politecnico di Milano

Cittadini poco digitali, affrontiamo così il problema italiano

Agire sia sull’offerta sia sulla domanda di servizi digitali. I numeri ci suggeriscono che, anziché interventi “a pioggia”, è meglio incentivare lo sviluppo di competenze agendo con specifiche priorità. Ecco i consigli del Politecnico di Milano

Pubblicato il 17 Gen 2018

Luca Gastaldi

Direttore dell'Osservatorio Agenda Digitale e dell’Osservatorio Digital Identity del Politecnico di Milano

Paola Olivares

Direttrice dell’Osservatorio Digital B2b del Politecnico di Milano

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Alla base dello sviluppo di un’economia digitale ci sono le persone. Esse sono il motore delle organizzazioni, i destinatari dei servizi messi a disposizione da imprese e PA, l’unità di base delle famiglie e della società. Ogni investimento nella riduzione del divario digitale tra i cittadini, nella diffusione di competenze digitali e nel miglioramento dei servizi pubblici digitali a cui essi possono accedere rappresenta un importante acceleratore per l’attuazione dell’Agenda Digitale del nostro Paese.

Per cogliere tutti i vantaggi offerti dall’innovazione digitale è necessario avere dispositivi tecnologici, connettività e competenze adeguate.

Innanzitutto, è fondamentale che il cittadino possieda la dotazione tecnologica necessaria a beneficiare di tutti i vantaggi offerti dall’innovazione digitale. Dalla Ricerca condotta dall’Osservatorio Agenda Digitale emerge che l’88% degli italiani possiede almeno un dispositivo tecnologico tra smartphone (83% degli italiani), PC portatile (71%), computer fisso (66%) e tablet (47%).

È inoltre necessario disporre di connettività. Ad oggi l’85% degli italiani è dotato di connessione a internet e vi accede con diverse modalità:

  • nella maggior parte dei casi (63% degli italiani) coloro che hanno una connessione alla rete hanno sottoscritto un contratto di banda larga fissa ad almeno 10 Mbps;
  • comincia a essere significativa l’adozione di banda larga superiore a 30 Mbps (16%), su cui il Governo italiano sta fortemente investendo grazie al Piano Banda Ultralarga;
  • pochi (11%) utilizzano la banda larga mobile come canale esclusivo per accedere alla rete.

Dotazione tecnologica e connettività sono però usate correttamente solo se si hanno adeguate competenze digitali e questa è una delle note dolenti del nostro Paese. Secondo il DESI siamo 24esimi su 28 Paesi censiti per sviluppo di competenze digitali, senza aver fatto nessun miglioramento rispetto alla precedente edizione dell’indice. La Ricerca dell’Osservatorio conferma questi dati con:

  • il 72% degli italiani che sa gestire comunicazioni digitali di base;
  • il 65% che sa gestire file e informazioni digitali;
  • il 61% che sa fare acquisti online;
  • il 66% che sa produrre documenti scritti in formato digitale;
  • solo il 15% che sa programmare.

Contribuiscono in maniera superiore a questi risultati i giovani tra i 18 e i 34 anni, mentre le competenze crollano guardando alle persone che hanno oltre 65 anni.

La PA potrebbe giocare un ruolo fondamentale nell’avvicinamento dei cittadini italiani al digitale. Basti pensare che nell’ultimo anno l’80% degli italiani ha avuto almeno una volta l’esigenza di usare un servizio pubblico. I servizi pubblici più richiesti sono quelli afferenti all’ambito sanitario (il 66% degli italiani ha avuto almeno un’esigenza in quest’ambito), seguiti da quelli relativi alla finanza pubblica (54%), alla mobilità (42%) e alla scuola (33%). Poco sentite sono invece le esigenze che afferiscono alla sfera del lavoro (17%).

Sono però ancora pochi gli italiani che riescono a soddisfare le loro esigenze senza interagire con operatori di un ufficio pubblico ma usando esclusivamente canali digitali. Il 27% degli italiani si è infatti sempre recato a uno sportello per soddisfare le esigenze che ha avuto e un altro 27% ha utilizzato sia il canale fisico che quello digitale. Solamente il 26% ha usato esclusivamente canali digitali per accedere a servizi pubblici. Le esigenze maggiormente gestite unicamente su canali digitali sono il pagamento dei tributi (il 20% degli italiani), le prenotazioni di visite o esami (18%), l’acquisto di biglietti di trasporto pubblico (17%) e l’iscrizione scolastica (16%).

Per provare ad incrementare l’utilizzo del canale digitale è necessario agire sia sulla domanda che sull’offerta.

L’offerta di servizi digitali è ancora molto limitata e “a macchia di leopardo”. Se sommiamo a questi aspetti procedure complesse e poco orientate ai cittadini, che obbligano spesso gli italiani a perdere tempo in coda negli uffici pubblici, il risultato è che si frustra chi vorrebbe usare il digitale come canale privilegiato di interazione con la PA e si forniscono “alibi” a coloro che non sono abituati a esplorare strade digitali per soddisfare le loro esigenze quotidiane.

È però necessario agire anche sulla domanda partendo dalla riduzione del gap di competenze digitali che ci separa dagli altri Paesi europei. I numeri ci suggeriscono che, anziché interventi “a pioggia”, è meglio incentivare lo sviluppo di competenze agendo con priorità:

  • sulle fasce della popolazione più bisognose di miglioramenti (in particolare quelle anziane);
  • su aspetti che potrebbero garantire “cambi strutturali” nel medio-lungo termine, come ad esempio la capacità di programmare o il numero di laureati in materie scientifiche, tecnologiche e informatiche (STEM).

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