La gestione del rischio di disastri è un compito complesso e multiforme che richiede una pianificazione accurata, strategie ben definite e soprattutto il coinvolgimento attivo dei cittadini.
La prevenzione, la preparazione, l’attuazione e il recupero non sono infatti processi isolati ma elementi di un sistema interconnesso in cui ciascuno ha un ruolo vitale da svolgere.
In particolare, l’apporto della collettività può fare la differenza: la partecipazione dei cittadini può fornire informazioni preziose per affrontare le situazioni di emergenza in modo più efficace ed efficiente.
Disaster risk management, crowdsourcing, vulnerabilità
La gestione delle catastrofi richiede un approccio integrato che comprenda una comunicazione tempestiva, il coinvolgimento dei cittadini e la valutazione della vulnerabilità delle comunità colpite.
In questo contesto, i social media hanno acquisito una notevole importanza, impiegati come strumenti di comunicazione immediata e di mobilitazione durante le catastrofi. Prima di evidenziare come questi i canali social siano stati impiegati nel corso del caso studio preso in esame, è utile chiarire alcuni concetti: disaster risk management, crowdsourcing, vulnerabilità.
Le 4 fasi principali del disaster risk management
Il disaster risk management riguarda i processi di gestione di un disastro. L’University of Missouri ha identificato le 4 fasi principali che lo compongono, vale a dire:
- Preparedness, vale a dire essere pronti a proteggere se stessi, gli altri e gli oggetti di grande rilevanza, nel caso in cui si verifichi un’emergenza o un disastro.
- Response, che prevede tutte le attività indirizzate a prestare il primo soccorso o richiedere assistenza medica per le vittime, se necessario.
- Recovery, che si riferisce alle azioni da implementare una volta che la situazione è rientrata, ad esempio indirizzate alla pulizia, al riparo di eventuali danni e, se necessario, chiamare i servizi di restauro professionali.
- Mitigation, vale a dire ridurre eventuali problemi verificatisi nella gestione dell’incidente.
In questo momento storico in Italia si sta lavorando molto sulla definizione di adeguate procedure e processi per il disaster risk management. A livello internazionale, invece, l’argomento è oggetto di particolare attenzione, in particolare da parte dell’UNDRR (Ufficio delle Nazioni Unite per la Riduzione del Rischio di Disastri) e l’IFRC (Federazione Internazionale della Croce Rossa).
Importanza del coinvolgimento dei cittadini nel disaster risk management
Come anticipato, nei processi di disaster risk management, le attività di citizen engagement risultano particolarmente importanti. Nello scambio di informazioni e comunicazione, ad esempio, l’impiego di diversi strumenti digitali consentono ai cittadini di agire in maniera attiva e di partecipare in diverse fasi di gestione di un disastro. Tra i diversi obiettivi, tali strumenti digitali sono utili, ad esempio per diffondere informazioni cruciali (information dissemination), per creare un senso di comunità (community resilience), per chiamare volontari (volunteerism), per far circolare dati sulle specificità dell’area colpita dal disastro (local knowledge), per organizzarsi su base comunitaria (community-based planning), oppure per diffondere informazioni di allerta (early warning systems).
Il ruolo del crowdsourcing nei processi di gestione del rischio
Su questi aspetti, il concetto di crowdsourcing risulta particolarmente importante, anche e soprattutto a seguito della proliferazione delle tecnologie mobile e dei social media. Il crowdsourcing unisce le due parole “crowd”e “outsourcing” e si riferisce all’idea di attingere ad una risorsa illimitata di intelligenza pubblica, al fine di raccogliere informazioni ed eseguire compiti che altrimenti sarebbero limitati o affidati a pochi attori. In ambito disastri, le pratiche di crowdsourcing rivestono una sempre maggiore centralità, sia in ambito accademico che nella pratica. Tale strumento è, infatti, sempre più impiegato per mappare un’ampia gamma di problemi, rendendo più semplice per un vasto gruppo di persone provenienti da un’intera regione, città, o paese documentare dove si verificano i problemi e quando. Queste informazioni vengono utilizzate come contributi importanti per rispondere a tali problemi, e forniscono un utile aiuto alle aree che ne hanno bisogno, mantenendo le persone aggiornate sui problemi man mano che si sviluppano e si risolvono.
La vulnerabilità nelle situazioni di disastro
Inoltre, un concetto particolarmente legato al disaster risk management è quello di vulnerabilità, che ha due accezioni:
- le caratteristiche determinate da fattori o processi fisici, sociali, economici e ambientali che aumentano la suscettibilità di un individuo, una comunità, beni o sistemi agli impatti dei disastri che si verificano;
- le caratteristiche di diversi gruppi di persone potenzialmente vulnerabili (persone con disabilità fisiche e mentali, anziani, donne incinte, bambini), i cui bisogni speciali devono essere presi in particolare considerazione.
Chiaramente, al di là della specifica accezione di vulnerabilità presa in considerazione, è utile evidenziare come l’impiego di strumenti di comunicazione digitali, secondo le dinamiche del crowdsourcing, possono essere di particolare importanza nel far circolare le informazioni utili per rispondere, far fronte o mitigare i disastri, nonché per preparare adeguatamente la popolazione ad affrontarlo.
Il caso dell’alluvione in Emilia-Romagna
L’Emilia-Romagna ha fronteggiato molte catastrofi naturali. Si tratta di una delle regioni in cui le percentuali di territorio potenzialmente allagabile e di popolazione esposta al rischio alluvioni per tre scenari di pericolosità sono superiori ai valori calcolati su scala nazionale.
Terremoti come quello del 2012, hanno provocato danni considerevoli a edifici storici e comunità locali. Le alluvioni lungo il corso del fiume Po hanno spesso danneggiato coltivazioni e infrastrutture, mentre le frane, soprattutto nelle aree montane, rappresentano una costante minaccia per l’ambiente e la sicurezza delle persone.
La regione è stata, ormai un anno fa, nuovamente colpita da una devastante alluvione. Ha affrontato sfide significative nel gestire l’emergenza, data la sua densa popolazione e la sua esposizione ai rischi idrogeologici. Nonostante tali sfide, l’Emilia-Romagna ha dimostrato una straordinaria capacità di ripresa, con comunità che si sono unite per ricostruire e riprendere la propria vita con determinazione e spirito di solidarietà.
Le autorità regionali e locali hanno risposto prontamente all’alluvione con azioni di evacuazione, soccorso e ripristino delle infrastrutture. Tuttavia, le sfide logistiche e l’ampiezza dell’evento hanno messo a dura prova le risorse disponibili.
Oltre alle azioni immediate, sono state implementate misure a lungo termine per prevenire e mitigare i futuri rischi di alluvione. Investimenti in ricerca, infrastrutture di protezione e sensibilizzazione hanno rappresentato componenti cruciali di queste misure preventive.
Analisi dei processi di utilizzo su X nel corso dell’alluvione in Emilia Romagna
Come evidenziato, durante gli eventi catastrofici, il coinvolgimento attivo dei cittadini e delle organizzazioni della società civile è fondamentale per affrontare efficacemente le emergenze e mitigare i loro impatti. In questo contesto, i social media hanno assunto un ruolo sempre più rilevante come piattaforme per la comunicazione, la mobilitazione e la condivisione di informazioni durante le crisi. X, in particolare, si è dimostrato uno strumento prezioso per la diffusione di notizie, aggiornamenti e richieste di aiuto durante eventi catastrofici.
Lo scopo del nostro studio è stato quello di analizzare l’attivazione dei processi di citizen engagement abilitati attraverso la piattaforma X durante gli eventi catastrofici che hanno colpito l’Emilia-Romagna nel maggio 2023. La ricerca si è basata sull’analisi di tweet raccolti utilizzando la funzione di ricerca avanzata di X. Nello specifico, è stata utilizzata una metodologia quanti-qualitativa, fatta dei seguenti step:
- contestualizzazione generale, in cui sono stati individuati gli argomenti più importanti nei giorni dell’evento, attraverso un’analisi quantitativa dei tweet (è stato scelto l’hashtag #alluvioneemiliaromagna come hashtag di partenza per l’analisi);
- elaborazione dei dati e suddivisione delle tematiche trattate in macro temi;
- elaborazione grafica dei dati raccolti;
- identificazione delle modalità di citizen engagement abilitate, svolta attraverso un’analisi qualitativa dei tweet;
- elaborazione dei dati raccolti e suddivisione dei tweet nelle 4 categorie di citizen engagement individuate e discusse di seguito;
- definizione delle categorie e rappresentazione dei tweet significativi per ciascuna categoria;
- identificazione dei tweet creati direttamente dai cittadini.
Risultati dell’analisi su X: le tipologie di citizen engagement abilitate
I risultati dell’analisi indicano che durante gli eventi catastrofici in Emilia-Romagna nel maggio 2023, sono emersi diversi tipi di impegno civico su X. Sono state individuate 4 specifiche categorie di post:
- attività informative, che hanno visto protagonisti le forze dell’ordine, le ONG e i media digitali, che hanno fornito aggiornamenti costanti sulla situazione e sugli sforzi di soccorso;
- attività di volontariato, particolarmente sostenuto da organizzazioni come Emergency e VolontaRomagna, che hanno giocato un ruolo chiave nell’assistenza alle vittime e nel coordinamento delle operazioni di soccorso;
- il fundraising, con diverse organizzazioni e istituzioni che hanno promosso campagne per raccogliere fondi per le vittime della catastrofe;
- richieste di aiuto e collaborazione, con cittadini locali e persone provenienti da altre regioni che si sono mobilitati per offrire supporto e solidarietà alle comunità colpite.
In merito alle tipologie di post condivisi dai cittadini, si possono evidenziare tre diverse tipologie: tweet creati dalle persone che hanno fatto esperienza della catastrofe; tweet creati dalle persone vicine a coloro che hanno fatto esperienza della catastrofe; tweet di solidarietà e vicinanza da parte di persone che non hanno fatto esperienza della catastrofe.
Alcuni specifici punti di attenzione
- i sistemi di emergenza e i vigili del fuoco hanno fornito contenuti di supporto sostanziali, mentre altri avrebbero potuto fare di più;
- degni di nota sono stati i retweet che mostravano solidarietà e sforzi di raccolta fondi;
- l’impegno civico, in particolare in relazione al volontariato, è stato segnalato come positivo;
- si è osservata una intensa pubblicazione di video, foto e notizie sulla situazione;
- il cambiamento climatico è stato un argomento prevalente, riflettendo l’attuale momento storico;
- un aspetto negativo è che il 29% dei tweet erano motivati politicamente, sfruttando la catastrofe come momento di visibilità politica;
- tra i temi riscontrati nei dati si trovano il cambiamento climatico, l’emergenza, le immagini/video, le richieste di aiuto, la solidarietà e le gaffe.
Conclusioni
Questo studio, per quanto limitato nell’utilizzo degli strumenti rappresenta un esempio di come sia possibile abilitare processi di civic engagement in situazioni di disastro, nonché di come possa essere utile investire sul maggior utilizzo di tali strumenti, al fine di rafforzare un’informazione dal basso e una partecipazione più estesa.
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