Per anni sono stati soprattutto alcuni esponenti dell’Università e della società civile, come Stefano Rodotà, e alcuni leader della Rete, come Tim Berners-Lee, a chiedere una Magna Carta che tutelasse i diritti degli utenti di Internet.
Sembrava chiaro, infatti, che senza una tutela positiva avrebbe prevalso, come sempre in questi casi, il diritto del più forte.
Dopo anni di relativo scetticismo sia della politica, sia di non pochi internauti convinti che la Rete avesse bisogno solo di laissez faire, in questi ultimi mesi hanno finalmente iniziato a muoversi con forza le istituzioni.
Nell’aprile 2014 il Consiglio d’Europa pubblica una guida dei diritti umani per gli utenti di Internet. Due mesi prima, il Bundestag tedesco aveva istituito – su consiglio di una commissione di studio che aveva completato i suoi lavori a fine 2013 – la commissione parlamentare permanente sulla “Digital Society” (un passo che molti vorrebbero veder accadere anche in Italia). Sempre a fine 2013 la presidenza della House of Commons britannica aveva istituito una commissione sulla democrazia digitale, mentre nell’estate 2014 il Parlamento francese ha istituito una “Commission de réflexion et de propositions ad hoc sur le droit et les libertés à l’âge du numérique”.
Sia la commissione britannica, sia quella francese prevedono di presentare i loro risultati a inizio 2015. Intanto, appena pochi giorni fa, Labour Digital, un influente gruppo di esperti vicino al partito laburista britannico, ha pubblicato “Number One in Digital”, con ampi riferimenti a democrazia e diritti nell’età digitale.
E in Italia? Per iniziativa della Presidente della Camera Boldrini a luglio 2014 l’Italia si dota anche lei di una commissione di studio per una carta dei diritti Internet. Si tratta di una commissione composta per metà da parlamentari (uno per ogni gruppo) e per metà di esperti che, nonostante tempi strettissimi, prevede di presentare una prima bozza di Carta Internet in tempo per la riunione dei parlamenti europei che avrà luogo a Roma il 13-14 ottobre 2014. SI tratterà, appunto, di una prima proposta, da discutere ampiamente con esperti e con tutti i cittadini interessati alla materia. Con l’obiettivo di arrivare in tempi brevi a un documento definitivo da consegnare al Parlamento e al Governo affinché contribuiscano – in Italia, in Europa e nel mondo – a tutelare Internet come grande piattaforma non solo di sviluppo economico, ma anche e soprattutto di esercizio di diritti umani fondamentali.