Quando si parla di PA, spesso si trascura un fatto: quello per cui i cittadini non sono solo utenti, ma anche e soprattutto azionisti della PA, in quanto con il prelievo fiscale consentono alla macchina pubblica di funzionare e realizzare la propria mission istituzionale, che è – vale la pena ricordarlo – il raggiungimento del bene comune. Per questo, le PA devono essere accountable, rendendo conto non solo di “quanto” spendono, ma anche di “come” e “per cosa”. Paradossalmente, infatti, non basta che una PA spenda poco o abbia i conti in ordine: occorre soprattutto che dimostri di saper spendere le risorse pubbliche bene e nell’interesse generale.
Va riconosciuto che negli ultimi anni sono state approvate diverse buone norme su trasparenza, performance e integrità delle PA, ma, ad oggi, sono state attuate solo parzialmente e spesso solo come adempimento formale. L’accountability, infatti, viene ancora vissuta come un peso e non come una opportunità di apertura e scambio con gli stakeholders.
Di conseguenza, l’accountability non è omogenea tra le PA, che, quindi, non sono adeguatamente comparabili: gli stakeholders non riescono a sapere neppure quali sono le PA accountable e quali no.
Come possono i cittadini stimolare il processo di accountability? Non certo intromettendosi nell’autonomia delle PA, ma con un’azione di valutazione esterna, indipendente. Senza valutazione, infatti, non ci può essere controllo e, quindi, miglioramento e innovazione: per questo crediamo che la valutazione sia la modalità smart per eccellenza per una PA.
La valutazione, ancorchè civica, deve essere anche competente: per questo, come Fondazione Etica abbiamo studiato e costruito uno strumento di valutazione e misurazione del grado di accountability di una PA, il Rating Pubblico.
La sua innovatività sta nel fatto che non si basa solo su dati economico-finanziari (come i Rating tradizionali), ma anche su dati qualitativi, quali la capacità di raggiungere gli obiettivi, l’adeguatezza dei servizi, la correttezza del rapporto con le imprese fornitrici, etc… L’obiettivo non è dare pagelle alle PA, ma compararle e, soprattutto, incentivarle al miglioramento del loro rendimento.
La misurazione dell’accountability per mezzo del Rating Pubblico si presenta innovativa rispetto ai modelli di valutazione esistenti perchè:
- non necessita della collaborazione delle PA al processo di valutazione,
- recepisce le disposizioni normative degli ultimi anni sulla PA,
- misura i dati sia qualitativi che quantitativi della performance di una PA,
- valuta l’effettiva trasparenza,
- individua alert su possibili fenomeni di corruzione,
- contribuisce a prevedere il rischio di default,
- individua ogni anno un benchmark tra le PA.
Il Rating Pubblico è uno strumento non solo di misurazione dell’accountability, ma anche di partecipazione. Non quella passiva e protestataria, bensì quella attiva, in cui i cittadini parlano e ascoltano, in un feedback positivo con le Amministrazioni. È un processo cosiddetto di “empowerment”, con una comunità capace di farsi propositrice verso le Istituzioni. I cittadini, infatti, sono chiamati a fornire informazioni su quelle PA con cui vengono in contatto quotidianamente, alimentando così il database da cui scaturirà la valutazione civica delle PA stesse.
In questo modo, il Rating Pubblico diventa anche strumento di “capacity building” nei confronti dei cittadini, insegnando loro a usare la forza informativa attiva anziché la critica sterile.