parità di genere

Coding girls: il futuro della robotica è donna



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Dalle professioniste dell’IFR alle studentesse di Bergamo, sempre più donne scelgono la robotica. Un cambiamento culturale che passa attraverso la collaborazione tra scuole, università e aziende del territorio

Pubblicato il 29 gen 2025

Mirta Michilli

direttrice generale della Fondazione Mondo Digitale



donna robotica

Yasmin Al Enazi, Michelle Frumkin, Christelle Keefer, Mar Masulli, Clionadh Martin, Sofie Nilsson, Daniela Sanchez, Nadja Schmiedl, Ulrike Tagscherer, Xiaorui Zhu. Chi conosce queste brillanti donne? Per la maggior parte delle persone i loro nomi probabilmente non significano nulla… Eppure, si tratta di dieci professioniste particolarmente capaci e preparate, selezionate dall’International Federation of Robotics (IFR) per ispirare altre giovani donne a scegliere una carriera nel settore della robotica.

Robotica e parità di genere: un modello che funziona

Secondo l’IFR l’industria della robotica si sta muovendo più velocemente di altri settori per sostenere le carriere femminili e ridurre il divario di genere, consapevole di produrre nello stesso tempo un importante incremento economico, circa il 20 per cento secondo la Banca mondiale. E le politiche adottate dai grandi produttori di robot, come Abb, Fanuc, Kuka e Yaskawa, potrebbero diventare un riferimento importante anche per altri settori: bambine e ragazze vengono coinvolte fin dalla scuola per interessarle alle nuove tecnologie legate alla robotica e alle professioni Stem, anche con progetti di rete a livello locale. Programmi formativi con declinazioni robotiche e particolare attenzione alla parità di genere sono stati avviati in più di 30 Paesi. Anche in Italia. E il modello funziona.

Lo abbiamo sperimentato con Roboteco-Italargon, azienda specializzata in soluzioni di saldatura robotizzata, per una originale declinazione del programma nazionale Coding Girls nel territorio di Bergamo, con la collaborazione del Dipartimento di Ingegneria e Scienze applicate dell’ateneo locale, quello che registra la percentuale più bassa di studentesse fra tutti i dipartimenti (appena il 12% rispetto a una presenza femminile del 63% tra gli iscritti).

Presenza femminile nelle Stem, qualcosa sta cambiando

Al contrario di quanto possa sembrare, anche gli atenei del Nord faticano a promuovere le discipline Stem, tanto che tra i laureati dello scorso anno solo il 15 cento proviene da discipline tecnico-scientifiche e le donne sono il 26 per cento [dati AlmaLaurea]. Ma da alcuni anni qualcosa sta cambiando soprattutto a livello di e-leadership al femminile, per docenti e ricercatrici, come già mostrava il Primo bilancio di genere di ateneo del 2021. Nell’Università degli Studi di Bergamo, la presenza femminile supera la media nazionale sia nelle aree ingegneristiche, come ingegneria civile e architettura (42% contro il 34% nazionale) e ingegneria industriale e dell’informazione (22% contro il 18%), sia nelle materie scientifiche di base, come Scienze Matematiche (36% contro 31%), Chimiche (50% contro 49%) e Fisiche, con un significativo 50% rispetto al 22% nazionale. Complessivamente, le donne costituiscono il 34% di docenti e ricercatrici nel Dipartimento di Ingegneria e Scienze Applicate, con una crescita rilevante negli ultimi anni: le professoresse ordinarie sono passate dal 20 al 38% e le ricercatrici dal 24 al 39%.

Storie di donne Stem all’univarsità di Bergamo

Una sezione del sito del Dipartimento di Ingegneria e Scienze Applicate dell’ateneo bergamasco è dedicata alle “Storie di donne Stem” per dare voce alle docenti, ricercatrici, studentesse ed ex studentesse e avvicinare le ragazze alle discipline tecnico-scientifiche e all’ingegneria. “Un’iniziativa che vuole aiutare a vincere stereotipi e pregiudizi di genere radicati che ancora oggi possono condizionare la scelta del percorso universitario da parte delle ragazze”.

Un hackathon tutto al femminile: la scommessa di Roboteco

Quanto questa politica di genere stia dando i suoi frutti lo abbiamo toccato con mano nell’organizzazione di un hackathon tutto al femminile, che si è svolto lo scorso dicembre nella sede di Roboteco a Ponte San Pietro. La professoressa associata Mariacristina Roscia, dotata di carisma e forte competenza multi disciplinare, ha coordinato un team di sette studentesse dei corsi di laurea triennale in Ingegneria meccanica e Ingegneria delle tecnologie per l’edilizia, senza esitazioni, convinta che “esprimere la sensibilità femminile nel comparto Stem sia sicuramente una mossa vincente”. Le sette universitarie hanno affiancato, con il ruolo di tutor, le 50 studentesse di sei scuole superiori del territorio, che si sono cimentate nella progettazione di un impianto di saldatura robotizzato per un potenziale cliente.

La passione per le tecnologie libera da stereotipi

Diverse le motivazioni per cui hanno aderito, ma con unico filo conduttore, la passione per le tecnologie libera da stereotipi: “Il contesto aziendale è fondamentale per la mia preparazione futura”; “Mi piace l’idea di mettermi in gioco, lavorare in squadra, imparare dagli altri e condividere con loro le mie conoscenze da un punto di vista nuovo, fresco e alternativo”; “Vorrei vedere con i miei occhi come funziona il mondo della robotica. Sono curiosa, in futuro vorrei occuparmi di domotica”; “Dopo due anni di studio sui libri, finemente ci è stata proposta un’attività che ci permette di conoscere un mondo diverso in cui poter effettivamente applicare le nostre competenze”.

In particolare alle ragazze è stato chiesto di lavorare a una cella di saldatura Will (Welding Innovative Light Line). E i lavori finali sono stati valutati in base a diversi criteri, come quantità di errori, velocità nell’esecuzione, completezza dell’elaborato, organizzazione e lavoro di squadra, ⁠risoluzione dei problemi, chiarezza espositiva ecc.

“Sono rimasti tutti particolarmente colpiti dalla facilità con cui le ragazze, nonostante il poco tempo a disposizione, abbiamo familiarizzato con il software e siano riuscite a rispondere alla sfida”, ci ha confessato Eleonora Curatola, che ha coordinato il progetto. Il risultato, in effetti, non era affatto scontato, visto il compito ad alto contenuto tecnico, basato su una soluzione innovativa che combina tecnologia Roboteco e Panasonic. “Abbiamo messo alla prova le ragazze […] e hanno dimostrato di essere più che all’altezza della sfida. Questa esperienza ha confermato che i team multidisciplinari ‘in rosa’ sono in grado di generare soluzioni innovative e vincenti. Il futuro dell’innovazione è nelle mani di chi ha il coraggio di sperimentare!”, ha scritto Roboteco sulla pagina Facebook. E anche questo è un segnale importante, la scelta di dialogare con i giovani sulla stessa lunghezza d’onda, raccontando la tecnologia in modo più informale e immediato anche sui social.
La Chief Operating Officer di Roboteco-Italargon è Anna Salvetti: “Abbiamo aderito al progetto Coding Girls perché crediamo fermamente nell’importanza di promuovere la diversità e l’inclusione nel nostro settore. Siamo convinti che team più eterogenei generino idee creative e soluzioni migliori. Questo progetto non è solo un investimento per il futuro della nostra azienda, ma anche un modo per avere un impatto positivo nella società, favorendo un cambiamento culturale importante”.

Tra le cinquanta studentesse che hanno partecipato alla sfida ci ha colpito soprattutto Claudia, che frequenta l’indirizzo automazione dell’istituto tecnico industriale Paleocapa di Bergamo. È l’unica ragazza della sua classe e ha un ottimo rapporto con i compagni. Nella scelta della scuola si è fatta guidare solo dalla sua passione, libera da ogni tipo di pregiudizio.

L’alleanza verticale tra scuole, atenei e aziende: una scelta vincente

Credo che questa esperienza, alla ricerca di soluzioni creative tra le isole robotiche, sia davvero inedita. Una pietra miliare nell’educazione alla parità di genere nelle discipline Stem. Sono sempre più convinta che l’alleanza verticale tra scuole, atenei e aziende, con una forte attenzione ai territori, sia la formula vincente per formare le nuove generazioni e coinvolgere attivamente le comunità nelle scelte di sviluppo equo e sostenibile.

Non c’è dubbio, ci piacerebbe tra alcuni anni trovare il nome delle nostre ragazze tra le donne eccezionali della robotica selezionate dall’IFR… ma in realtà, pensandoci bene, non importa: la sfida che ci sta davvero a cuore è restituire alle giovani donne il futuro e la possibilità di fare in libertà e con serenità scelte personali e professionali. E ci piace l’idea che in qualsiasi campo si trovino a operare si appassionino ovunque al lavoro ben fatto, nell’interesse comune, e che siano donne “di successo” anche dietro le quinte. Per raggiungere questo obiettivo la tecnologia, anche robotica, è la nostra complice alleata.

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