territori e digitale

Borghi e centri di innovazione culturale: così l’Italia attira i nomadi digitali

L’emergenza ambientale, la capillarità della comunicazione online e la trasformazione del lavoratore in nomade digitale, pongono nuove sfide ai nostri borghi, ma anche inedite opportunità di crescita e visibilità. Dagli esempi di eccellenza allo sviluppo di buone pratiche, cosa offre l’Italia e dove può fare di più

Pubblicato il 10 Ott 2022

Gabriele Ferrieri

Presidente ANGI – Associazione Nazionale Giovani Innovatori

gerace

Nell’epoca della disintermediazione tra i poteri centrali e quelli periferici, in una cornice di crisi istituzionale costante, il ruolo del PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) ha fatto riscoprire alla politica una centralità nel dialogo costante con i territori, creando una nuova sinergia di intenti e di armonie in un’ottica di nuovo rinascimento italiano in particolare per quello che concerne i borghi e il loro sviluppo.

Un successo che fa comprendere come il territorio e le sue peculiarità siano il cuore pulsante dell’economia nazionale e che non possono essere trascurate se non dimenticate. In questa prima fase del Piano, sono stati selezionati 21 progetti, uno per ogni Regione, ai quali saranno distribuiti 420 milioni di euro. Poi sarà la volta di una seconda linea di intervento, con 580 milioni di euro ad almeno 229 borghi selezionati tramite avviso pubblico rivolto ai Comuni.

Conferenza stampa PNRR Borghi

Conferenza stampa PNRR Borghi

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Le aree interne e i Borghi rappresentano una grande opportunità di ristrutturazione della governance locale con un dialogo e una sinergia con la struttura centrale, in primis quella regionale, in cui si superino alacremente le resistenze interne, nella logica di una promozione di progetti e obblighi territoriali che possano garantire trasparenza e tracciamento dell’investimento, soddisfacendo, al contempo, l’esigenza di natura socio-economica di creare nuove opportunità anche al di fuori del mero tessuto territoriale e che possa valorizzare il Borgo come un’attrazione turistica in compliance alle realtà produttive circondariali, senza divenire una cattedrale del deserto che rischia numerosi investimenti di comunicazione non coordinati e privi di una vera funzione attrattiva.

I numeri dell’ecosistema

L’emergenza ambientale, la capillarità della comunicazione online e la trasformazione del lavoratore in nomade digitale, pongono nuove sfide agli Amministratori di borghi, nonché inedite opportunità di crescita e di visibilità. La missione turistica alla quale i primi cittadini sono chiamati oggi è una riconversione delle offerte e dei servizi capace di incontrare le nuove esigenze del turista esperienziale, ma anche del nomade digitale, in un’ottica di sviluppo sostenibile.

I turisti mossi dal desiderio di scoprire storia e tradizioni legate ai borghi, sono gli stessi che si dimostrano attenti ad un turismo sostenibile e rispettoso dell’ambiente in cui le comunità ospitanti sono immerse. Parliamo dei giovani, sempre più consapevoli dei rischi che la crisi ambientale in atto comporta: difatti, le loro mete di viaggio si corredano di mezzi di trasporto a basso impatto ambientale, di scelte culinarie all’insegna di prodotti a km 0 e di acquisti consapevoli orientati al sostentamento dell’artigianato locale.

Si stima che entro il 2035 i nomadi digitali – ovvero coloro che scelgono di lavorare da remoto in modalità smart-working – saranno oltre un miliardo. Il loro periodo di permanenza in un determinato luogo potrà variare da una settimana a un intero anno, desiderosi di immergersi nella vita quotidiana delle più disparate comunità, all’insegna del viaggio come stile di vita. Si tratta di persone con un background socio-culturale ricchissimo, protese verso quella diversità socio-culturale che può costituire un vero e proprio motore propulsore per le piccole comunità locali, dove spesso manca la consapevolezza della propria unicità quale ricchezza.

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Startup per la riscoperta dei territori

I cluster di borghi possono costituire una concreta risorsa per risollevare l’economia e le sorti dei piccoli e medi Comuni e delle loro attività, ancor più all’indomani della pandemia da Covid-19 e nell’attuazione dei fondi del PNRR. Possono pertanto diventare uno spazio digitale unico nel suo genere, capace di preparare tanto i portatori di interesse del settore turistico quanto le stesse comunità ospitanti, ad accogliere nel modo più appropriato possibile i nuovi profili turistici che si vanno delineando, ovvero quello del turista di borghi e quello del nomade digitale.

Che l’Italia possa vivere di turismo e cultura lo si dice da anni. Ma pochi ci credono davvero. Interessante il caso della startup SharryLand lo ha scritto nello statuto della società benefit che intende sviluppare una economia territoriale attivata dal turismo sostenibile con impatto nelle aree interne del paese. La startup ha messo in piattaforma e app una Mappa nazionale del patrimonio culturale e naturalistico diffuso e coinvolge le comunità locali per creare rete e sviluppo. Ora cresce con il sostegno in equity della Fondazione Social Venture Giordano Dell’Amore.

L’appello dei giovani innovatori italiani

L’ANGI (Associazione Nazionale Giovani Innovatori) ha esaltato l’importanza e il ruolo avuto da parte del Ministero della Cultura che ha dato il via alla prima linea del Piano Nazionale Borghi del PNRR, progetto promosso dal dicastero della Cultura che ha visto oltre 1800 candidature da parte di piccoli centri di tutta Italia.

Tale iniziativa tuttavia deve andare nel solco di un nuovo approccio e una mutazione genetica interlocutoria che deve essere frutto di un lungo processo di omogeneizzazione del linguaggio politico e di una visione imprenditoriale non più solo di natura prettamente territoriale e locale, ma di area vasta in cui il concetto di “Borgo” non rischi di rappresentare più un luogo passivo e improduttivo, ma un’opportunità parallela per nuovi percorsi per valorizzare il capitale umano, le aziende locali e tutto il tessuto regionale.

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