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PD: IA e neurotecnologie, serve un’autorità ad hoc



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Mentre la tecnologia sfuma i confini tra mente e macchina, si propone un’Autorità indipendente per governare questa rivoluzione. L’obiettivo: tutelare diritti umani e valori democratici rispettando le normative europee

Pubblicato il 12 nov 2024

Marco Bani

Responsabile Relazioni Istituzionali, Formazione, Digitalizzazione Gruppo Partito Democratico – IDP



ia e neurotecnologie (1)

Di fronte alla rivoluzione tecnologica in atto, l’Italia non può permettersi di navigare a vista. Serve una guida esperta e imparziale: un’Autorità indipendente che governi lo sviluppo di AI e neurotecnologie nell’interesse dei cittadini.

IA e neurotecnologie: governare i rischi per guidare lo sviluppo

La tecnologia è infatti il più potente motore di cambiamento della società moderna. Plasma il lavoro, arricchisce la nostra quotidianità e solleva grandi domande su cosa significhi essere umani. Se utilizzata con saggezza, l’intelligenza artificiale e le neurotecnologie promettono un futuro in cui la produttività aumenta, la qualità della vita migliora e il progresso è al servizio di tutti. Ma come tutte le grandi forze, devono essere governate con cura: il rischio è che la promessa del progresso diventi l’anticamera di nuovi meccanismi di controllo e di manipolazione.

Le recenti scoperte rendono il legame mente-macchina sempre più reale, con la possibilità di controllare dispositivi tramite il pensiero, superare barriere fisiche e analizzare grandi quantità di dati grazie all’intelligenza artificiale. Questa fusione tra mente e tecnologia promette un miglioramento concreto della qualità della vita, ma richiede anche un’attenta riflessione etica e regolamentazioni adeguate per prevenire abusi, cercando il giusto equilibrio tra innovazione e protezione.

IA, neurotecnologie e comprensione delle malattie

Neurotecnologie e intelligenza artificiale forniscono strumenti preziosi per osservare in tempo reale l’attività cerebrale, migliorando la comprensione di malattie come Alzheimer, autismo e sclerosi multipla, e permettendo studi su processi complessi come la coscienza e le emozioni. Applicazioni per ripristinare la mobilità di pazienti paralizzati o migliorare deficit sensoriali sono già in fase di studio, ma questi progressi pongono anche sfide per la privacy, l’integrità personale e il controllo. Le interfacce mente-macchina potrebbero tracciare e decodificare i pensieri a fini commerciali, o essere usate per monitorare la produttività dei lavoratori, violando la loro privacy. Dispositivi per il trattamento del Parkinson, se riprogrammati, potrebbero influenzare emozioni e comportamenti non a scopo terapeutico. Inoltre, l’accessibilità a queste tecnologie avanzate rischia di creare nuove disuguaglianze sociali, poiché chi può permettersi miglioramenti cognitivi avrebbe un vantaggio competitivo sul mercato del lavoro.

La proposta di un’Autorità nazionale indipendente per l’IA e le neurotecnologie

Se neurotecnologie e intelligenza artificiale modelleranno il futuro della società, è essenziale che un ente indipendente ne garantisca una gestione etica, come avviene già per la privacy e la corruzione. Solo così si possono tutelare i diritti dei cittadini, evitando pressioni politiche e assicurando stabilità e autonomia, come previsto da normative e accordi internazionali.

Per questo abbiamo proposto di istituire un’Autorità nazionale indipendente per l’Intelligenza Artificiale e le Neurotecnologie, che tuteli diritti umani e valori democratici rispettando le normative europee. Collaborando con la Rete per i Diritti Umani digitali, questa proposta mira a creare un ecosistema favorevole all’innovazione, senza ostacolarne lo sviluppo. La nostra visione non è solo di creare un’autorità indipendente che assicuri l’adozione di norme a tutela dei cittadini, ma anche di offrire un punto di riferimento unico per cittadini, imprese e startup, facilitando il dialogo con il mondo economico e imprenditoriale. La tecnologia, forza motrice del cambiamento economico e sociale degli ultimi 20 anni, richiede un approccio coordinato.

Competitività Ue: l’allerta dei rapporti Letta e Draghi

Come indicano i rapporti Letta e Draghi, l’Europa perde competitività rispetto a Stati Uniti e Cina non per la presenza di regole, ma per la frammentazione normativa. Non proponiamo una deregolamentazione che ignori i diritti, ma una regolamentazione uniforme, gestita da un’autorità dotata di competenze multidisciplinari che comprenda a fondo le tecnologie e i settori che queste influenzano. Questa Autorità sarebbe in grado di rispondere rapidamente agli stakeholder e di coordinarsi con altre istituzioni come le autorità per la concorrenza e la privacy, AGCOM e agenzie come AgID, ACN, AIFA e AGENAS, oltre a dipartimenti governativi ed enti locali. L’obiettivo è fornire un’unica interfaccia che dia risposte chiare e rapide alle esigenze di compliance di cittadini e aziende nell’ambito dell’intelligenza artificiale e delle neurotecnologie.

Le iniziative per semplificare e rilanciare le politiche tecnologiche è una nostra priorità

Semplificare e rilanciare le politiche tecnologiche è una nostra priorità. Negli ultimi due anni, abbiamo presentato diverse proposte volte a fornire risposte concrete: un monitoraggio annuale delle politiche digitali, il rilancio delle startup, il rafforzamento della cybersecurity, investimenti in formazione e innovazione, e la promozione del quantum computing, che potrebbe rappresentare la prossima grande rivoluzione.

Per quanto riguarda l’intelligenza artificiale, abbiamo già depositato in Senato un disegno di legge che intende dare un forte impulso allo sviluppo etico e responsabile di questa tecnologia, proponendo un “fondo per l’intelligenza naturale”, ovvero iniziative e risorse per sostenere nuove competenze nel settore pubblico e privato, offrire soluzioni ai deepfake e supportare la creazione di brevetti italiani.

La risposta del Governo

Purtroppo, il Governo e la maggioranza hanno scelto di non confrontarsi su nessuna delle nostre proposte, rifugiandosi dietro discorsi che ricordano molto il “tech-washing”, ossia parlare molto di tecnologia senza intraprendere azioni concrete. Se facessimo un esame attento, potremmo vedere le discrepanze tra le dichiarazioni ambiziose e l’attuazione pratica, mettendo in luce come l’approccio attuale possa non solo rallentare il progresso dell’Italia, ma anche amplificare le disuguaglianze esistenti e ostacolare l’innovazione.

Tracciare una direzione consapevole allo sviluppo delle tecnologie

Non possiamo prevedere il futuro delle tecnologie emergenti, ma possiamo tracciarne una direzione consapevole. Vogliamo un domani in cui le tecnologie rispondano a grandi sfide e migliorino la vita quotidiana, ma senza ignorare i rischi di errori o malfunzionamenti. È cruciale convincere la società del valore di queste innovazioni, per fare in modo che aiutino le persone a diventare la versione migliore di sé. Dobbiamo ripensare il modo in cui parliamo di regolamentazione, facendone un racconto interessante e legato a uno sviluppo tecnologico che promuova empowerment, accessibilità e soluzioni ai piccoli e grandi problemi della società.

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