La realtà conversazionale online è mutata rispetto all’epoca di massima esplosione della blogosfera. E questo per la combinazione di tre elementi: l’ingresso di massa nei social media, la frammentazione della comunicazione in micro contenuti e il consumo di questi contenuti sempre più attraverso gli schermi degli smartphone in mobilità.
È così aumentata la complessità nel filtrare contenuti che sono sempre più diversificati e si affastellano saltando di argomento ad argomento e nel gestire le relazioni che si moltiplicano fra reti più vicine, celebrities, soggetti istituzionali, ecc.
La soluzione è stata – per ora – affidare ad algoritmi la visibilità di contenuti “preferibili” e la velocità e volatilità della gestione delle relazioni che passa sempre di più attraverso like e sharing e scambi di emozioni.
È una modalità diversa di costruire ponti fra le persone che hanno rinunciato alla logica della profondità testuale. Pensiamo a come FB e Twitter segnalano un link per volta – solitamente – e non rimandano alla logica dell’hyperlink come modalità di connessione del pensiero: è la logica della segnalazione a fronte di quella della conversazione; è l’autonomia del frammento vs il mosaico di un pensiero connesso.
Anche la velocità di fruizione, che si associa a tempi di attenzione sempre più bassi (siamo a 6 secondi), attraverso un consumo in mobilità da schermi – quindi con la preminenza del visuale rispetto al testuale – segnano il nostro tempo.
Questo significa che i contenuti long form non esistono più? Certo che no, ma diventano un genere proprio.
Il resto è dettato dall’urgenza del comunicare, raccontandosi, come status più che come pensiero riflesso. Il pensiero riflesso è nella costruzione ex post di questi frammenti che ognuno di noi, se vuole e riesce, può ricomporre.
Cioè: si produce una partizione fra 1. racconti pubblici sempre più frammentati e di sintesi (ad esempio Instagram: una foto e qualche hashtag), adatti ad un racconto istantaneo ed emotivo, continuamente rinnovato passando da una cosa all’altra 2. conversazioni che si spostano sempre di più in ambienti “chiusi” come chat 3. un racconto pubblico sempre più istituzionalizzato attorno a pochi luoghi in cui si commenta (vedi Reddit) e che mostrano una realtà caotica e polarizzata.
Queste sono conseguenze sociali: si tende sempre più a distinguere fra ambienti connessi intimi e conversazioni connesse pubbliche. Meno trasparenza e visibilità delle seconde, una dimensione partecipativa nel pubblico che diventa più privata.