Premetto che stiamo commentando un testo emendato in Commissione, ma ancora passibile di modifiche nel corso dell’approvazione in Aula. Esaminandolo sotto il profilo dell’innovazione e del digitale si possono registrare significativi progressi, anche se a volte lascia eccessiva discrezionalità agli organi incaricati dell’attuazione con criteri non sempre definiti in maniera precisa.
Senz’altro positivo è l’accento posto sulla formazione obbligatoria. A questo proposito registro con soddisfazione che in ambito digitale la formazione viene riempita di contenuti in una logica di costruzione delle competenze. La formazione dei docenti era inizialmente finalizzata a una generica “innovazione didattica” che lasciava presupporre un uso meramente strumentale del digitale; ora invece la finalità si è ampliata allo “sviluppo della cultura digitale per l’insegnamento, l’apprendimento e la formazione delle competenze lavorative, cognitive e sociali degli studenti così come previsto dalla Raccomandazione del Parlamento Europeo”.
D’altra parte lo stesso art. 5 parte dal digitale come strumento privilegiato di una didattica per competenze, come richiesto a gran voce da tutti i soggetti interessati a una vera innovazione didattica. In questo modo il Piano nazionale scuola digitale non risulta più sbilanciato sul perseguimento delle competenze digitali, ma in un’ottica di sviluppo delle competenze personali all’interno di un percorso scolastico organico.
Mi sembrano passi in avanti rilevanti, tanto più che l’art. 3 prevede che il dirigente scolastico “può individuare percorsi formativi e iniziative dirette a garantire un maggiore coinvolgimento degli studenti, nonché una valorizzazione del merito scolastico e dei talenti” e che nell’ambito dell’esame di Stato conclusivo la commissione deve tenere conto del curriculum dello studente. Questo curriculum deve essere inserito nel Portale unico della scuola “anche includendo la mappatura di curriculum ai fini di una trasparente lettura della progettazione e della valutazione per competenze”. Così il cerchio si chiude con il riferimento a strumenti che possano favorire la governance nell’ottica di una lettura trasparente della progettazione e della valutazione per competenze.
Si tratta di tasselli importanti per una proposta didattica innovativa. Senz’altro però l’accento sulla valorizzazione delle migliori esperienze di innovazione in carico a una rete nazionale di centri di ricerca e formazione rimane troppo generica e senza un percorso definito. E il fatto che le istituzioni scolastiche “individuano” docenti cui affidare il coordinamento delle attività del Piano nazionale scuola digitale non è molto stringente. Come ben sappiamo le attività per la creazione di una scuola digitale sono tante e il cammino verso la trasformazione incontra molti ostacoli, anche di natura culturale: la presenza di un coordinatore è senz’altro garanzia di impegno per la trasformazione a fronte di un chiaro progetto organico e condiviso.
Da qui bisogna partire per costruire una didattica innovativa.