La Bloodstain Pattern Analysis (BPA) ovvero “analisi delle macchie di sangue” è l’interpretazione delle tracce ematiche in un determinato ambiente, una scena del crimine, che permette di offrire informazioni, con certi margini di accuratezza, sulla criminodinamica Data l’estrema variabilità dei dati scientifici in questi contesti e la complessità dei calcoli è opportuno dotarsi di appositi strumenti di intelligenza artificiale che in grado di ridurre gli errori.
Introduzione alla BPA
La BPA è una ulteriore forma d’indagine diretta che viene ad affiancarsi alle risultanze medico-legali e al tradizionale sopralluogo, al fine di permettere agli inquirenti una stima su: forza utilizzata dall’aggressore, possibile sequenza degli accadimenti, considerando i movimenti compiuti dall’aggressore, la posizione nel contempo assunta della vittima e anche se l’aggressore ha tendenzialmente colpito da destra o sinistra.
Questa disciplina scientifica, connotata da basi e principi chiaramente empirici, trova le sue radici già alla fine del 1800 e nel 1983 fu fondata la IABPA[2], l’associazione internazionale degli esperti in questa disciplina.
La costituzione dell’organo di riferimento internazionale ha avuto una serie di risvolti positivi, tra cui: validazione e riconoscimento internazionale dell’utilità delle informazioni fornite dalla medesima disciplina, standardizzazione dei metodi di approccio all’attività analitica e della nomenclatura.
L’algoritmo che aiuta a rilevare le macchie sulla scena del crimine
L’analisi di una qualunque scena del crimine è sicuramente caratterizzata dalla presenza di evidenze che, opportunamente investigate, possono portare gli inquirenti alla ricostruzione criminogenetica e criminodinamica del dato fatto reato. Appare assai improbabile in un caso omicidiario ovvero durante un’aggressione particolarmente efferata, non notare tra le evidenze ritenute, delle tracce di sangue che possano anche essere sottoposte ad analisi di natura differente rispetto al “classico” approccio biologico forense: la BPA, appunto.
La BPA non viene utilizzata per ricondurre la potenziale responsabilità di taluno a un certo accadimento, oppure la sua presenza in un dato luogo, come invece accade con la tipizzazione di un profilo genetico ovvero con lo studio di una impronta digitale o l’analisi del traffico telefonico/telematico, bensì rappresenta un valido supporto per gli inquirenti che, attraverso tale studio, e quindi sulla scorta delle risultante medico-legali e dello stato dei luoghi dove il reato si è consumato, possono ricostruirne la scansione degli accadimenti.
Quanto precede è reso possibile dalle caratteristiche proprie del materiale oggetto di analisi: il sangue, un fluido non newtoniano con delle caratteristiche fisiche proprie. Si pensi al suo potere adesivo, alla sua viscosità e al comportamento che assume nel momento in cui abbandona la sua sede naturale: il soma di un individuo che, evidentemente, è stato attinto da un corpo estraneo provocandone la sua perdita. Si comprenderà come lo studio in parola interesserà quindi quella formazione di macchie (stain, appunto) che sono state originate dal deposito successivo alla citata fuoriuscita, terminate sulle superfici circostanti, e sui corpi degli attori, con “comportamenti” direttamente correlati all’azione aggressiva avvenuta, in funzione della forza con cui i colpi sono stati vibrati e alla posizione delle parti. In buona sostanza, tutto ciò sarà possibile grazie a uno studio tridimensionale che interesserà l’individuazione dell’area di origine e la direzione dei colpi assestati, con un dato angolo di impatto, senza dimenticare ovviamente gli effetti della forza di gravità sul moto del flusso ematico. Si pensi al “back spatter”, fenomeno interessante quel corpo che una volta attinto con elevata energia, come l’esplosione di un colpo di arma da fuoco, vede parte del sangue fuoriuscito dalla lacerazione, irradiarsi verso la linea d’azione seguita da quella stessa forza, forward pattern, ma anche in direzione opposta, unitamente ad altro materiale (osso oppure tessuti, per esempio) verso l’origine di quell’azione violenta, back spatter. La genesi di questa tipologia di traccia sarà quindi influenzata sia dalla forza inziale che dai successivi movimenti del bersaglio, analisi che potrà essere confortata da consulenza medico legale e balistica, per cui si vedrà che la formazione di questi pattern sarà possibile ma non necessariamente costante, come richiamato dalla Cassazione Penale n.5209 dell’11 febbraio 2021[3].
Continuando, attraverso una prima tassonomica individuazione – conforme a standard internazionali – sarà quindi possibile conoscere, come accennato, la posizione degli attori e i loro movimenti sulla scena ma non sarà possibile definire l’arma utilizzata o le parti del corpo attinte, almeno in prima facie, senza proseguire con una ispezione cadaverica.
Informazioni di tale tipologia, ancora più strettamente legate alla dinamica aggressiva oggetto di indagine, sono chiaramente acclarabili solamente in sede autoptica, stante l’individuazione, sul luogo del reato, di particolari conformazioni di macchie potenzialmente riconducibili, grazie ad una evidente ritmicità del flusso ematico proiettato, a una sede arteriosa. Tuttavia appare ugualmente opportuno attendere la relazione autoptica per acquisire anche informazioni di carattere medico sulla salma, si pensi – a titolo esemplificativo – al possibile effetto che può avere avuto un cardiotonico. Posto quanto precede, la BPA può avere un ulteriore utilizzo: valutare, quindi confutare oppure confermare, eventuali dichiarazioni testimoniali che potrebbero non essere coerenti con l’emergente interpretazione delle evidenze.
È opportuno ricordare che le analisi sono condotte grazie ad una preliminare documentazione di tutte le tracce e dell’ambiente in cui si trovano, con particolare riguardo all’acquisizione di ogni riferimento metrico che può essere utile agli specialisti. Tali misurazioni sono utili per il calcolo delle traiettorie e delle dinamiche dei singoli “schizzi” di sangue[4], tipicamente riferendosi, per il calcolo dell’angolo di impatto, alla forma della particolare traccia, significando l’arcoseno del rapporto tra asse minore (“W” – trasversale) e maggiore (“L” – longitudinale), lavorando nell’ordine di pochi millimetri, andando ad interessare gli stain più piccoli.
Fig. 1: utilizzo della BPA per il calcolo delle traiettorie delle tracce ematiche
Appare opportuno, a questo punto, richiamare le differenti tipologie di formazioni che possono essere rinvenute[5]:
Sanguinamento a contatto;
- Colpo o macchia;
- Strofinamento;
- Imbrattamento;
- Trasferimento primario;
- Trasferimento secondario;
- Gocce;
- Pozze;
- Coaguli;
- Traccia ematica da zampillo – provenienza tipicamente da sangue arterioso;
- Tracce ematiche da caduta passiva;
- Tracce da impatto.
Continuando, l’insieme delle tracce ematiche può essere utilizzato dapprima per il calcolo dell’angolo di impatto, continuando giungendo all’individuazione delle aree di convergenza, grazie al tracciamento di naturali prolungamenti dell’asse longitudinale delle singole evidenze (importante considerare che l’origine è nella direzione opposta all’area di lavoro, dove il deposito ematico è invece avvenuto). Una volta definita la convergenza si potrà proseguire per la sua origine, spostandosi quindi da un piano bidimensionale a uno tridimensionale, grazie all’angolo precedentemente calcolato.
Fig.2: tipologia di tracce ematiche rinvenibili sulle scene del crimine
Fig.3: variazione del diametro della traccia ematica in funzione dell’altezza dalla quale avviene la caduta.
Fig.4: caratteristiche fenotipiche delle tracce ematiche che toccano la superficie con angolo di impatto che va ad aumentare da 10° a 90° – da dx verso snx dell’immagine
Fig.5: parametri geometrici di cui si deve tener conto per il calcolo dell’angolo di impatto della traccia di sangue sulla superficie
Analisi ingegneristica forense
Considerato il contesto, l’estrema variabilità intrinseca dei dati scientifici in questi contesti e la complessità dei calcoli che devono essere svolti, è assolutamente opportuno dotarsi di appositi strumenti di Intelligenza artificiale che possano, procedere all’esecuzione dei complessi calcoli, riducendo quindi quello che può essere il margine di errore.
Lo sviluppo di un software nel campo dell’ingegneria forense rappresenta una delle frontiere delle investigazioni scientifiche da raggiungere quanto prima poiché essa rappresenta la massima realizzazione delle innovazioni applicate alle indagini giudiziarie.
L’investigazione moderna deve servirsi di applicativi appositamente attagliati alle indagini, a partire ad esempio dall’acquisizione delle Sommarie informazioni Testimoniali (SIT) al trattamento scientifico dei dati.
Il software potrebbe avere l’obiettivo di informatizzare le SIT e il trattamento di ulteriori dati investigativi attraverso procedure di inserimento accessibili e di facile utilizzo da parte del personale delle forze dell’ordine.
L’applicativo potrà permetterà di gestire le informazioni in maniera uniforme mediante la creazione di un Protocollo Unico Investigativo (PUI) ovvero la standardizzazione delle SIT per tutti i reparti nella conduzione di attività investigative di varia natura (omicidio, rapina, incendio, ecc.).
Lo sviluppo di tale applicativo, a livello informatico, si rende necessario per agevolare, soprattutto nell’immediatezza, l’attività investigativa nel rispetto della tempistica richiesta dalla Magistratura (quando il numero delle SIT è rilevante risulta difficile coniugare, nel termine assegnato, uno riscontro con gli atti successivi da porre in essere).
Per Luigi Viola, la versione estesa dell’”equazione per l’interpretazione della legge” è la seguente:
IP= ( ∑n=0∞ IL(n)∧ ∑n=0∞ IR(n)) ∘ [IL=0→∑n=0∞ AL(n)] ∘ [AL≈0→∑n=0∞ AI(n)]
Ove:
- “IP” sta per “interpretazione di una disposizione di legge”;
- “i” sta per “interpretazione”;
- “IL” sta per “interpretazione letterale”;
- “IR” sta per “interpretazione secondo ratio legis”;
- “AL” sta per “interpretazione secondo analogia legis”;
- “AI” sta per “interpretazione analogia iuris”;
- “n” è una variabile corrispondente al numero di possibili interpretazioni del medesimo tipo;
- “∑” è il simbolo matematico della sommatoria (l’Autore pone stipulativamente che la somma di più interpretazioni confliggenti dia 0 come risultato);
- “∧” è il simbolo di congiunzione usato nei principali sistemi di logica proposizionale;
- “∘” è un simbolo coniato dall’Autore, per esprimere la “ […] composizione, cioè una sorta di sintesi tra dati non omogenei, ovvero più semplicemente la composizione è una forma di ‘miscelamento’ (non corrispondente alla somma aritmetica) tra più dati”;
- “→” è il simbolo di implicazione materiale usato nei principali sistemi di logica proposizionale ed esprime la relazione ipotetica “se… allora”;
- “≈” è il simbolo matematico che esprime l’uguaglianza approssimata.
Si guardi ora ai tre elementi in cui è possibile scomporre il secondo membro dell’equazione:
- ( ∑n=0∞ IL(n)∧ ∑n=0∞ IR(n));
- [IL=0→∑n=0∞ AL(n)];
- [AL≈0→∑n=0∞ AI(n)].
Il primo elemento esprime la sommatoria tra interpretazione letterale e teleologica ed avrà un risultato positivo se vi sarà convergenza tra gli esiti delle stesse interpretazioni o, comunque, nel caso in cui non sia sufficientemente definita e/o possibile una delle due, ma tali caratteri siano ascrivibili all’altra. La sommatoria avrà invece risultato uguale a 0 nel caso di conflitto tra interpretazione letterale e teleologica o comunque se nessuna delle due è sufficientemente definita e/o possibile.
Il secondo elemento esprime la subordinazione dell’interpretazione per analogia legis al caso in cui la sommatoria di cui alla prima parte dia risultato uguale a 0: il che significa che ricorrervi è legittimo solo se interpretazione letterale e teleologica non diano esiti convergenti o, comunque, non siano possibili e/o sufficientemente definiti.
Il terzo elemento, simmetricamente al secondo, esprime la subordinazione dell’interpretazione per analogia iuris al caso in cui anche il ricorso all’analogia legis si sia rivelato infruttuoso.
Le leggi della matematica governano molti settori. I vasi sanguigni ad esempio possono essere visti come rete di tubi di dimensioni diverse: le grosse vene e arterie si ramificano in tubicini di diametro sempre più piccolo, fino ai piccolissimi capillari.
Fig. 6: Reti di capillari in vitro
È interessante notare che altre strutture simili alle reti di capillari si trovano sia in natura sia in alcuni problemi matematici.
La figura successiva invece mostra il problema matematico della “tassellazione di Voronoi” in cui, dato un insieme N punti distribuiti casualmente su un piano, si costruiscono dei poligoni tali che i punti appartenenti ad ogni poligono sono i più vicini all’unico punto dell’insieme N che si trova all’interno del poligono stesso. I poligoni ottenuti formano una struttura a rete.
Fig. 7. Tassellazione di Voronoi
Rispetto all’esempio della rete dei capillari ha però una caratteristica geometrica e funzionale specifica. È composta da “nodi” separati da una distanza caratteristica detta “corda”, che rappresenta la dimensione tipica della rete.
Alcune considerazioni importanti per lo sviluppo del modello matematico sono le seguenti:
- le cellule non muoiono, né si moltiplicano durante la formazione della rete;
- le cellule non possono compenetrarsi una nell’altra;
- la popolazione di cellule può essere descritta dal punto di vista fisico come un sistema continuo;
- il sistema può quindi essere descritto analizzando l’evoluzione temporale della densità “n” e della velocità “v” su un piano;
- l’evoluzione dipende dalla concentrazione “c” in un dato punto;
- il movimento delle cellule è rallentato dall’attrito dovuto all’interazione con il substrato su cui si muovono.
Tutte le osservazioni e le ipotesi sono tradotte in tre equazioni:
La prima equazione descrive la conservazione della massa durante la formazione della rete, cioè rende conto del fatto che le cellule non muoiono né si moltiplicano.
La seconda descrive la risposta delle cellule alle diverse forze che agiscono su di esse.
La terza equazione descrive come varia la concentrazione del chemio-attrattore nel tempo, in funzione della velocità di rilascio, di diffusione e di degradazione di questa molecola.
Le equazioni costituiscono il modello matematico della formazione della rete di capillari.
Matematica applicata alle investigazioni
Il punto d’origine di una macchia di sangue è il luogo nel quale ha avuto inizio la perdita ematica che ha originato la macchia stessa.
Per risalire al punto di origine si utilizzano le informazioni desunte dalla determinazione dell’angolo d’impatto e dalla localizzazione spaziale dell’area di convergenza.
La combinazione di questi due parametri permette di individuare sia l’altezza che la distanza esistente tra la macchia e la sua origine.
I metodi usati per il calcolo sono diversi:
- rappresentazione grafica;
- ricostruzione mediante l’uso di un applicativo per calcolare la traiettoria;
- definizione mediante l’uso delle funzioni trigonometriche.
Anche in questo caso si parte dal presupposto che in un triangolo rettangolo la tangente di un angolo è equivalente al rapporto tra la lunghezza del lato opposto ed il lato adiacente.
La ricostruzione avviene in diverse fasi:
- determinazione dell’angolo d’impatto e dell’arco di convergenza;
- calcolo della distanza che intercorre tra l’area di convergenza e la singola macchia;
- calcolo del punto d’origine (o altezza).
La macchia da imbrattamento si origina quando una superficie sporca di sangue entra in contatto con una seconda superficie pulita, come risultato di una compressione o di un movimento laterale.
Le più comuni macchie sono quelle lasciate da mani, piedi o suole di scarpe e l’impronta dell’arma stessa. Le macchie da imbrattamento possono essere distinte in due gruppi: quelle prodotte da un contatto e quelle originate da un mancato contatto (Blockage).
Tab. 01: macchie di sangue
Le macchie da contatto si originano dal contatto di due o più superfici delle quali almeno una è sporca di sangue e si differenziano in relazione al tipo di azione che le origina e dal tipo di superficie coinvolta nel trasferimento.
Nel mero contatto tra due superfici il sangue passa da una all’altra in modo non uniforme in quanto possono esistere delle superfici che assorbono il sangue (per esempio la carta, il cotone e più in generale la stoffa, o il legno non trattato) e creano delle distorsioni nella macchia, oppure delle superfici non assorbenti che non trattengono il sangue.
Le azioni che connotano le macchie da contatto sono definite wipe (pulitura) e swipe (strofinamento).
I Wipes si originano quando una superficie non macchiata viene passata su una superficie ferma e sporca di sangue.
Il sangue si deposita lungo il percorso della strisciata, accumulandosi lungo il movimento e quando il movimento cessa e l’oggetto imbrattato viene sollevato, si può osservare come sui margini si crei un accumulo più denso di sangue. Gli swipes si producono strofinando una superficie sporca su una ferma e pulita.
La concentrazione di sangue è più evidente dove ha inizio il movimento e scema progressivamente lungo il suo decorso. Gli swipes e gli wipes possono essere utili oltre che per individuare i materiali venuti a contatto, anche per determinare la modalità del contatto stesso.
Se le superficie sono lisce, non porose e assorbenti, la macchia risultante è ben definita, senza sbavature ed omogenea; se la superficie è assorbente, il sangue viene trasferito dall’arma a questa, lasciando dei segni caratteristici, figurati, che ricalcano la forma e dimensione dell’oggetto.
Al contrario, quando la superficie non assorbe, o, per esempio, ci sono delle pieghe nei vestiti, l’interpretazione della macchia è difficile.
Fig. 8: impronte di sangue
La figura seguente mostra la variazione della forma della goccia di sangue al variare dell’altezza di caduta e del materiale ricevente
Fig. 09: goccia di sangue caduta da varie altezze 0,5, 1, 2 e 3 m su materiali differenti
Analisi della velocità in una goccia
La relazione tra la velocità dell’impatto e la dimensione della macchia ha permesso di caratterizzare tre gruppi di spruzzi di sangue: quelli a bassa, media e alta velocità d’impatto.
Impatti a bassa velocità (LVIS – Low Velocity Impact Blood Spatter)
Il sangue si muove lentamente (1,5 m/sec) per cui la forza applicata non è molto elevata e non si assiste ad una vera e propria dispersione della goccia. Tali impatti comprendono anche quelli causati dalla forza di gravità.
Gli spruzzi hanno una forma circolare (o leggermente ovale) con margini regolari o leggermente irregolari e sono relativamente ampi (4 mm o più).
Sia la forma sia l’ampiezza della macchia sono diverse a seconda della superficie sulla quale impattano.
Un impatto su un bersaglio avente una superficie ruvida e porosa, per esempio, lascia una macchia caratterizzata da una forma circolare con margini irregolari che formano delle punte (spines) che partono dal centro e si espandono verso l’ esterno.
Esempi di attività che possono generare tali schizzi di sangue sono:
- gocce di sangue che cadono per il solo effetto della forza di gravità;
- sangue che sgocciola dentro una pozza di sangue;
- singole gocce che cadono da una sorgente in movimento orizzontale (ad esempio prodotte da un soggetto che cammina o corre);
- gocce schizzate o proiettate su una superficie orizzontale o verticale;
- gocce trasportate da oggetti insanguinati (capelli, mani, piedi, armi, ecc.).
Impatti a media velocità (MVIS – Medium Velocity Impact Blood Spatter)
Le macchie generate da una velocità media (1,5-7,5 m/s, in alcuni casi sino a 30 m/s) hanno una dimensione più piccola (tra 1 mm e 4 mm di diametro) e sono caratterizzate da una forma ovale con dei prolungamenti continui che le fanno assomigliare a dei birilli da bowling.
I prolungamenti indicano la direzione del volo. Esempi di attività che possono generare tali schizzi di sangue sono traumi prodotti:
- da oggetti ottusi (colpendo con pugni, bastoni, pietre, martelli, ecc.);
- per accoltellamento.
Impatti ad alta velocità (HVIS – High Velocity Impact Blood Spatter)
Gli schizzi sono di dimensione inferiore a 1 mm. Molte delle goccioline di sangue prodotte da questo tipo di impatto sono estremamente piccole e generano la a dispersione simile a nebulizzazione.
A causa della loro piccola massa queste goccioline attraverseranno soltanto una breve distanza (fino a un metro) attraverso l’aria e sono il risultato dell’applicazione di una forza diretta, che viaggia ad una velocità superiore a 30 m/sec.
Le macchie hanno una forma ovale con prolungamenti finali (schizzi secondari).
Esempi di attività che possono generare tali schizzi di sangue sono:
- traumi cagionati dall’impatto di agenti balistici;
- esplosioni;
- traumi prodotti da macchinari che ruotano ad alta velocità.
La lettura delle tracce ematiche in una scena d’incendio
La tecnica della BPA può utilizzarsi anche quando il luogo in cui è avvenuto il fatto delittuoso oggetto di indagine, è esposto all’azione del fuoco – fire scene. In questo caso, tuttavia, ci sono molteplici variabili addizionali da considerare. Infatti, il fuoco è noto per le sue proprietà distruttive. E’ in grado di alterare sensibilmente, nella struttura interna e nella morfologia esterna, le cellule che compongono le tracce ematiche che sono oggetto dell’attenzione degli investigatori[6].
E’ bene dunque operare una classificazione iniziale: scene del crimine con tracce ematiche esposte ad incendio in modo attivo e scene del crimine con tracce ematiche esposte ad incendio in modo passivo. Nel primo caso, come già noto in bibliografia (cit studio dell’80% distruzione), le tracce biologiche sono interessate in modo diretto e massivo dalla massa di fuoco e calore. Questa agisce sulla matrice biologica talvolta consumandola in modo totale, talvolta causandone alterazioni profonde, sia nella struttura esterna che in quella interna. In questi casi, essendo le tracce totalmente “cancellate” o profondamente alterate, risulta ad oggi impossibile utilizzare la tecnica della BPA per fini investigativi.
Invece, nel secondo caso – “esposizione passiva” – è possibile che buona parte delle tracce ematiche, sino all’80% delle totali, non vengano distrutte o rese inutilizzabili dall’azione del fuoco. In tal caso è possibile ancora – seppur in via potenziale – applicare la tecnica della BPA per le indagini. Tuttavia, in questo caso specifico, che rappresenta ovviamente una “condizione critica”, le formule matematiche che sono alla base dei calcoli delle traiettorie devono necessariamente essere riviste, così come andranno rivisti anche i calcoli relativi ai margini di accuratezza dei dati che gli investigatori hanno la possibilità di fornire ai giudici. Per tali casi, sarebbe opportuno operare delle attività sperimentali e creare delle banche dati di riferimento grazie alle quali è possibile eseguire la tecnica e l’indagine con metodologia accurata e scientificamente dimostrabile e verificabile. Con la creazione di una importante banca dati di riferimento, infatti, sarà possibile creare e all’occorrenza validare specifici software ingegneristici che vadano ad eseguire i complessi calcoli che sono alla base di questa metodologia.
Analisi di un caso studio
Un caso studio in cui ahimè si evidenzia che la BPA è una metodologia analitica inapplicabile se la scena del crimine è caratterizzata da incendio, è il caso dell’omicidio di V.I., avvenuto nel maggio 2018 in provincia di Benevento.
I fatti furono ricostruiti a fatica dagli inquirenti. I riscontri medico-legali furono particolarmente importanti per capire la dinamica dei fatti delittuosi. Gli inquirenti, vista la condizione del luogo in cui avvennero i fatti – una macchina che fu data alle fiamme proprio per cercare di cancellare ogni traccia – non avevano più la materiale disponibilità di tracce ematiche all’interno della autovettura utili alla ricostruzione.
Infatti tutte le tracce erano state cancellate dal fuoco (l’Ing. Mangione, che eseguì la perizia, ha valutato che la temperatura massima che si è sviluppata a seguito dell’incendio ha raggiunto gli 800°C. Gli inquirenti hanno comunque cercato di acquisire tracce biologiche latenti all’interno dell’auto. Tuttavia le analisi non hanno fornito riscontri utili; non vi erano DNA utili. Le temperature raggiunte erano così elevate che hanno effettivamente “cancellato” ogni traccia biologica-ematica, sia visibile che latente.
Questo caso conferma quanto proposto per l’utilizzo della BPA nei casi in cui la scena del crimine abbia una “esposizione attiva” all’azione del fuoco. Tale tecnica non risulta, in concreto, più utilizzabile per le attività investigative.
Un caso studio in cui – invece – si evidenzia che la BPA è una metodologia analitica applicabile anche alla scena del crimine caratterizzata da incendio (ma attinta in “modo passivo”, come sopra-illustrato), è il caso noto come “Strage di Erba”.
La ricostruzione del pluri-omicidio che avvenne in Erba nel 2006, in cui persero la vita 4 persone e ne fu gravemente ferita un’altra, fu estremamente complessa per gli inquirenti. Infatti, anche in questo caso, i rei, dopo aver compiuto i delitti, hanno dato fuoco ai luoghi in cui avvennero i fatti, un’intera palazzina. In questo caso, le attività tecniche condotte e i dati ottenuti hanno dato la possibilità di verificare che è possibile utilizzare la tecnica della BPA in scene del crimine che siano oggetto di esposizione passiva” al fuoco. Infatti, se nella stanza “principale”, quella cioè in cui avvenne l’innesco dell’incendio, non era più possibile svolgere attività analitica – sempre riferendosi alla BPA, negli altri ambienti della palazzina, che furono attinti dalle fiamme in modo più o meno marginale, la condizione delle tracce ematiche sul posto era ancora sufficientemente idonea per procedere alla ricostruzione della dinamica delle aggressioni con la tecnica delle BPA (vedasi consulenze tecniche in atti in cui si descrivono le modalità dei singoli omicidi).
Considerazione finali
Sotto il profilo biologico-forense, la BPA risulta essere una disciplina scientifica particolarmente utile alla ricostruzione della dinamica degli eventi delittuosi a partire dalle tracce ematiche che sono rilasciate sul luogo del delitto.
La disciplina ha anche una comunità scientifica di riferimento internazionale, la IABPA (Interantional Association of Bloodstain Pattern Analysts). Seppur particolarmente utile alle indagini, questa metodologia resta molto empirica, sia per l’estrema variabilità ed eterogeneità delle situazioni oggetto di indagine, sia per le molteplici variabili intrinseche ed estrinseche che, in concreto, possono modificare i complessi calcoli che sono alla base della disciplina e che vengono utilizzati per operare la ricostruzione della dinamica dei fatti.
Per massimizzare le applicazioni della BPA nelle investigazioni giudiziarie è assolutamente necessario la creazione di una importante banca dati di riferimento, lo sviluppo e la validazione di un software in grado di eseguire i complessi calcoli in modo oggettivo, dimostrabile e verificabile. Ciò si rende necessario in virtù delle molteplici variabili esistenti che potrebbero far generare errori ai singoli professionisti addetti a queste indagini. Con lo sviluppo di un sistema bio-informatico, il grado di efficacia e di attendibilità dei dati provenienti da questa metodologia saranno certamente più utilizzabili all’interno dei procedimenti giudiziari (dalle indagini al dibattimento).
Una nota a parte va fatta per l’utilizzo della BPA nei casi in cui la scena del crimine è caratterizzata da incendio. Va preliminarmente fatta una distinzione, assolutamente fondamentale per il buon uso delle conoscenze scientifiche: la scena del crimine è attinta dal fuoco “in modo attivo” o “in modo passivo”. Questo discernimento è fondamentale, in quanto, pregressa bibliografia scientifica e diversi case study, dimostrano che è possibile applicare validamente la tecnica della BPA solo su scene del crimine che sono state attinte dal fuoco “in modo passivo”. Solo in queste tipologie di scene del crimine, infatti, le tracce biologiche – particolarmente le tracce ematiche – sono conservate ancora in modo sufficientemente idoneo per il loro utilizzo per la BPA. Nei casi di scena del crimine attinta dal fuoco “in modo attivo”, invece, le temperature raggiunte sono troppo alte e distruggono o alterano le tracce biologiche in modo troppo elevato, non consentendo più l’applicazione della tecnica della BPA[7].
___________________________________________________________________________________
Bibliografia
- Monica L. Snyder, Ralph C. Aldredge: Trial by fire: Comparing DNA degradation in blood versus semen after fire exposure– Journal of forensic research, USA 2016;
- Bontempi F., Crosti C., Mangione M.: -L’investigazione antincendio sugli aspetti strutturali: una proposta di codifica– Rivista Antincendio, ottobre 2015;
- Caira L., Mangione M., Bontempi F.: Comportamento umano in caso di incendio: modelli di evacuazione – Rivista Ingenio, aprile 2017;
- Sharon Abrams, Anne Reusse, Amy Ward, Janice Lacapra: A simulated arson experiment and its effect on the recovery of DNA- Canadian Society of forensic science Journal- 2008;
- Gennaro Francione: Criminologia Dinamica. La via di Popper al DNA– Nuova Editrice Universitaria, 2019;
- E. D’Orio, M. Mangione, P. Montagna, Evaluation of the performance of the blood evidence tests in a fire scene, HIDS conference, 2020
- Ya. B. Zeldovich, A.A. Ruzmaikin, D.D. Sokoloff (1990) The Almighty Chance, World Scientific, Singapore.
- G. Serini, D. Ambrosi, E. Giraudo, A. Gamba, L. Preziosi, F. Bussolino (2003) Modeling the early stages of vascular network assembly, The EMBO Journal 22, pp.1771-1779.
- A. Gamba, D. Ambrosi, A. Coniglio, A. de Candia, S. Di Talia, E. Giraudo, G. Serini, L. Preziosi, F. Bussolino (2003) Percolation, morphogenesis, and Burgers dynamics in blood vessel formation, Phys. Rev. Letters 90, pp. 118101.
- Berti A., Barni F., Pace A., Analisi delle macchie di sangue sulla scena del crimine, edi Ermnes s.r.l., Milano, 2011.
- Luigi Preziosi – http://matematica.unibocconi.it/articoli/la-matematica-nel-sangue
- Luigi Viola – Interpretazione della legge con modelli matematici – Processo, a.d.r., giustizia predittiva.
- https://www.dirittoecronaca.it/pillole-di-scienze-forensi-la-bloodstain-pattern-analysis/ ↑
- www.iabpa.org ↑
- Nel caso di specie il corpo era stato attinto da due colpi di arma da fuoco. Il primo al torace, da distanza superiore a venti centimetri, comportando una prima inclinazione della vittima in avanti; il secondo sparo invece ha interessato il capo del medesimo, a contatto. Circa il back spatter, conseguente al secondo colpo esploso, la Corte giudicava spiegabile la mancanza di macchie di sangue sugli indumenti dell’imputato alla luce della ricostruita analisi della posizione del capo della vittima, nel momento dello sparo, quindi dell’ubicazione delle macchie di sangue sui pantaloni della stessa. ↑
- https://www.medicalive.it/bloodstain-pattern-analysis-bpa-loperatore-sanitario-dellemergenza-sulla-scena-del-crimine-e-le-tracce-di-sangue/ ↑
- Passive Patterns: flow, pool, saturation, drip/drop, volume; Projected Patterns: instrumental, expirated, arterial spurt/gush; Impact Patterns: blood splashes, object splashes, drops, drips, trails, object impacts; Impression Patterns: transfer, contact, swipe, wipe, secondary; Artifactual Patterns: voids, fly spots, insect/bug trails, bubbles, blood (dried, skeletonized, separated). ↑
- https://www.agendadigitale.eu/documenti/tecnologie-al-servizio-delle-indagini-ecco-la-nuova-forensic-engineering/ ↑
- https://www.agendadigitale.eu/documenti/bio-forensics-alla-prova-del-fuoco-cosi-i-test-aprono-a-nuove-tecnologie/ ↑