Oggi, gli oggetti digitali inglobano gran parte della conoscenza esplicita dell’umanità, ruolo che, ai suoi tempi, Diderot assegnava agli scritti. Ma se ai tempi del filosofo era facile riconoscere un letterato, oggi si fa più fatica a circoscrivere le competenze di un digital literate.
Ecco chi sono, secondo DigiComp 2.2, il documento europeo che ne descrive le competenze digitali. Ma facciamo una premessa.
Il mondo come ecosistema digitale
Il mondo è ormai un ecosistema digitale, di cui facciamo parte, volenti o nolenti. L’ambiente fisico di questo ecosistema comprende due entità fondamentali: un’infrastruttura tecnologica e un universo di oggetti digitali.
L’infrastruttura tecnologica si articola a sua volta in due elementi: i dispositivi digitali e una rete globale.
I dispositivi digitali permettono l’elaborazione e la trasmissione dei dati (smartphone, computer, tablet, e altri dispositivi elettronici).
La rete globale, Internet, che connette questi dispositivi, consente di condividere informazioni, di comunicare e di accedere a servizi online.
L’universo degli oggetti digitali è costituito da dati (informazioni e contenuti rappresentati in formato digitale, come testi, immagini, audio e video) e da applicazioni software, che consentono agli utenti di svolgere varie attività, come la gestione delle comunicazioni (email, chat, videochiamate, social media eccetera), la fruizione dei media, il lavoro a distanza, l’eLearning, i giochi eccetera.
Ecosistema digitale: gli oggetti connessi
Le caratteristiche principali di questi oggetti, che incorporano gran parte della conoscenza esplicita dell’umanità, sono la multimedialità, l’apertura, l’interattività, la democratizzazione della loro produzione, il supporto alla socializzazione, condivisione e collaborazione, l’immaterialità, la computabilità ovvero la possibilità di svolgere un certo tipo di compiti mediante procedimenti automatici.
Oggi, accanto a queste peculiarità, ne stanno emergendo altre legate agli sviluppi del settore dell’Intelligenza Artificiale, reso possibile sia dalla vertiginosa crescita delle
capacità di calcolo e di memoria dei dispositivi hardware, sia dallo sviluppo di approcci, modelli e software relativi ai settori del machine learning e della sua branca denominata deep learning.
C’è da dire che la locuzione intelligenza artificiale è fuorviante perché attribuisce una
proprietà tipicamente umana ad artefatti, occultando l’essenza del loro funzionamento, che non prevede la comprensione del mondo reale o dell’esperienza (tipica del pensiero intelligente), ma è basato su inferenze indotte dalla manipolazione di dati e su risposte generate sulla base di associazioni statistiche presenti in questi dati.
Esempi di oggetti digitali
Oggetti digitali sono per esempio quelli capaci di guidare automobili, di giocare a scacchi in modo praticamente imbattibile, di riconoscere forme come impronte digitali e volti. A questa tipologia di oggetti appartengono i Large Language Model (LLM), che
inglobano un modello di linguaggio di grandi dimensioni, addestrato con tecniche di
apprendimento automatico, come il deep learning, utilizzando enormi quantità di testi
disponibili nel web. Questi oggetti non solo sono in grado di generare testi coerenti di alta qualità, come GPT (Generative Pre-trained Transformer), ma forniscono anche altre
prestazioni all’apparenza umane, come per esempio riconoscere forme, risolvere problemi matematici, fornire argomentazioni su dati temi, rispondere a test scolastici (e anche generarli), produrre codice eseguibile, comporre poesie e melodie. Ovviamente la qualità di queste prestazioni deve essere sottoposta a un vaglio severo, ma i progressi sono indiscutibilmente sbalorditivi e per molti versi imprevedibili.
I digital literate per interpretare l’ecosistema digitale
Questo è il mondo in cui viviamo e questi i modi in cui si sta evolvendo. Ecco chi sono, e quanti sono, capaci di comprendere, valutare e usare l’infrastruttura e gli oggetti digitali per intervenire attivamente nella società, per raggiungere i propri obiettivi, per sviluppare le proprie conoscenze e potenzialità, evitando di essere manipolati o imbrogliati. In altri termini vediamo chi sono i digital literate e quanti sono in Italia. Ecco quanti hanno accesso all’infrastruttura digitale (dispositivi adeguati e rete) e quanti, invece sono esclusi (digital divide).
Esistono diverse proposte per descrivere un individuo digital literate. Per esempio, la
commissione europea ha redatto un documento, denominato DigComp 2.2, che descrive le competenze digitali di un tipo ideale di digital literate.
Analisi internazionali mostrano quanto una popolazione è digital literate. Una di queste,
condotta da Eurostat, l’ufficio statistico dell’Unione Europea, mostra la posizione dell’Italia rispetto agli altri stati Europei: siamo terzultimi e le Basic Digital Skills non sono raggiunte neanche dal 50% della popolazione.
L’ignoranza digitale va a braccetto con il digital divide
Il divario digitale descrive la divisione tra chi è in grado di vivere nel mondo digitale e chi non lo è. Non solo a causa dell’ignoranza digitale, ma anche per l’impossibilità di interagire con l’infrastruttura digitale per mancanza di adeguati dispositivi e di accesso alla rete.
Nel 2020 solo il 66% delle famiglie italiane possedeva un pc con accesso a internet. Ma è un dato cattura solo in parte la situazione, perché, per partecipare al mondo digitale, ogni individuo dovrebbe avere un dispositivo e un accesso alla rete. E questo dispositivo dovrebbe essere adeguato per i compiti da svolgere. Per esempio, a uno studente non basta uno smartphone o un tablet, ma per fruire e produrre oggetti digitali ci vuole un computer personale collegato alla rete. In Italia solo il 12,7% delle famiglie soddisfa questo criterio.
Conclusioni
A fronte di questo quadro, la scuola può giocare un ruolo determinante per formare
individui in grado di vivere nel mondo digitale. Per esempio, non basta più che tutti siano messi in grado di leggere, scrivere e far di conto, ruolo tradizionalmente affidato alle scuole elementari, ma già dalla scuola primaria tutti dovrebbero possedere un laptop, un accesso alla rete e la capacità di operare (fruire e produrre) con gli oggetti digitali. In Italia, secondo il DESI 2022 (che misura l’indice dell’economia della società digitale nella Ue), è ancora scarsamente diffusa la consapevolezza delle sfide poste dalla rivoluzione digitale alla società e alla scuola.