Una volta sgamarli era semplice: il compito copiato si riconosceva subito perché era uguale uguale a quello del compagno di banco, o dell’amico di due file più in là. Oggi è più difficile, perché il compito copiato può essere stato copincollato da tantissime fonti: sono migliaia i siti web dove si trovano ricerche, tesine e temi già fatti, che gli studenti più discoli possono copiare e presentare in classe come se fossero opera loro. L’insegnante 2.0 ha quindi bisogno di sapere come difendersi dal copione digitale, che alligna in tutti gli ordini di scuola, dalle elementari all’università.
Quando copiano da Wikipedia, capirlo non è difficile, soprattutto quando sono ragazzi di medie o superiori: a tradirli e il lessico troppo tecnico, che non assomiglia per nulla a quello che sono abituati ad usare, anche perché di solito questi mezzucci vengono adottati dagli studenti più scarsi. Un giro quindi sulla corrispondente voce di wikipedia è sufficiente a provare il plagio.
Se invece il copione è un po’ più sofisticato, ci si può rivolgere a S.Google: il docente inserisce una o due frasi dell’elaborato e il motore di ricerca individua subito il sito da cui è stato preso il testo.
Che deve fare il docente in questi casi? Prima di tutto, non farla passare liscia allo studente. C’è un lato educativo ed etico del nostro lavoro che prevede che il copione venga sanzionato. Per prima cosa il docente deve segnarsi l’url del sito da cui il testo è stato copiato. Dire o giustificare il brutto voto con un: “L’hai copiato da internet!” non vuol dire nulla ed anzi presta il fianco ad una serie infinita di contestazioni da parte di alunni e genitori. Quindi è meglio segnalare il link preciso e tenerlo in memoria, salvandolo. La copiatura deve poi essere sanzionata, e duramente. Più anche diventare una buona occasione per chiarire in classe i concetti di diritto di autore e i limiti di riproducibilità dell’opera. I ragazzi sono spesso convinti (come anche molti adulti) che tutti i contenuti su internet siano liberi e “figli di nessuno”: spiegare loro che non è così e che se copiano il lavoro altrui senza far caso a copyright e diritti rischiano anche guai legali può essere una mossa vincente per educare i “nativi digitali” che spesso sanno usare tecnicamente il mezzo, ma sono ragazzini inconsapevoli delle possibili ricadute dei loro atti.