Il tema delle fake news, delle bufale, dell’uso scorretto del web è ormai all’ordine del giorno da mesi e nelle ultime settimane è diventato un argomento quotidiano. Giusto. La battaglia alle notizie false, alla disinformazione e alla diffusione di realtà inesistenti è sacrosanta. Ho partecipato recentemente ad un interessante dibattito alla sede Ocse di Parigi “Innovation in Government: The New Normal”, organizzato nell’ambito delle attività dell’Osservatorio internazionale sull’innovazione nel settore pubblico (Opsi) con interventi di Governi e personalità da tutto il mondo (se avete voglia di approfondire qui trovate il video) ed anche in questa occasione il tema delle fake news ha avuto grande risalto e il dibattito è aperto, con sfumature diverse, a livello internazionale.
Il confronto su come gli strumenti di nuova comunicazione e le nuove tecnologie stanno impattando sulle nostre democrazie è molto ampio e complesso e ogni Paese ha la propria esperienza e caratteristiche. Ho letto con interesse una recente intervista di Tim Berners Lee, l’inventore del web. Due passaggi credo siano da sottolineare: “Mi preoccupa – dice Berners Lee – la proliferazione delle fake news e l’uso di internet e dei social network per la propaganda e la trasformazione in “arma” del web. Questa non è democrazia, di cui il web dovrebbe essere una forza, ma manipolazione di alcune aziende”…“La connettività è un servizio pubblico, come l’acqua”. Le preoccupazioni, condivisibili, e gli impegni che ci dobbiamo prendere tutti sono molti, in particolare credo si debba partire da alcune considerazioni: le fake news o notizie false, con modalità e strumenti diversi, sono sempre esistite, oggi sfruttano le straordinarie potenzialità del web e dei social network per incidere con sempre più forza; serve sicuramente un deciso coinvolgimento dei grandi player del web che devono essere chiamati in causa direttamente (e in parte stanno lentamente iniziando a farlo) nella battaglia contro le fake news, l’odio in rete, il cattivo utilizzo di internet.
Coinvolti, responsabilizzati, regolati; le stesse straordinarie potenzialità di web e social network le abbiamo però anche in positivo, anche per il servizio pubblico, dobbiamo puntare sull’utilizzo corretto di questi strumenti, su un uso di utilità e non solo di gioco o passatempo, su una consapevolezza sempre più forte di potenzialità e rischi, su un grande investimento sulle nuove figure professionali, sul nuovo profilo del giornalista pubblico, sul coinvolgimento diretto dei cittadini che cercano punti di riferimento affidabili.
Su questo credo che la pubblica amministrazione e il settore pubblico possano e debbano fare molto. Il web, i social network , le chat sono strumenti, di grande forza, ma pur sempre strumenti. Non credo che si possa imputare agli strumenti, seppur molto impattanti, la proliferazione delle fake news. O meglio, la colpa non è dello strumento, ma di come lo si utilizza e di quanto si fa per conoscerne potenzialità, rischi, utilità. Bene quindi l’attenzione della politica, il dibattito ampio e partecipato, il coinvolgimento delle aziende dei social e del web, il recente tavolo tecnico aperto dall’Agcom “per la garanzia del pluralismo e della correttezza dell’informazione sulle piattaforme digitali”. Abbiamo però bisogno di un’altra gamba, forte e autorevole, un punto di riferimento che serve ai cittadini per orientarsi e informarsi nel modo corretto.
Bisogna fare un grande investimento su una buona e nuova comunicazione pubblica, che abbia come stella polare il servizio al cittadino, e che i nuovi strumenti (web, social e chat) hanno il merito di avere riportato al centro delle politiche. Chi meglio delle istituzioni pubbliche, nazionali e locali, può rappresentare un punto di riferimento? Chi meglio della comunicazione pubblica può fare da bussola per orientare il cittadino nel mare della disinformazione e dell’utilizzo scorretto del web? Per farlo serve presenza costante, nuove professionalità, organizzazione, conoscenza di linguaggi, rischi, potenzialità, formazione, diffusione e scambio di buone pratiche, rappresentare un punto di riferimento affidabile e autorevole anche e soprattutto sui nuovi strumenti di comunicazione. Una buona e nuova comunicazione pubblica si può e si deve sviluppare e può essere un ottimo antidoto al proliferare delle fake news.