PROGETTI

Come migliorare la PA grazie alla blockchain: i progetti di ricerca

La disintermediazione introdotta dalla tecnologia blockchain potrà modificare le modalità operative consolidate e la Pubblica Amministrazione potrà rendere più semplice ed efficace l’interazione tra cittadino e istituzioni. Lo dimostrano alcuni progetti di ricerca in corso. Eccoli

Pubblicato il 06 Apr 2017

Fabrizio Rauso

Direttore Persone, Organizzazione e Digital eXperience

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Lo scopo dell’Hackaton tenutosi la scorsa settimana è stato quello di promuovere lo studio e la ricerca sull’uso del blockchain per i servizi della PA, attraverso la creazione di esempi da calare nella realtà concreta, modelli per mezzo dei quali comprendere meglio future e nuove possibilità e modalità di interazione tra cittadini, clienti e istituzioni.

L’evoluzione della stessa tecnologia, votata ad implementare progressivamente e in maniera estremamente rapida nuove soluzioni, sarà in grado di indirizzare l’attenzione verso gli ambiti applicativi e le urgenze sulle quali, eventualmente, intervenire. L’aver scelto una procedura così articolata, come il “procurement pubblico”, per l’evento appena conclusosi e l’aver ottenuto, al contempo, risposte fattive in 36 ore, dimostra, innanzitutto, la grande attenzione posta da AgID e da Sogei sui processi innovativi e, in secondo luogo, la capacità di interpretare tali innovazioni non in modo astratto, ma sulla realtà quotidiana, in maniera rapida e operativa.

La blockchain viene sempre più spesso individuata come uno dei fattori maggiormente dirompenti nello scenario offerto dall’odierna tecnologia.

Stando a diversi studi sull’argomento e in accordo con esperienze germinali intraprese da amministrazioni di diversi Stati esteri, questa tecnologia comporta una significativa trasformazione dei processi di business.

Molti analisti e ricercatori concordano sul fatto che l’avvento della tecnologia blockchain – sia essa applicata nella sua forma privata, a garanzia di maggior sicurezza per l’implementazione nella PA, che pubblica –  ristrutturerà le forme attuali di molti servizi e della loro stessa erogazione. In pratica, oggi, in uno scambio dare/avere tra due entità, siano esse del mondo Internet che in quello delle relazioni non virtuali – cioè della realtà quotidiana – la conferma, o veridicità, oppure, ancora, il consenso, viene sancito da un ente terzo, il quale è dotato dell’autorità necessaria per “approvare” la transazione stessa. Nella tecnologia blockchain tale approvazione viene intrinsecamente compresa nel meccanismo con il quale essa opera, garantendo, trasparenza e livelli di sicurezza difficilmente raggiunti con altre tecnologie.

Infatti, il protocollo blockchain è caratterizzato da una catena distribuita di informazioni tra più nodi di una rete (pubblica o privata) costituita da macchine di varia potenza e connesse tra di loro. Ogni nodo detiene una copia del registro, costituito da una serie di blocchi concatenati, all’interno dei quali sono contenute le informazioni degli scambi avvenuti tra coloro che partecipano alla rete. Il fatto che tali informazioni siano distribuite contemporaneamente, in maniera sincrona su tutti i nodi della rete, rende impossibile l’eliminazione dei dati. Ogni transazione effettuata in questo ambiente è soggetta ad una ‘conferma’, o ‘consenso’, espresso attraverso una validazione effettuata risolvendo un problema matematico. Tale conferma viene, dunque, eseguita da un algoritmo condiviso ed accettato nell’ecosistema della rete stessa, rendendo superflua la presenza di una qualsiasi authority. Le singole transazioni possono essere costituite da smart contract, oggetti informatici le cui condizioni si autoverificano e che  abilitano esecuzioni automatiche tra due o più parti, rendendola applicabile ad ogni segmento di mercato. Le transazioni, inoltre, sono caratterizzate da crittografia hashing, concetto alla base della blockchain, in grado di trasformare ogni dato in una stringa alfanumerica molto complessa, la quale rende inalterabili e criptate tutte le informazioni inserite dentro blockchain. In questo modo viene generato un fingerprint (cioè un’impronta) di ogni dato all’interno del registro. La crittografia utilizzata in maniera nativa da blockchain è l’SHA 256, che offre un livello di sicurezza maggiore di una normale transazione HTTPS con SSL.

La dis-intermediazione introdotta dalla tecnologia blockchain potrà modificare le modalità operative consolidate e la Pubblica Amministrazione potrà rendere più semplice ed efficace l’interazione tra cittadino e istituzioni.

Questo scenario evidenzia inevitabili e futuri vantaggi sia per le transazioni previste dalle molteplici procedure della Pubblica Amministrazione che, più in generale, per tutto quel mondo che si fonda sul principio dello scambio e della sua registrazione in maniera formale. Occorre tuttavia sottolineare che, alla data, non esiste alcuna soluzione consolidata, siamo nella fase di studio e della ricerca e non è stata ancora individuata una soluzione che abbia sostituito in toto o in maniera consistente, procedure già in uso. Si tratta di applicazioni che vanno dai trasporti alla vendita degli asset di Stato, dall’e-voting al catasto digitale ed alla distribuzione dei sussidi per il Welfare. Tutti progetti pilota, di dimensioni limitate, esempi di ricerca applicata in fase iniziale eppure significativi per una tecnologia orientata alla semplificazione dei processi che non è ancora accompagnata da normative adeguate.

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