E’ passato il bando Spc-Cloud. C’è, finalmente, la piena operatività dell’Agid. Ci sarà la fatturazione elettronica alla PA da giugno. E’ in arrivo il decreto per l’Identità Digitale. E’ partito il Piano Nazionale per l’alfabetizzazione informatica e le competenze digitali. Da due mesi sembra che tutto ciò che riguarda l’Agenda Digitale Italiana abbia nuovo impulso. Ma è solo il minimo per un recupero molto impegnativo e anche urgente per un Paese che ha un deficit di 25 miliardi di euro all’anno in investimenti in tecnologie dell’informazione, rispetto ai paesi competitor europei.
Due appelli. Il primo. C’è bisogno di una presa di coscienza vera da parte della leadership del Paese, pubblica e privata, sui temi dell’uso delle nuove tecnologie. Chi è a capo di un’impresa deve essere più coinvolto, più determinato nel rendere pervasive le nuove tecnologie in modo profondo nel tessuto connettivo della propria organizzazione. Il secondo. Al Governo Letta va dato il merito di aver rilanciato e di aver ricondotto alla Presidenza del Consiglio il tema dell’innovazione. Per fare la differenza occorre che il nuovo premier dia al Commissario, o chi per lui, poteri e deleghe operative sui due-tre grandi progetti infrastrutturali della PA, unica via per passare dalle Agende ai “collaudi”.