Non è un cambiamento come gli altri, quello che si prospetta all’orizzonte e che rappresenta già un presente. L’intelligenza artificiale, nelle sue forme, e la trasformazione digitale portano un salto quantico di paradigma: come validiamo le conoscenze sulla base delle quali sono prese le decisioni? Come controlliamo che vi sia una possibilità di correzione e di sanzione degli errori? Come governiamo l’esercizio del potere?
In che modo pubblici servizi e privati stakeholder, forti di un mercato che travalica in modo indiscutibile i confini territoriali sui quali continua a commisurarsi la capacità dello Stato di garantire la effettività dei diritti e delle eguali opportunità di accesso a questi da parte di cittadini sempre più diversificati per cicli di vita, contesti, destini dovranno essere progettati e valutati in termini di qualità (al plurale)?
A Firenze, il 17 di novembre, se ne è parlato, in una giornata organizzata dal Consiglio Nazionale del Notariato, dalla Fondazione del Notariato e da Notartel. Un incontro che si è dispiegato lungo il suo programma articolato, ricco, e profondamente coeso, proprio nella città di Firenze e che ora permette di approfondire il punto.
Firenze del Cinquecento, simbolicamente suggestiva, dove già erano tangibili i segnali di una nuova era che si apriva squarciando il cielo delle modalità di conoscere e, non sorprendentemente, di esercitare il potere. Fra le due cose essendovi un nesso ineludibile. Nelle parole di Leonardo da Vinci la lucida certezza che nella esperienza sia il nutrimento della ragione. Così nel Trattato sul volo già scrive a suggello di quel fondamento del metodo scientifico che sarà la modernità.
Esperienza e ragione
Gli interventi hanno disegnato uno spazio entro cui discutere, condividere, e mettere a confronto, esperienze per potere trarre punti saldi da cui muovere per proporre cosa fare, come fare, e con quali professionalità e competenze agire, al fine di assicurare che, nella società digitale, la fiducia non sia un sigillo apposto in modo tecnocratico a strumenti sofisticati progettati in astratto, ma sia un risultato che, attraverso un vivente e dinamico percorso di dialogo fra intelligenze tecniche, sociali, istituzionali, composto e parlato con categorie che il diritto condendum e condito definiscono in un perimetro suscettibile di prestarsi a verifica, controllo, tutela dei diritti, si dà perennemente rinnovato ad ogni nuova strategia istituzionale adottata.
Dalla creazione della identità digitale, alla moneta digitale, per passare attraverso l’entrata prepotente sul mercato delle cripto-attività per arrivare alle discusse e ormai diffusissime forme di intelligenza artificiale generativa di cui avvalersi per aumentare l’efficacia della interlocuzione fra cittadino ed interfaccia – via chat bot, per esempio – con le amministrazioni che erogano servizi, la realtà che oggi appare come il nuovo spazio tempo da navigare chiede una chiara stella polare.
Il presidio della legalità
La garanzia permanente, dal design alla valutazione della concreta esperienza dell’uso nel contesto lungo tutto il ciclo di vita delle IA applicate, ha costituito il file rouge tematico della giornata. Inquadrando il metodo che il Regolamento europeo AI Act ha adottato per approntare la norma primaria orientata a coniugare innovazione competitività e tutela dei diritti sulla base di una tipologia dei gradi di rischio, si è potuto mostrare come la funzione ibrida fra pubblico e privato della professionalità notarile nell’assetto ordinamentale del civil law notary sia in grado di dare fondatezza empirica pratica e fruibile dal cittadino a quel concetto di garanzia che tutti acclamano ma che in concreto va fatta vivere in tutti gli snodi di vita – acquisto di una casa, scrittura di un testamento, donazione, creazione di una società – in cui le persone si trovano ad avere contatto e ad elaborare una domanda di diritto in azione.
L’integrazione del dispositivo del sandbox regolamentare è apparsa nelle relazioni scientifiche presentate strategicamente vincente dinnanzi ad una realtà che è fortemente connotata da una imprevedibile innovazione tecnologica e dalla necessità della normativa di evolvere in modo rispondente, appunto, alla esperienza dell’uso che in contesto e nei settori di policy se ne fa.
Proprio all’incrocio di tale evoluzione si apre lo spazio dove si richiede, così come è stato riconosciuto anche nelle voci degli interventi da Strasburgo dei parlamentari italiani europei, il presidio di legalità in azione – dal dato all’utilizzo dell’IA. L’esperienza fattiva e tangibile dell’apporto di questa garanzia in azione si ha nel percorso di attuazione della normativa fintech.
Civil law e public law
È proprio la domanda di garanzie, la sua radice, il suo orientamento, la sua declinazione che si prospetta diversa a seconda delle società e delle tradizioni dei diversi modelli ordinamentali fra civil law notary e public law notary.
Già emerge dalle evidenze empiriche discusse l’importanza di combinare domanda di garanzie e orientamento di questa verso lo Stato o verso la società – qui la Cina e gli Stati Uniti sono apparsi subito polari – e, data questa condizione, quale sia la capacità della istituzione verso cui si chiedono garanzie di assicurare non solo efficienza ma anche equità. Grande enfasi si è potuta dare alla pluralità delle innovazioni digitali attuate all’interno della funzione notarile, dalla creazione di registri informativi differenziati funzionalmente in Romania – su cui si agisce oggi per portarli verso la inter-operabilità e l’integrazione – alla virtuosa esperienza francese della gestione dei pagamenti digitali in materia di transazioni, per arrivare alla esperienza dell’atto digitale a distanza rappresentato dai partecipanti spagnoli e alla strategia di semplificazione e riduzione dei tempi del procedimento dell’asta introdotto nel sistema greco.
La comparazione delle condizioni di contesto che danno luogo a domande di servizi, a preferenze culturalmente orientate in termini di combinazione e bilanciamento – questa è stata una parola chiave – di diverse qualità strutturali, tecniche, gestionali, senza mai comprimere quel quantum necessario di tutela dei diritti fondamentali, ovvero della persona. Un tratto che accomuna, pur nella diversità delle traiettorie nazionali, l’universo europeo.
Questa è stata inquadrata come l’effetto della combinazione di diversi fattori, fra cui la cultura socio-giuridica diffusa costituisce una delle cartine al tornasole della appropriatezza fattuale ed empirica della scelta di un modello ovvero dell’altro.
Conclusione
Nessuna ricetta dunque necessariamente uguale per tutti i Paesi, nonostante la sfida digitale appaia globale e superficialmente potrebbe apparire come una buona ragione per rispondere a tale sfida con un solo modello di institutional design. Nondimeno resta che le voci di diversi Paesi europei portate a presentare le molte esperienze di innovazione, unitamente al sentire condiviso dell’insieme degli interventi susseguitisi nella giornata, non hanno mancato di sottolineare che pur nella fattuale diversità delle scelte di policy, resta un principio non derogabile.
Il valore della persona: della sua libertà di determinarsi nelle volontà, nelle espressioni delle medesime, e la necessità, derivata dal connubio fra dignità universale e diversità di capacità, di sancire nella società digitale quella àncora di garanzia che è bussola nel navigare aperto.