Ci prova l’Italia a rilanciare i beni culturali con l’innovazione digitale. Fioccano tante iniziative avviate in tutta Italia. Belle sperimentazioni, ma tali restano: l’innovazione applicata ai Beni culturali italiani va a rilento. Ed è una grossa opportunità persa per il sistema Paese, dove il turismo dopo il covid-19 avrebbe davvero bisogno di questa carta per riprendersi.
Tecnologie immersive per i siti romani
Tra gli esempi più interessanti dell’ultimo periodo, lo spot Tim che ha finanziato, con il Comune di Roma, il restauro del Mausoleo Augusteo di Roma.
Lo spot vede come protagonisti il Maestro Riccardo Muti che col proprio racconto accompagna una giovanissima visitatrice del Mausoleo di Augusto in un viaggio immersivo negli spazi del sito, reso possibile dalle potenzialità delle tecnologie di realtà virtuale e 5G. Non sappiamo se queste tecnologie saranno disponibili per vedere il Mausoleo com’era, ma lo spot almeno serve a raccontare la possibilità, il connubio tra arte e tecnologia.
L’apertura del Mausoleo segue altri tre importanti progetti di introduzione di esperienze multimediali innovative in alcuni dei monumenti più importanti di Roma: “Viaggi nell’antica Roma” presso il Foro di Augusto e il Foro Di Cesare, “L’Ara com’era” (ospitato presso l’Ara Pacis dal 2016 allo scorso 31 dicembre) e “Circo Massimo Experience”, presso il Circo Massimo.
Il primo, “Viaggi nell’antica Roma”, è oramai un appuntamento fisso dell’estate romana: i visitatori del Foro di Augusto e del Foro di Cesare, armati di apposito ricevitore con cuffie e accompagnati dalla voce narrante di Piero Angela, assistono a magnifici filmati e ricostruzioni in videomapping, proiettati direttamente sulle superfici del siti, che mostrano i luoghi così come si presentavano all’epoca, assistendo a una rappresentazione che – come riportano gli stessi visitatori in diverse recensioni online – riesce a coniugare emozione, ricchezza di informazioni e grande rigore storico e scientifico.
Il progetto “L’Ara com’era” ha visto combinare diverse tecnologie all’interno dello spazio espositivo dell’Ara Pacis, proponendo un’esperienza di Augmented Reality (Realtà Aumentata) e di Virtual Reality (Realtà Virtuale) unica nel suo genere. Attraverso particolari visori per la Realtà Aumentata e la fotocamera dei device in essi inseriti, elementi virtuali ed elementi reali si fondono direttamente nel campo visivo dei visitatori che si ritrovano immersi in un ambiente a 360°, dove ammirare l’Ara Pacis nei suoi colori originali e assistere a scene di vita della Roma imperiale grazie alla combinazione di riprese cinematografiche dal vivo, ricostruzioni in 3D e computer grafica.
La particolare tecnologia utilizzata effettuava un tracking 3D in tempo reale degli elementi tridimensionali dei bassorilievi e delle sculture, permettendo l’ancoraggio degli oggetti virtuali agli oggetti reali, contribuendo a efficacia, immersività e senso di magia dell’intera esperienza.
AR e VR per viaggiare nel tempo
Su questa linea si inserisce “Circo Maximo Experience”: anche in questo caso, la combinazione di tecnologiche per la realtà aumentata (AR) e virtuale (VR) consente di visitare il sito in tutte le sue fasi storiche grazie a un’esperienza all’avanguardia che utilizza tecnologie interattive di visualizzazione a oggi mai impiegate in un’area all’aperto di così ampie dimensioni. Anche in questo caso, i visitatori potranno esplorare il sito da specifici punti di osservazione, accompagnati da due voci narranti di eccezione: Iaia Forte e Claudio Santamaria.
Le iniziative sono state promosse da Roma Capitale, Assessorato alla Crescita Culturale – Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, organizzati da Zètema Progetto Cultura (azienda strumentale e società partecipata al 100% da Roma Capitale che opera nel settore Cultura) e affidati tramite bandi di gara a diverse società private che ne hanno curato la realizzazione.
Videogame chiave per il turismo del futuro
Le esperienze romane ci mostrano come tecnologie considerate “nuove” (per quanto, oramai, accessibili al grande pubblico da diversi anni in ambiti applicativi diversi, come l’intrattenimento e i videogiochi) possano essere la chiave per puntare su nuove forme di coinvolgimento del pubblico, valore imprescindibile anche in siti e località turistiche come Roma.
Lasciando Roma, la via delle esperienze immersive e della realtà virtuale è stata seguita dal Museo della Scienza e della Tecnica di Milano con Toti Submarine VR Experience, una app gratuita per la realtà virtuale che già dal 2015 permette all’utente di esplorare in prima persona “Enrico Toti S-506”, il primo sottomarino a essere costruito in Italia dopo la Seconda guerra mondiale. Il progetto si inserisce nell’ambito delle attività dell’Italian Videogame Program che mira a promuovere il potenziale del mezzo videoludico per la valorizzazione del territorio e del turismo.
Il videogioco, nella specifica forma dell’applied game per la valorizzazione del patrimonio artistico e archeologico, è, in effetti, un settore in crescita e sempre più in vista da parte delle istituzioni al punto da trovare spazio nelle “Linee guida operative per la predisposizione del Piano di Sviluppo Strategico Culturale“ del DG Musei del MiBact.
Il “game narrativo”: da Taranto a Napoli
Su questa linea il Museo Archeologico di Taranto ha presentato il videogioco “Past for Future”, realizzato dal collettivo di artisti TuoMuseo in collaborazione con il Ministero dei Beni e delle Attività Culturali. “Past For Future” è un gioco 2D narrativo a scorrimento orizzontale che esplora i sentimenti umani attraverso un lungo viaggio investigativo nella città di Taranto e nei tesori del Museo Archeologico Nazionale di Taranto.
La via delle esperienze di tipo videoludico come strumento di comunicazione, promozione del territorio e coinvolgimento del pubblico segue il successo del Museo Archeologico Nazionale di Napoli che con il titolo “Father and Son” ha, di fatto, inaugurato un genere. Il gioco narrativo in 2D a scorrimento laterale alterna l’esplorazione dei sentimenti umani quali amore, sogni, paura, attraverso un viaggio tra le vie di Napoli, diversi periodi temporali e, ovviamente, gli spazi del museo, che diviene vera e propria location del gioco. Alcune aree del gioco, infatti, sono sbloccabili solo recandosi fisicamente al Museo. Dopo il successo ottenuto, è attualmente in fase di sviluppo un nuovo capitolo del gioco.
Le esperienze qui citate sono solo alcune di un vero e proprio filone che ci mostra come il valore di un museo o di un sito archeologico, oggi, non sia più misurabile unicamente dalle sue collezioni, ma anche dalla capacità di innescare relazioni all’interno della società, creare community e inserirsi in una rete di eventi e iniziative di più ampio respiro possibile (nazionali e internazionali).
Hi-tech per la cultura: il caso Notre Dame
È per questo che occorre dare la dovuta attenzione alle iniziative di mappatura virtuale dei patrimoni culturali ai fini di sviluppare nuove esperienze come le visite da remoto, l’innovazione della User Experience nonché la diffusione nuove tecniche di rilevazione e data analytics per i professionisti dell’arte e del restauro, anche in situazioni di emergenza.
In occasione al disastroso incendio della Cattedrale di Notre Dame a Parigi dello scorso aprile si è molto parlato di come il videogioco Assassin’s Creed: Unity prodotto da Ubisoft potrà aiutare i lavori di restauro della cattedrale. Il gioco, ambientato a Parigi durante la Rivoluzione francese, presenta un modello molto accurato della cattedrale.
In fase di programmazione, infatti, gli sviluppatori si sono impegnati un vero e proprio lavoro di raccolta e assemblaggio di dati da diverse rilevazioni fotogrammetriche che hanno consentito di creare un modello digitale della cattedrale ricco di numerosi dettagli (come le guglie, i pinnacoli e alcune statue) che, adesso, possono risultare cruciali nella pianificazione del recupero del sito. Un altro contributo significativo su questo intervento arriverà dalla mappatura della cattedrale realizzata nel 2015 da Andrew Tallon, storico dell’arte ed esperto di modellazione 3D belga scomparso nel 2018, che con un sistema di puntatori laser ha effettuato misurazioni estremamente precise di Notre Dame con lo scopo di scoprire eventuali segreti nascosti nelle sue pietre.
Nel suo lavoro Tallon ha incrociato le rilevazioni del tracciamento laser con foto panoramiche del medesimo spazio tridimensionale che ha generato una nuova mappa di pixel in grado di generare un accuratissimo modello 3D virtuale della Cattedrale.
In particolare su questo punto, la diffusione oramai capillare di device come gli smartphone di fascia alta, fotocamere e droni per le riprese aeree consente di coinvolgere gli utenti e allargare la platea dei soggetti coinvolti in operazioni complesse quali il rilievo 3D e la diagnostica in tempo reale dello stato di salute di siti archeologici.
Conservazione e restauro: il progetto 3ReaD
Ad esempio, il progetto “3ReaD”, nato dalla collaborazione tra due imprese private e due università romane e finanziato dalla Regione Lazio, si pone proprio l’obiettivo di utilizzare la tecnologia digitale per la valutazione dello stato di conservazione del patrimonio culturale, architettonico e storico artistico, applicando – in maniera integrata e sinergica – analisi comparative, diagnostiche e previsionali per la gestione delle emergenze e per attività di conservazione programmata. Il progetto vuole realizzare una innovativa piattaforma digitale costituita da un set di moduli e strumenti, completi, integrati tra loro con le tecnologie AR/VR/MR, per il rilievo, la generazione di oggetti 3D, il loro editing e l’analisi, al fine di valutare lo stato di conservazione del patrimonio culturale architettonico, archeologico e storico artistico.
In conclusione
A fronte delle potenzialità fin qui espresse, tuttavia, la digital trasformation nel settore museale e dei beni culturali procede ancora a marcia ridotta, destreggiandosi tra le oramai storiche iniziative “a macchia di leopardo”, progetti pilota e best practice che riescono a malapena a uscire fuori dalla logica delle sperimentazioni.
Secondo l’ultimo rapporto Istat “L’Italia dei Musei”, nel 2019 solo il 10% delle strutture museali si è impegnato nella digitalizzazione del proprio catalogo e meno del 45% usa tecnologie interattive e strumenti digitali.
L’Italia non potrà che dare seguito alle esperienze positive di questi anni, ma sarà necessario un cambio di passo deciso e l’individuazione di risorse adeguate da impiegare in investimenti di innovazione digitale e, ovviamente, formazione del personale che lavora nel settore.