblox e non so come recuperarlo
- Ma se i miei dati personali sono finiti sul Web come faccio a rimuoverli?
Sulle classi riferite alla scuola primaria (quarta e quinta) gli insegnanti si dicono preoccupati in relazione all’atteggiamento dei bambini circa il mondo dei videogames e l’utilizzo che ne fanno del social TikTok. Al termine di uno dei miei incontri una Maestra mi prende da parte e mi dice “Lo sa non appena termina la lezione la prima cosa che i bambini si chiedono l’uno con l’altro: a quale livello del videogioco sei arrivato?”. Per alcuni insegnanti un problema serio che i genitori devono affrontare è l’utilizzo dei videogiochi da parte dei bambini dopo l’ora di cena in molti casi fino a tarda sera. Molti, infatti, arrivano a scuola stanchi e svogliati proprio per le ore di sonno “disturbate” e/o ridotte rispetto a quello che dovrebbe essere.
Fra i genitori mi ha colpito una mamma con un figlio di 5 anni che, seguendo l’esempio di fratellini più grandi, giocava più ore al giorno e anche dopo cena a Roblox. Si è vista costretta a bloccarlo a causa di costanti incubi notturni che sono magicamente spariti una volta inibito l’utilizzo di questo videogioco.
I genitori l’anello debole dell’educazione al digitale
Personalmente ritengo che i genitori in generale, per quel che riguarda l’educazione sul digitale, ancora oggi restino l’anello debole. È fondamentale riprendere da parte loro quell’autorevolezza che si è persa soprattutto nel periodo iniziale della pandemia concedendo male e troppo l’utilizzo di questi strumenti nei modi e tempi sbagliati.
Mi è stata posta anche la domanda se ritengo si riuscirà a stabilizzare una situazione dove vede la maggior parte dei bambini/ragazzi di quella comunità piuttosto che un’altra utilizzano il digitale incuranti dei rischi e senza alcun controllo. Il modo classico per ottenere di accedere ai device in tenera età piuttosto che usare videogames PEGI 18 già a 10 anni è: “ma tutti i miei amici ce l’hanno e se non me l’ho permetti rimango isolato”. Importante una diffusione della cultura digitale e di una sana educazione digitale sui genitori già a partire dalla scuola dell’infanzia per arrivare col tempo a una situazione di questo tipo capovolta laddove si inseriscono i propri figli nel digitale nel modo e nei tempi corretti finalizzati a un sano sviluppo psico-fisico degli stessi.
Suggerimenti per i genitori
Di fatto oggi, la percentuale maggiore dei bambini/ragazzi, anticipa l’età che pediatri/neuropsichiatri indicano come la più indicata per approcciare al digitale. Importante da parte dei genitori sapere come cercare comunque di poter affiancare, monitorare e aggiungo, apportare i dovuti correttivi laddove non si è data la regola quando si doveva.
Ecco qualche strumento utile.
Parental Control (filtro famiglia)
Dal confronto con ragazzi e genitori emerge che, soprattutto laddove avvengono i primi incontri sui genitori per sensibilizzarli a un educazione digitale corretta, ancora un buon 40% medio di ragazzi non ha il sistema di Parental Control (esempio Family Link) configurato così come le restrizioni che impediscano ai bambini di finire su contenuti non adatti alla loro età, di poter chattare con soggetti conosciuti sulle piattaforme videogiochi/sistemi messaggistica/social, di poter scaricare qualunque tipo di applicazione o videogioco loro desiderino all’interno dei loro dispositivi personali.
Questo tipo di sistema dovrebbe essere attivato dal primo giorno in cui si decide di fornire un tablet o altro dispositivo tecnologico a nostro figlio. Piano piano poi gradualmente si arriverà a limitare le restrizioni imposte dal parental control fino a disattivarlo indicativamente a 14 anni.
TikTok / Instagram
La regola dei 13 anni per l’iscrizione venga fatta rispettare. Insegnare ai nostri figli il valore dell’onestà: indicando una data di nascita errata significa mentire ed essere disonesti con i gestori di quella piattaforma. Laddove ormai sono già iscritti quantomeno seguire alcune indicazioni importanti, quali: collegamento familiare su TIK TOK, e profilo rigorosamente privato e follower conosciuti solo nella vita reale per entrambi i social. Configurare il profilo con una password efficace attivando la verifica in due passaggi con APP (2FA) per evitare i furti d’identità. Affiancamento e monitoraggio dei genitori costante.
Netflix/Amazon Prime
Il 60% dei bambini di 9/10 anni è su queste piattaforme di video on demand. Solo una parte di loro ha l’account configurato correttamente per evitare la visione di serie o film non adatti alla loro età (es. Squid Game).
Da anni ormai lo smartphone è diventato il regalo della cresima. Ciò significa che a 10 anni molti ragazzini preadolescenti hanno già WhatsApp installato con almeno 2-3 gruppi ai quali sono iscritti.
Importante attivare da subito la funzione “web.whatsapp.com” sullo smartphone del figlio per verificarne costantemente i contenuti in particolare all’interno dei gruppi cui sono collegati.
Mai attivare ciò facendolo di nascosto ma chiarire da subito che fornire questo importante strumento di comunicazione a un’età prematura (10/12 anni anziché 16) deve prevedere il controllo di papà/mamma i quali hanno il dovere di tutelare il proprio figlio a partire dall’utilizzo di dispositivi che li mettono in contatto potenzialmente con il mondo intero iscritto a questa piattaforma.
Per tutti attivare la funzione “verifica in due passaggi” che li protegge da eventuali furti d’identità e impostare come foto profilo una foto di fantasia e non la propria.
YouTube
Esiste una funzionalità su YouTube che consente di evitare ai ragazzi di seguire youtubers blasfemi con contenuti inappropriati che è la “Modalità con Restrizioni”.
Molti genitori ancora oggi non l’hanno attivata consentendo dunque a bambini piccoli di ascoltare questi youtubers piuttosto che accedere a video con contenuti non adatti alla loro età.
Ottimo sarebbe da subito configurare “Google Family Link” che prevede anche questo tipo di configurazione sui dispositivi del figlio. A disposizione di tutti i genitori l’utilissima guida SIR 2.0 – Sistema di identiificazione del rischio per scegliere gli Youtuber più adatti all’età dei figli creata dalla Fondazione Carolina.
Videogames
Iniziamo col far rispettare le età indicate su ogni singolo videogame con il quale nostro figlio gioca. Dunque, da subito impediamo gli acquisti in-app e impediamo di chattare con sconosciuti.
Chat che consentono l’anonimato
Sui bambini il fenomeno delle chat che consentono di scrivere in anonimato non è ancora fortunatamente diffuso. Alle medie lo è abbastanza. Se aggredire/deridere/denigrare in chat nonostante la persona sia identificata/identificabile è più facile rispetto a farlo di persona in quanto calano le “remore morali”, con l’anonimato ciò è accentuato appunto dal fatto che non si riesce a capire da chi parte quel messaggio. Menziono alcuni social anonimi che consentono quanto sopra esposto: Tellonym, Omegle, Connect2.me.
Conclusioni
Incontri formativi e di sensibilizzazione sulle tematiche legate al mondo digitale oggi più che mai devono essere seguiti dai genitori. Nelle scuole pian piano si inserisce la tematica della cittadinanza digitale che significa che gli insegnanti durante l’anno hanno ore a disposizione durante le quali, con l’ausilio di schede didattiche, video e presentazioni, portano contenuti di qualità riferiti all’uso sano e consapevole del mondo digitale.
Quando le scuole organizzano incontri con queste tematiche ritengo che per i genitori sia un dovere partecipare, soprattutto per coloro che non hanno le competenze per proteggere loro e la loro famiglia.
Nelle scuole dove vengo chiamato ormai da qualche anno a questa parte il numero dei partecipanti inizialmente basso, è salito a numeri decisamente alti arrivando a quasi un centinaio di genitori per le sole classi quarte e quinte primaria. Ricordo il primo anno in alcune realtà in particolare si faticava ad arrivare a una presenza di 20 genitori su scuole di 1400 alunni.
Per evitare problemi agli adulti di domani, come genitori iniziamo a pubblicare meno i dati personali dei nostri figli e a tenerci aggiornati circa il miglior modus operandi possibile da un punto di vista educativo non solo nella vita reale ma anche nel digitale. L’esempio genitoriale del digitale resta un punto fermo importante così come l’affiancamento nell’utilizzo dello stesso.
I moderni dispositivi digitali non debbono essere o diventare le babysitter virtuali dei nostri figli. Non vivendoli, mentre sono isolati sul digitale, lasciamo che cerchino sempre più la vicinanza di youtuber o influencer che poi diventano nel corso degli anni un loro punto di riferimento per andare a colmare i vuoti lasciati dai genitori.