“Tra le iniziative che pensiamo di avviare per diffondere il digitale nel business “adotta un’azienda”. Le Regioni dovranno creare un aggancio tra micro aziende e studenti disponibili a fare attività per loro. Per esempio, creare il loro sito e-commerce o sistemi di management aziendali. In cambio sconti sulle tasse universitarie. Servirà alle micro aziende priva di competenze digitali sufficienti. E farà bene anche agli studenti”.
Giovanni Biondi, capo dipartimento Miur e responsabile del tema Istruzione presso la Cabina di regia per l’Agenda digitale, descrive al nostro giornale le misure a cui il ministro sta lavorando per innalzare le competenze digitali italiane.
“Obiettivo è anche superare il digital divide all’interno delle scuole. Gli studenti sono digitalmente avanzati; i contenuti e le modalità didattiche no. Le norme per la Scuola digitale supererano questo digital divide. Miriamo poi a ottenere un contagio digitale dai giovani ai loro genitori. Se lo studente deve fare compiti a casa su tablet contagia il resto della famiglia”. “Ad oggi questo contagio non c’è stato perché i ragazzi usavano i computer nelle proprie stanzette e i genitori, se li aiutavano a fare i compiti, usavano la carta: è questo il digital divide scolastico. Ma se i genitori li aiuteranno con i compiti sui tablet e poi per parlare con i professore dovranno usare internet, il contagio sarà inevitabile. Useremo la scuola come cavallo di troia per diffondere il virus del digitale nella popolazione italiana”. “Per incoraggiarlo, pensiamo di dare crediti formativi agli studenti che insegnano ai genitori e ai nonni a usare applicazioni specifiche. Per esempio fare album fortografico sul computer o consultare la pensione online”.