le misure

Blocco dei social agli under 16: l’Australia comincia, altri valutano



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L’Australia ha deciso di bloccare i social a chi ha meno di 16 anni. La Cina aveva scelto i 14 anni come limite. Ma il dibattito si infiamma anche altrove sui possibili danni dei social ai minorenni. Anche in Italia, con il Governo in prima fila sul tema

Pubblicato il 2 dic 2024

Carmelina Maurizio

Università degli Studi di Torino



privacy social

Il Parlamento australiano ha deciso di dare il via libera al provvedimento che prevede il divieto dei social per i minori 16 anni.

Questo rende l’Australia il primo paese al mondo a bloccare del tutto l’accesso ai social per i più giovani, multando le piattaforme social che non rispettano la legge con somme di denaro fino a circa 30 milioni di euro. La misura, secondo il Primo Ministro Anthony Albanese si è resa necessaria difendere bambini e adolescenti dai “potenziali danni” causati dai social, tra i quali Facebook, Instagram, X, Snapchat e TikTok. WhatsApp, i siti di video come YouTube ed i videogiochi online dovrebbero essere fuori dal bando.

Il blocco australiano ai social per gli under 16

Sebbene l’annuncio del provvedimento sia stato dato in questi giorni, entrerà in pratica entro un anno, durante il quale il ministero della Comunicazione australiano, alla guida del quale c’è Michele Rowland, dovrà indicare con chiarezza quali siano i social che dovranno rispettare la norma.

Per quanto riguarda gli under 16 non vi sono eccezioni: anche coloro che sono stati autorizzati da genitori e/o educatori all’accesso non potranno più usarli, in caso di uso però non ci saranno penalizzazioni monetarie.

Il governo sta per avviare una fase di sperimentazione per valutare i metodi da usare per verificare l’età degli utenti, utilizzando esami biometrici e prove di identificazione, sarà poi compito delle piattaforme adottare le misure necessarie a bloccare l’accesso agli under 16. Il commissario australiano per la sicurezza elettronica Julie Inman Grant avrà il compito di risolvere l’implementazione di un sistema di verifica dell’età che potrebbe utilizzare la biometria o l’identificazione governativa per verificare l’età degli utenti, anche se il metodo solleverebbe problemi di privacy.

Nel provvedimento sono contenute alcune linee guida, che indicano come le piattaforme dovranno verificare l’età degli utenti: non potranno obbligare gli utenti a fornire documenti governativi, come il passaporto o patenti di guida, né richiedere una identificazione digitale attraverso sistemi governativi.

Un recente sondaggio di YouGov ha rivelato che il 77% degli australiani è favorevole al provvedimento, ma alcuni ricercatori hanno suggerito che le restrizioni potrebbero essere facilmente aggirate tramite strumenti come una Vpn, che possono nascondere la posizione di un utente.

Le società di social media hanno immediatamente presentato al governo australiano una richiesta di rinvio della legge: Google e Meta hanno chiesto di aspettare fino a quando non avranno completato un processo di verifica dell’età, infatti secondo le due società, senza maggiori informazioni su come far rispettare il limite di età, il disegno di legge è incoerente e inefficace.

In Italia e nel mondo, i social e i minori

Con questa norma, l’Australia diventa il primo Paese al mondo a vietare completamente l’accesso ai social ai più giovani.

Usa

Se ne sono già occupati anche negli USA, dove sono molti gli Stati che hanno introdotto restrizioni sui social e il loro uso da parte dei minori. Una recente ricerca dice che la maggior parte degli adulti americani (81%) sostiene che le aziende di social media richiedono il consenso dei genitori per i minori a creare un account sui social media. Circa sette su dieci sono favorevoli all’obbligo di verificare l’età prima di utilizzare i siti di social media (71%) e di stabilire limiti sul tempo che i minori possono trascorrere su queste piattaforme (69%); solo circa un adulto su dieci si oppone a ciascuna di queste tre misure. Ricordiamo che circa un anno fa le scuole pubbliche di Seattle (Usa) fecero causa ai proprietari dei social network Facebook, Instagram, YouTube, Shapchat e Tik Tok e al motore di ricerca Google e le sue app. Ricordiamo inoltre che negli Stati Uniti vige la Children’s Online Privacy Protection Rule che impone ai minori di 13 anni di fornire il consenso dei genitori per la raccolta dei dati da parte delle aziende tecnologiche.

In Florida è stato il governatore Ron De Santis a firmare una legge che vieta ai minori di 14 anni di avere un account sui social network, anche se l’iter del provvedimento è stato ostacolato da controffensive legali, così come sta avviene in Ohio, Arkansas, California e altri Paesi degli USA che hanno approvato leggi simili. Nello Utah il governatore ha firmato la legge che impone alle aziende di verificare l’età degli utenti e disabilitare le funzioni, tra cui l’autoplay, qualora risultasse inferiore a quella stabilita.

Cina

In Cina già dal 2021 vige la regola per cui è richiesta l’identificazione tramite documento di identità per accedere ai social network e i minori di 14 anni non possono usarli.

Europa

Nel 2023 l’Unione Europa ha adottato il Digital Services Act una serie di misure tese a proteggere i minori online e a impedire ai social di rivolgergli annunci personalizzati: il regolamento sui servizi digitali tutela i consumatori e i loro diritti fondamentali stabilendo norme chiare e proporzionate per le attività online.

trascorrere più di 40 minuti al giorno su Douyin , la versione cinese di TikTok.

In Europa, inoltre, Francia e Spagna sono impegnate per redigere provvedimenti che blocchino definitivamente l’accesso ai più giovani.

Il dibattito è acceso, soprattutto dopo la pubblicazione del report di ricerca finlandese pubblicato sulla rivista Archives of Disease in Childhood che ha esaminato 1164 studentesse di 15-16 anni di 49 scuole secondarie di II grado di 3 grandi città del Paese, Helsinki, Espoo, e Vantaa.

Questo tipo di ricerca dal titolo School Health Promotion è realizzata a livello nazionale ogni 2 anni dal 2019 dal Wellbeing Services County di Esopoo per valutare la reale proporzione e correlazione tra l’aumento dell’uso di Internet e la diminuzione delle ore dedicate al sonno (meno di 8 ore per notte) e dell’attività fisica (meno di 3 ore a settimana). A cui si aggiunge l’incremento delle assenze a scuola ingiustificate o con giustificazione medica.

Italia

In Italia il Ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara qualche settimana fa si è espresso in merito, affermando che sia arrivato il momento di regolamentare l’accesso ai social attraverso un’identificazione chiara con l’obbligo di fornire la carta d’identità, oltre al divieto sotto i 16 anni. I social, secondo il Ministero dell’Istruzione del Merito, svolgono un ruolo centrale nel favorire il bullismo e il cyber bullismo.

A questo sia aggiunge la petizione che lo scorso mese di settembre è stata lanciata da numerosi esperti e personaggi del mondo della cultura e dello spettacolo, che chiedono al governo italiano di impegnarsi per far sì che nessuno dei nostri ragazzi e delle nostre ragazze possa possedere uno smartphone personale prima dei 14 anni e che non si possa avere un profilo sui social media prima dei 16; la petizione è stata promossa su Change.org dal pedagogista Daniele Novara e da Alberto Pellai.


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