sex dolls

Che problema c’è se si fa sesso col robot

Forse sarà il sesso una killer application dell’intelligenza artificiale. Se ne vedono i primi segnali. Che aprono anche in questo settore, scenari interessanti quanto inquietanti, in termini etici e di privacy

Pubblicato il 05 Set 2018

Vittorio Paolo Fasciani

hacker and maker

sex-dolls

Qualche giorno fa mi è capitato di vedere un video su facebook della pagina “sex stuff”.

Anche se vi consiglio vivamente di vedere il video, vi faccio un breve sunto: una visita ad un’azienda produttrice di sex doll hi-tech.

Intelligenza artificiale e technoporn

Nulla di osceno, per carità, ma molto interessante vedere come l’industria del sesso è sempre all’avanguardia nel settore tecnologico, forte di un mercato che riesce a tener botta alla crisi economica per il suo valore antropologico intrinseco.

Dalla oggettistica meramente “manuale” si è progressivamente passati a mezzi più evoluti: l’Intelligenza Artificiale ha da sempre stuzzicato la fantasia dei technoporn ma mai, come adesso, ha avuto una spinta esponenziale grazie, soprattutto, all’evoluzione tecnica dei materiali quali polimeri siliconici che, al tatto ed alla vista, riproducono quasi fedelmente pelle e carne. Per non parlare della micro servo/elettronica che, con la sua miniaturizzazione e perfezione, viene utilizzata in maniera massiccia per dotare i nuovi robot di sensori (tattili, visivi, di posizione e termici) e rendere più mobili e snodabili parti del corpo (gambe, mani, occhi, zigomi, labbra, ecc.).

Il desiderio di antropomorfizzazione dei robot nasce da un desiderio ancestrale dell’uomo di paragonarsi ad un dio. Va detto, comunque, che tale tendenza potrebbe portare all’accettazione del robot in casi nei quali il suo utilizzo risulterebbe utile se non necessario. Non a caso si stanno studiando robot-infermieri in grado di empatizzare con i pazienti, soprattutto anziani e portatori di determinati handicap. I robot sono capaci di analizzare le espressioni del viso ed intraprendere determinate azioni fino a quando il feedback del paziente risulti positivo.

Accantonando determinate “pruderie” possiamo definire il sesso come la killer application per eccellenza. Basti pensare alla diffusione ed alla standardizzazione che ha portato nel mondo della videoregistrazione casalinga e professionale. Anche la tecnologia di compressione e trasmissione di filmati in streaming ha seguito lo stesso percorso, surclassando il calcio.

Tecnologia ed etica

La questione tecnologica, a mio avviso, procede passo passo con quella etica proprio per i motivi sopracitati.

La antropomorfizzazione dei robot porta, come conseguenza, ad un rapporto empatico unilaterale (per il momento) uomo-macchina. Un esempio lo troviamo in un articolo apparso su alcune testate giornalistiche, nelle quali veniva descritto un esperimento sociale: un umano avrebbe dovuto spegnere una macchina che, però, lo implorava di non farlo.

Un semplice esempio di AI applicata alla social engineering che, in maniera inquietante, ha portato a far desistere l’umano dallo spegnere la macchina.

Tale esperimento è interessante dal punto di vista tecnologico poiché ci dimostra come la AI, da tempo, riesce a condizionare il comportamento umano comprendendo, nel limite del suo possibile, le domande e le risposte dell’interlocutore.

Da un punto di vista sociologico è importante tenere d’occhio l’unilateralità dell’azione empatica uomo-macchina. Viene da sé che, allo stato attuale, un uomo può essere persuaso a non spegnere una macchina ma non si può persuadere una macchina a non uccidere un uomo.

Sex dolls connessi e sicurezza dei dati

Altra questione cruciale, è la questione legata alla enormità dei dati che una AI richiede di memorizzare ed elaborare: siete disposti, voi, a mettervi in casa un’amante ultra tecnologica che, by design, è collegata ad un cloud per condividere ed analizzare le vostre perversioni sessuali? Per meglio soddisfarvi eh!
E’ un problema atavico di tutte le tecnologie emergenti: puntare sulla innovazione tecnologica trascurando le possibili criticità sulla sicurezza dei dati che tale tecnologia andrà ad elaborare. Esistono già numerosi POF (proof of concept) relativi a sex toys collegati via bluetooth, figuriamoci se ogni sex doll avesse un account con password 1234.

Insomma, può far storcere il naso a molti, ma le sex doll (ed i sex doll) sono da considerarsi in maniera obiettiva come una possibilità per scoprire cosa la AI può riservarci. Può servire per comprendere come determinate funzionalità e/o peculiarità possano essere traslate su di un diverso piano pratico: basti pensare all’utilizzo di robot simil-umani nel rapporto empatico con pazienti affetti da determinate patologie.

A chiusura delle mie considerazioni, una esortazione: la tecnologia permea il nostro mondo sotto numerosi aspetti. La nostra capacità deve essere quella di riconoscere determinate innovazioni, da ovunque esse vengano, analizzandole, sviluppandole ed utilizzandole anche in altri ambiti.

Chiunque sia un hacker può comprendere questo modus agendi legato all’osservazione di un sistema al fine di migliorarlo e trovarne ulteriori applicazioni.

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