La corsa nei viottoli della colonia. L’ultima corsa. Fino a fermarsi davanti a casa. Si piegò. Guardò per terra. Le proprie scarpe. La giovane Geerla vide i suoi 122 anni ansimare. Prender fiato. Gli alberi della colonia astrale la agguantavano. I cespugli la dileggiavano un poco. Vide il suo nascere lontano. Intorno a Giove. Le parlavano della terra. “È fatta degli orti di questa colonia astrale, Geerla”. I piedi erano grandi come il suo busto. Guardò in alto. Le gambe del genitore comandante. Oltre c’era l’azzurro del cielo artificiale e il bianco delle nuvole batuffolate. Il bianco delle farfalle. Due. Sempre in coppia. I mesi di Geerla ad esplorare ginocchiando ogni angolo della colonia. Vide gli anni dei viaggi in profondità. In ogni profondità. Nei silenzi astrali. Nei silenzi famigliari. Nei silenzi dei distacchi. Nelle urla dei distacchi. Alla vista dei primi passi. Dei primi pensieri.
Geerla prendeva fiato. Si guardò comandante. Quando vedeva il giorno dopo. Con le memorie connesse. L’anno dopo. Il decennio dopo. Il secolo dopo. Scoperto. Previsto. Anticipato. Disegnato. Disdegnato. Letto. Studiato. Imparato. Declamato. Percorso. Traslocato. Innamorato. Rischiato. Adulato. Due farfalle bianche nel chiostro. Il velo bianco nel chiostro. Sul pianeta terra. Poi via. Nel cielo nero dipinto d’azzurro. Vide gli anni dei viaggi. Le rotte. Gli incontri. Gli scontri. Geerla sapeva prima. Come tutti. Con le memorie connesse. Vedeva prima. Sentiva prima. Odiava prima. Amava prima. Emozioni prima. Inganni prima. Strade prima. Porte prima. Corridoi prima. Salotti prima. Giochi prima. Futuro prima. Dipanato dalle memorie connesse. Sfacciato. Estroflesso.
Geerla prendeva fiato. Le memorie connesse. La sindrome della noia assoluta. Il dolore assoluto.
Un dolore completo. Dai calcagni alla nuca. Attraverso i capelli. Rasati. Dalla fronte alle ginocchia. Piegate. Prima l’Amazzonia davanti. Verde. Immensa. Laggiù sulla Terra. Ora piegata. Ora il terriccio del sentiero. Impolverava il viso. Sollevato dai respiri. Della lunga corsa. Di fianco a casa. Nella Colonia astrale 111.
Geerla Sastran chiamò la sua connessione gemella, il suo alter e le annunciò: “Ho fatto la corsa finale… per raggiungere la noia completa… ora attivo le memorie del distacco…”
Alter Geerla: “Tu non farai nulla di tutto questo, Geerla! Non ci sono più memorie connesse! Non qui sul pianeta terra , almeno… c’è stato quello che tutti chiamano grande ictus mnemonico… c’è stato da poco… due o tre giorni fa… dicono… ”
Geerla: “E allora?”
Alter Geerla: “E allora è finita, Geerla! non vedremo più il nostro futuro… tutta la nostra vita, minuto per minuto, dalla nascita alla tomba… era prevedibile e prevista… con le memorie connesse che ci disegnavano ogni istante… Non saremo più annoiati a morte… le memorie sono state sconnesse… ci hanno ridato il futuro!”
Geerla: “Non tutte le memorie sono staccate… vedo chiaramente tutto il mio stupido prossimo futuro davanti a me… ”
Alter Geerla: “È il tuo passato, Geerla! Guardalo bene! Ora gira la testa… ancora… di più! Ancora… ancora… ancora!”
Geerla Sastran girò la testa una volta. Un giro completo. Poi due giri. Poi tre. Poi quattro. Poi cinque.
(61-continua la serie. Ogni episodio è “chiuso”)