BeReal è un social che è stato ideato alla fine del 2019 da Alexis Barreyat e Kévin Perreau, ed è stato rilasciato in Francia agli inizi del 2020 al grido di “Your friends for real”.
Nonostante sia in circolazione da più di due anni, ha iniziato a far parlare di sé solo a metà del 2022, quando, a luglio, è diventata la app più scaricata dall’Apple Store americano* raggiungendo la cifra di circa 30 milioni di iscritti.
Da qualche mese è disponibile anche in Italia e, anche qui, comincia a generare discussioni. Proviamo a vedere meglio di cosa si tratta.
I social e l’ansia da paragone: così i filtri hanno distorto il valore della bellezza
Come funziona BeReal
Nato come anti-social, in aperta polemica nei confronti dell’invasione di TikTok su Instagram e del grado di irrealtà raggiunto dall’estremo ricorso ai filtri da parte di Instagram, BeReal è un social che promette di farti conoscere davvero le persone a cui sei connesso per come sono, sotto l’imperativo di assoggettarsi alla pura realtà. Il funzionamento è molto semplice. Ogni giorno, a un orario variabile e del tutto imprevedibile (e che cambia a seconda del Paese), l’app invia una notifica – ⚠️ Time to BeReal. ⚠️ – e da quel momento in poi, gli utenti hanno solo due minuti per scattare e postare una foto da condividere con la propria community.
Il telefono scatta usando contemporaneamente la camera anteriore e posteriore, con il risultato di avere un selfie e una foto posteriore che testimoniano lo stesso attimo. Lo scatto può essere ripetuto nell’arco dei due minuti, ma, se questo avviene, l’app lo segnalerà. Inoltre, si può pubblicare anche dopo lo scadere dei due minuti, ma, anche in questo caso, l’app contrassegnerà lo scatto come “in ritardo”. Nessuna possibilità di post-produzione della foto, nessun filtro. Nessun follower, nessun like. Si può solo decidere chi inserire nella propria cerca di amici. Non è possibile vedere le foto pubblicate dagli altri della cerchia se non ne abbiamo pubblicato prima una noi. Non si possono spiare passivamente gli altri, quindi. Il contenuto pubblicato dura solo un giorno e tutto si oscura il giorno dopo, se non partecipiamo di nuovo al gioco.
Il principio che anima l’app
Il principio animatore dell’app, come il suo funzionamento, è altrettanto semplice: scoprire come sono realmente e cosa stanno realmente facendo i tuoi amici in un momento x della giornata. Quando non hanno la possibilità di postare vecchie foto, modificare selfie, preparare le inquadrature e impegnarsi ad abbellire il loro presente. Per questo, con l’app, non è che si possa fare molto. Si scatta, si scorre per vedere le foto degli altri e tutto finisce così. Si possono aggiungere delle relazioni alle foto sotto forma di realmoji, scatti senza filtri che ci ritraggono nelle pose delle emoji. Possiamo anche scorrere una bacheca di scatti pubblici selezionati per noi dall’app. Ma, altre a questo, non si può fare molto. Il risultato è ovviamente prevedibile. Scatti provenienti dai momenti più disparati, molte persone davanti a computer, o sul divano di casa o davanti alla televisione, tanti ristoranti, sebbene non manchino scatti bizzarri in bagno o dal medico. La resa estetica di queste foto è variabile, e spesso la bruttezza è ostentatamente forzata, un po’ come per i selfie 0.5.
A chi si rivolge BeReal
Difficile capire quanto lunga sarà la sua vita, se farà la fine di Clubhouse o di altre meteore social, ma è interessante, forse, continuare la nostra riflessione su cosa ne legittimi la curiosità. A partire dal suo target. I destinatari principali di BeReal sono gli studenti universitari, la cosiddetta GenZ. E a loro essa strizza l’occhio ovviamente. A questa generazione figlia dell’ansia sociale da performance acchiappalike e che cerca in tutti i mezzi di liberarsene, BeReal offre un’appetibile via di fuga.
L’app sceglie il momento dello scatto, è uguale per tutti, permette di selezionare le persone davanti alle quali ci si sente liberi di essere sé stessi, quindi perché non lasciarsi andare? In fondo sei davanti a una cerchia che ritieni intima, quindi, se vieni male, non solo non c’è problema, ma magari puoi riderne con gli altri. Discorso che vale anche per chi normalmente è abituato a mostrarsi in modo artefatto, i giovani influencer, che hanno, con BeReal, la possibilità di decostruirsi in parte e mostrarsi per quello che sono.
Da non trascurare, poi, il fatto che BeReal offre a loro l’opportunità di prendere parte alla vita reale di coloro che normalmente loro non vedono, ma per i quali spendono i propri contenuti ogni giorno. Con un vero e proprio ribaltamento di piani. Uno scatto non è molto, certo, ma ripetuto ogni giorno, ci permette di capire le abitudini di vita delle persone che fatichiamo a vedere di persona.
Perché, c’è da dire, un altro aspetto che gioca sicuramente un ruolo nel successo attuale dell’app sta anche in questo aspetto nostalgico. Molto in voga di questi tempi. Di quando l’unico modo per avere una relazione con gli altri era la condivisione di momenti di vita quotidiana, in tutta la loro banalità.
L’elogio della banalità
E a proposito di banalità, mi viene in mente un libro di Bartezzaghi del 2019, in cui, riflettendo su luoghi comuni e social, l’autore si sofferma proprio su questo aspetto, indicando nella banalità il nostro nuovo demone. Egli scrive: “È da quest’ultima [la banalità] che vogliamo rifuggire, come dalla Noia, ma è la fuga stessa a renderci vieppiù banali (e noiosi, e annoiati). Per i luoghi comuni proviamo esplicite repulsioni e recondite attrazioni, la nostra idea di successo è che tutti notino come siamo bravi a svincolarci, almeno momentaneamente, da essi. Ma devono notarlo tutti: dobbiamo rifuggire i luoghi comuni in modo tanto plateale da diventare luogo comune noi stessi**”. Bartezzaghi ci invita, quindi, ad avere un buon rapporto con la banalità e farcela amica, a essere schietti con lei usando proprio i social network per studiarla.
Che sia BeReal il social giusto per ottenere lo scopo?
Bibliografia
“BeReal Revenue and Usage Statistics (2022)” report reperibile on line all’indirizzo: https://www.businessofapps.com/data/bereal-statistics/
“Banalità. Luoghi comuni, semiotica, social network”, di S.Bartezzaghi Bompiani 2019
“Che cos’è BeReal, il nuovo social di cui tutti parlano”, L’indipendente 31.08.2022 reperibile on line all’indirizzo: https://www.lindipendente.online/2022/08/31/che-cose-bereal-il-nuovo-social-di-cui-tutti-parlano/
“Why BeReal is breaking out”, di Casey Newton, 20.07.2022 reperibile on line all’indirizzo: https://www.platformer.news/p/why-bereal-is-having-a-moment