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Bandi PNRR, ai Comuni non servono solo soldi: competenze e modelli operativi necessari

I bandi per l’adozione di CIE/SPID, PagoPa e AppIO sono una sfida che i Comuni rischiano di perdere se agli interventi volti a finanziare progettualità non si affianca un’attenzione più decisa verso le competenze, la governance e l’omogeneità di organizzazione delle diverse amministrazioni. Ecco come

Pubblicato il 10 Giu 2022

Paolino Madotto

manager esperto di innovazione, blogger e autore del podcast Radio Innovazione

identità digitale

I bandi recentemente emessi dal Ministero per l’innovazione tecnologica e la transizione digitale degli enti locali e focalizzati sull’adozione del modello SPID/CIE, PagoPa e AppIO rappresentano una sfida, soprattutto per la carenza di risorse professionali presenti nelle PA.

Potrebbero tuttavia rappresentare anche un’opportunità importante, proprio per spingere gli enti a dotarsi delle professionalità necessarie a guidare la spinta alla digitalizzazione e a ripensare le modalità operative di gestione e governo nel medio termine.

Bandi PNRR per digitalizzare i Comuni, i dieci concetti fondamentali per capire gli avvisi

Cosa finanziano i bandi

Le amministrazioni possono chiedere dei finanziamenti spendibili per integrare i propri servizi con le piattaforme nazionali.

In particolare, gli avvisi emessi fanno riferimento a:

Identità digitale

“Il Dipartimento per la trasformazione digitale mette a disposizione ulteriori 30 milioni per la diffusione dell’identità digitale (SPID/CIE). A questo avviso possono fare domanda tutte le Pubbliche Amministrazioni, ad eccezione dei Comuni, per cui è già stato pubblicato un avviso specifico, e le Scuole, per cui fa riferimento il programma Scuola digitale 2022-2026. Nello specifico potranno candidarsi: ASL, Enti Regionali, Università, PA Centrali, Province e Istituti di ricerca e di alta formazione artistica, musicale e coreutica (AFAM)“.

PagoPA e app IO (nelle pubbliche amministrazioni)

“Anche per la misura 1.4.3 sono previsti ulteriori fondi. La misura punta ad accelerare l’adozione di pagoPA, la piattaforma digitale per i pagamenti verso le Pubbliche Amministrazioni, e dell’app IO quale principale punto di contatto tra Enti e cittadini per la fruizione dei servizi pubblici digitali“.

PagoPA e appIO (ASL, enti regionali, università)

“I due nuovi avvisi hanno come beneficiari: ASL, Enti Regionali, Università, istituti di ricerca e di alta formazione artistica, musicale e coreutica (AFAM). L’avviso per pagoPA ha un fondo di 80 milioni, mentre quello di app IO di 35 milioni“.

Sta ora alle amministrazioni partecipare al bando per farsi finanziare le iniziative.

Gli ostacoli e le opportunità dei bandi

Come dimostrano le numerose iniziative che fanno fatica a trovare interlocutori nelle amministrazioni, in particolare locali, sembra abbastanza complicato che queste iniziative possano diventare pienamente operative. D’altra parte, con i tempi stretti e gli obiettivi da raggiungere è difficile ipotizzare modelli diversi.

Sicuramente bisognerebbe fare tesoro di questo momento per spingere affinché nella PA possano entrare figure professionali elevate in grado di guidare la digitalizzazione. Per fare questo è necessario adeguare le retribuzioni a quelle del mondo privato delle figure operative, oltre a quelle manageriali che già hanno visto negli anni un parziale adeguamento e strutturare meglio le strutture centrali preposte.

Superare le forti disomogeneità

Oggi ci troviamo di fronte ad una forte disomogenità tra amministrazione e amministrazione, sia dal punto di vista delle modalità organizzative che delle competenze mentre il cittadino ormai si aspetta lo stesso livello di servizio indipendentemente se si interfaccia con il comune di montagna o di una città metropolitana.

Un pool di competenze centrali a supporto dei piccoli enti

Per ottenere uno standard comune di servizio è necessario che i modelli operativi siano gli stessi, le applicazioni a supporto siano le stesse o almeno simili, le competenze siano disponibili a tutte le amministrazioni.

È evidente che non è possibile fornire anche alle amministrazioni più piccole competenze elevate tramite assunzione, da questo punto di vista sarebbe necessario costituire un pool di competenze tecniche operative centrali che siano in grado di intervenire e supportare anche le amministrazioni più piccole, che siano in grado di costruire una governance dei dati, delle applicazioni e dei processi e della cybersecurity centrale in modo che tutte possano operare nello stesso modo.

L’utilizzo del mercato per la realizzazione è parte fondamentale, anche in un’ottica di creare una domanda in grado di rinvigorire le aziende ICT, ma questo deve accompagnarsi dalla diffusa capacità di governare ciò che viene fatto e come viene fatto.

Emanare le direttive è fondamentale ma non sufficiente, rischiano di essere una sorta di “grida manzoniane” che non trovano riscontro all’atto pratico. Oltre al risultato di interfacciare le amministrazioni a PagoPA o alla CIE, che già è risultato importante, è necessario che le amministrazioni siano in grado di acquisire dei software in grado di gestire l’intero loro ciclo di vita, che siano documentanti in modo unitario (anche per non cadere in lock-in), di avere delle modalità operative che siano in grado di tenere il debito tecnico a livello accettabile nel tempo, nonché programmare negli anni il rinnovo e la dismissione del portafoglio applicativo.

Ripensare le modalità operative di gestione nel medio termine

Su questo tema c’è ancora molto da fare, le urgenze del PNRR non aiutano a fare ordine (anche se sono una manna dal cielo in termini di ripresa economica), tuttavia la PA dovrebbe quanto prima ripensare il suo schema di digitalizzazione non solo con azioni a breve o progetti ma anche nelle modalità operative di gestione e governo nel medio termine.

Un modello che meriterebbe l’attenzione delle forze politiche con il coinvolgimento di governo e opposizione per evitare ciò che normalmente accade che con il cambio di maggioranza cambino anche le strategie e le modalità operative. In. Parte ciò è naturale nel gioco democratico ma in un mondo sempre più digitalizzato e reso complesso dall’evoluzione tecnologica è necessario che si disponga di meccanismi di governo adeguati in grado di aiutare la PA a convivere e gestire bene questi cambiamenti.

È dunque auspicabile che agli interventi necessari volti a finanziare progettualità delle amministrazioni si ponga quanto prima in essere un nuovo approccio alla digitalizzazione attraverso una attenzione più decisa verso la governance e la omogeneità di organizzazione delle diverse amministrazioni. Un lavoro che richiede meno ingegneristica e più capacità di organizzare e pensare in modo complessivo integrando le componenti tecniche con l’organizzazione e il modello di servizio della PA del futuro.

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