Il Piano Nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), “Italia domani”, trasmesso dal Governo alla Commissione europea e pubblicato sul sito della Presidenza del Consiglio, cita tra le cause del deludente andamento economico l’incapacità di cogliere le molte opportunità legate alla rivoluzione digitale.
Si tratta di un ritardo dovuto alla mancanza di infrastrutture adeguate, una scarsa familiarità con le tecnologie digitali, un basso livello di competenze digitali. Siamo digitali è vero, ma non abbastanza per dirci cittadini digitali.
PA digitale, Mochi: “Grandi speranze nel PNRR, ma ci sono punti critici”
Il PNRR[1] si sviluppa intorno a tre assi strategici condivisi a livello europeo (digitalizzazione e innovazione, transizione ecologica, inclusione sociale), si articola in sei Missioni (digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura e turismo; rivoluzione verde e transizione ecologica; infrastrutture per una mobilità sostenibile; istruzione e ricerca; inclusione e coesione; salute) e 16 Componenti. Non è una lettura semplice, ma dopo aver letto le 269 pagine, certo avremo un po’ più chiaro il progetto che ci accomuna e potremo metterci in cammino con più consapevolezza.
Il percorso che segue è legato al filo delle competenze digitali (altra competenza chiave europea senza cui rischiamo di essere “esclusi” dalla società alla stregua di un soggetto non in grado di leggere, scrivere o contare). Lo sviluppo delle competenze digitali a tutti i livelli è una condizione indispensabile per garantire che tutti possano partecipare alla società e trarre beneficio dalla transizione digitale. Per evitare il divario digitale è necessario non solo sostenere la parità di accesso alle infrastrutture e alle apparecchiature, ma anche il possesso di competenze digitali[2].
Digitalizzazione, competenze, accesso
Com’ è inquadrata la digitalizzazione nel PNRR? È indicata come una necessità trasversale che interessa i processi produttivi, le infrastrutture nel loro complesso, la scuola (programmi didattici, competenze di docenti e studenti, funzioni amministrative, qualità degli edifici) e la sanità (infrastrutture, dispositivi medici, competenze del personale).
Come previsto nel regolamento del Recovery and Resilience Facility (RRF), tra gli obiettivi da perseguire vi è l’innalzamento del livello delle competenze digitali di cittadini e lavoratori, così come l’incremento della loro capacità di accesso a strumenti e servizi digitali.
I dati preoccupanti emersi in relazione all‘Indice di digitalizzazione dell’economia e della società (DESI) mantengono salda l’attenzione, in particolare, sulla necessità di agire per incrementare il livello delle competenze digitali[4] .
L’agenda delle iniziative a supporto delle competenze digitali di base
A questo scopo è stata definita un’agenda che scandisce il percorso delle attività programmate e l’attivazione di bandi.
Relativamente alla definizione di un modello operativo e sistemi a supporto è individuato come periodo di riferimento per l’attivazione del primo bando il I semestre 2022.
Mentre per il I semestre del 2023 si attende il secondo bando in materia di Servizio Civile Digitale e convenzioni con le Regioni per i servizi di facilitazione digitale.
Per il II semestre 2023 sono previsti, invece, i bandi regionali per i servizi di facilitazione attivi e per l’attivazione/potenziamento dei nodi di facilitazione digitale. In merito alla finalizzazione dei bandi per il Servizio Civile Digitale si guarda al I semestre del 2024 (terzo bando) con l’obiettivo atteso di 3 milioni di cittadini formati attraverso le varie iniziative messe in campo (I semestre del 2026).
La tecnologia al servizio delle persone
In che modo i cittadini possono da subito essere interessati da quanto indicato nel PNRR? Partiamo dalla Missione 1, essa punta ad una PA moderna e alleata dei cittadini e del sistema produttivo. La tecnologia è “al servizio delle persone” per migliorarne sensibilmente il quotidiano. L’orientamento è allargare l’offerta di servizi, sempre più efficienti e rispondenti ai bisogni dell’utenza. Si spinge la migrazione al cloud delle amministrazioni e si punta a garantire l’interoperabilità tra gli enti pubblici. Secondo il principio “once only” a cittadini ed imprese non sarà più chiesto di fornire più volte una stessa informazione. Il personale della Pubblica Amministrazione arricchirà il proprio bagaglio di competenze professionali[5], anche digitali. Si riafferma l’idea che l’efficacia della PA si leghi anche alla capacità di offrire supporto ai cittadini e alle imprese rendendo accessibili servizi in ambiente digitale. La digitalizzazione delle infrastrutture tecnologiche e dei servizi della PA è in grado, se ben governata, di accorciare le “distanze” tra enti e individui e di ridurre significativamente i tempi della burocrazia.
Su cosa si intende puntare? Il PNRR indica piattaforme nazionali di servizio digitale come PagoPA o l’app IO (che sembra destinata ad essere il punto di accesso unico per i servizi digitali della PA). Si introducono nuovi interessanti servizi come la piattaforma unica di notifiche digitali (con valore legale) ed è rafforzato il sistema di identità digitale partendo da quelli esistenti (SPID e CIE). Anche l’esperienza dell’utente è tenuta in debito conto; a tal fine si lega l’intento di armonizzare le pratiche di tutte le pubbliche amministrazioni verso standard comuni di qualità (ad es. funzionalità e navigabilità dei siti web e di altri canali digitali) e garantire l’accessibilità per tutti.
A questo punto non può tardare la domanda sulle competenze digitali dei cittadini funzionali ad abilitarli alla fruizione di questo nuovo modello di Pubblica Amministrazione. Di pari passo alla trasformazione digitale di infrastrutture e servizi nel PNRR sono previsti interventi di supporto alle competenze dei cittadini (Investimento 1.7: Competenze digitali di base). Il Piano Nazionale di ripresa e resilienza parla di un sostegno robusto e pervasivo al compimento del percorso di alfabetizzazione digitale del Paese e prevede diverse linee di azione, tra loro sinergiche, che coprono tutti gli snodi del percorso educativo.
Per le fasce della popolazione a maggior rischio di subire le conseguenze del digital divide, in aggiunta alle piattaforme educative, di istruzione e di supporto all’inserimento nel mondo del lavoro, si intende puntare anche sulla valorizzazione di esperienze regionali di successo ovvero sul “network territoriale di supporto digitale”. Inoltre, è previsto il Servizio Civile Digitale con il reclutamento di diverse migliaia di giovani con il compito di supportare circa un milione di utenti ad acquisire competenze digitali di base.
Una definizione di resilienza
“La resilienza è la capacità non solo di resistere alle sfide e farvi fronte, ma anche di attraversare le transizioni in modo sostenibile”[3].
La resilienza è uno degli elementi che caratterizza la competenza chiave europea “personale, sociale, di imparare ad imparare”. A questa si affianca il saper fronteggiare le incertezze, possedere un atteggiamento improntato ad affrontare i problemi per risolverli, credere nel potenziale, proprio e di altri, ad apprendere e progredire per tutto l’arco della vita.
La situazione di difficoltà che oggi vive il Paese, che nasce da lontano ma che certamente l’emergenza sanitaria ha notevolmente acuito e messo a nudo, ci induce a porci queste domande: siamo pronti ad essere resilienti? Vogliamo essere cittadini attivi, componenti di una stessa squadra che si confronta con un avversario temibile ma non invincibile? Siamo disponibili ad allargare la nostra cittadinanza ad una dimensione digitale sostenibile?
Se la risposta è sì, i passi successivi da compiere sono: informarsi, essere aperti ad acquisire nuove competenze e agire condividendo una comune strategia. In breve, partecipare tutti, ciascuno per la sua parte, attivamente e con competenza.
Formare al digitale
L’accrescimento delle competenze non è univocamente affidato a singoli interventi, ma perseguito quale obiettivo trasversale in tutte le componenti del PNRR. Sono per esempio previsti interventi specifici per le imprese, funzionali ad incentivare attività di formazione alla digitalizzazione e di sviluppo delle relative competenze, come anche per i lavoratori in cassa integrazione. Si pianifica la sperimentazione di programmi di training ad hoc nell’ottica dell’upskilling digitale come strumento di formazione continua (Investimento 1: Transizione 4.0).
Il tema delle competenze digitali è ricorrente nella Missione 4: Istruzione e Ricerca. Nel Piano Nazionale di ripresa e resilienza si promuove, infatti, lo sviluppo delle competenze digitali del personale scolastico per “favorire un approccio accessibile, inclusivo e intelligente all’educazione digitale”. Per la trasformazione digitale dell’organizzazione scolastica e dei processi di apprendimento e insegnamento sono presi come riferimenti il modello DigComp 2.1 per gli studenti e il DigCompEdu per i docenti (Investimento 2.1: Didattica digitale integrata e formazione sulla transizione digitale del personale scolastico).
Un polo sull’educazione digitale, promosso dal Ministero dell’istruzione, coordinerà la formazione continua dei docenti e del personale scolastico per la transizione digitale. Inoltre, è prevista la creazione di 3 Teaching and Learning Centres (TLC) per migliorare le competenze di insegnamento (tra queste le competenze digitali) dei docenti nelle università e degli insegnanti nelle scuole, in tutte le discipline, comprese le discipline tradizionalmente meno orientate al digitale (Investimento 3.4: Didattica e competenze universitarie avanzate).
Altro passaggio di particolare interesse è quello in cui si richiama l’attenzione sulla necessità di creare nella scuola la “cultura” scientifica e di tentare un diverso approccio al pensiero scientifico con ricorso ad azioni didattiche non basate solo sulla lezione frontale. Segue il riferimento alla promozione dell’integrazione, all’interno dei curricula di tutti i cicli scolastici, di attività, metodologie e contenuti volti a sviluppare le competenze STEM, digitali e di innovazione, con particolare riguardo verso le pari opportunità (Investimento 3.1: Nuove competenze e nuovi linguaggi). È, infine, prevista l’introduzione di un corso obbligatorio di coding per tutti gli studenti nell’arco del loro ciclo scolastico.
Per potenziare la didattica digitale e migliorare la qualità dell’insegnamento e dell’apprendimento, la chiave individuata a supporto è la riqualificazione e l’innovazione degli ambienti di apprendimento. Nel PNRR si annuncia la trasformazione degli spazi scolastici affinché diventino connected learning environment adattabili, flessibili e digitali, con l’introduzione di dispositivi didattici connessi, laboratori tecnologicamente avanzati e un processo di apprendimento orientato al lavoro (Investimento 3.2: Scuola 4.0 – scuole innovative, nuove aule didattiche e laboratori).
Le competenze digitali sono, in più declinazioni, elemento di inclusione: a soggetti con disabilità o vulnerabili saranno forniti dispositivi ICT e supporto per sviluppare competenze digitali, con l’intento di agevolare un processo virtuoso utile a garantire loro l’indipendenza economica e la riduzione delle barriere di accesso al mercato del lavoro attraverso soluzioni di smart working (Investimento 1.2: Percorsi di autonomia per persone con disabilità).
Per concludere
Essere competenti non è solo possedere conoscenze e abilità, dobbiamo mostrare anche attitudini. Come cittadini digitali manteniamo vivo un genuino interesse verso le tecnologie digitali per apprendere, lavorare, partecipare nella società, raggiungere obiettivi personali, commerciali e favorire uno sviluppo sostenibile.
Il Piano è tracciato e la buona notizia è che al centro non c’è la tecnologia ma la persona. La digitalizzazione a cui vogliamo puntare facilita l’inclusione, migliora la qualità della vita, ci consente di cogliere opportunità ed è sostenibile. Così come è bene ricordare che gli obiettivi si raggiungono prima se tutti remiamo nella stessa direzione. A ciascuno di noi è dato il compito di portare avanti al meglio questa idea (condividiamo la stessa barca, per ora impegnata ad evitare onde imponenti e non è saggio tirarsi indietro…ove non bastasse come stimolo l’attaccamento al proprio Paese).
Se il nostro livello di competenza digitale è avanzato (cfr DigComp 2.1 livello 5 e livello 6) dimostriamolo guidando e supportando altri che, per adesso, non sanno mantenersi a galla nell’oceano digitale.
- Il PNRR è in linea con la Comunicazione della Commissione Plasmare il futuro digitale dell’Europa. ↑
- https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/PDF/?uri=CELEX:52020DC0575&from=en ↑
- Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio — Relazione di previsione strategica 2020: tracciare il percorso verso un’Europa più resiliente. ↑
- Solo il 42% delle persone di età compresa tra i 16 e i 74 anni possiede almeno competenze digitali di base (58% nell’UE). Solo il 22% dispone di competenze digitali superiori a quelle di base (33% nell’UE). Fonte Digital Economy and Society Index (DESI) 2020. ↑
- Investimento 2.3: Competenze e capacità amministrativaIl rafforzamento della capacità amministrativa è completato da investimenti dedicati al rafforzamento delle competenze del personale della PA: un’ampia offerta di corsi online per il reskilling e l’upskilling del capitale umano (MOOC, i.e. Massive Open Online Courses); “comunità di competenze” (Community of Practice) per sviluppare e contaminare best practice all’interno della PA; progetti dedicati di change management volti al rafforzamento e/o alla trasformazione del modello operativo, per far fronte alle nuove sfide di remote working, semplificazione e digitalizzazione delle procedure e allo stesso tempo di formazione delle competenze innovative. ↑