amministrazione pubblica

Bene il Syllabus per le competenze digitali PA, ma ora vogliamo una strategia nazionale

Il Syllabus per le competenze digitali del personale delle PA, da poco in consultazione, è un risultato importante su quest’area che rappresenta una delle carenze principali per la trasformazione digitale della PA. Ma è necessario un approccio che sostenga con maggiore forza un’accelerazione del cambiamento culturale

Pubblicato il 07 Nov 2018

Nello Iacono

Esperto processi di innovazione

Entro il 2027 servono nuove competenze

La pubblicazione in consultazione del Syllabus “Competenze digitali per la PA” è un altro importante contributo realizzato dal Dipartimento della Funzione Pubblica per affrontare il tema della grave carenza di competenze digitali del personale delle pubbliche amministrazioni, tra i principali ostacoli al programma di trasformazione digitale della PA disegnato più nel dettaglio dal Piano Triennale per l’Informatica della PA.

Il tutto dovrebbe andare, ci si auspica, verso un nuovo approccio, che ancora manca, al problema: un approccio basato su una strategia globale, forte di iniziative, obiettivi e scadenze precise.   

In particolare, il Syllabus segue la pubblicazione delle linee guida per le competenze di e-leadership, risultato finale di un percorso iniziato nel 2014 da AgID e consolidato adesso con un framework che è uno dei pochi esempi europei di risultato condiviso a livello nazionale e riconosce cinque aree di competenza (Conoscenze digitali: cultura e conoscenze del mondo digitale e dei sistemi ICT; Soft skill: capacità individuali di relazione e di comunicazione; Leadership organizzativa: competenze organizzative e di gestione del cambiamento; Contesto PA: competenze gestionali nel contesto della pubblica amministrazione con la capacità di individuare trend e capire quali saranno le possibili applicazioni; PA digitale: conoscenza dei processi digitali della pubblica amministrazione).

Il progetto Competenze Digitali per la PA

La consultazione sul Syllabus, che è iniziata il 24 ottobre e terminerà il 21 dicembre, si è avviata un po’ a rilento (pochi coloro che finora hanno commentato il testo) e probabilmente avrà bisogno di un maggiore sostegno comunicativo: si tratta di definire, dopotutto, quali competenze digitali devono possedere tutti i dipendenti pubblici, naturalmente con livelli diversi secondo il tipo di attività. Competenze digitali che diventano sempre più fondamentali per un’organizzazione che deve cambiare profondamente.

Altro aspetto da sottolineare è che il Syllabus è solo uno dei tre risultati che si propone di raggiungere il progetto Competenze Digitali per la PA promosso dal Dipartimento della funzione pubblica nell’ambito del PON Governance e Capacità Istituzionale 2014- 2020 che, come si legge nella presentazione del Syllabus, è “volto al consolidamento delle competenze digitali trasversali a tutti i dipendenti pubblici (non professionisti ICT) e alla diffusione di una visione comune sui temi della Cittadinanza digitale, dell’e- Government e dell’Open government, al fine di accrescere la propensione complessiva al cambiamento e all’innovazione nella pubblica amministrazione”.

Gli altri due, necessari per favorire l’utilizzo del Syllabus da parte delle pubbliche amministrazioni, sono

  • la “realizzazione di una piattaforma applicativa per l’erogazione via web di test di autovalutazione delle competenze e di verifica dell’apprendimento post-formazione basati sul Syllabus, nonché per la selezione dei moduli formativi più appropriati per colmare i gap di competenze rilevati”;

  • il “supporto all’erogazione della formazione attraverso la creazione di un Catalogo della formazione che raccoglie moduli formativi, conformi ad un set predefinito di criteri che includono la corrispondenza al Syllabus, volti a colmare le carenze di competenze digitali rilevate in fase di autovalutazione”.

Si tratta, in modo evidente, del primo progetto concreto e organico per la diffusione delle competenze digitali nel settore pubblico, seppur ancora parziale e privo di quella forza necessaria per una reale accelerazione dei processi di trasformazione digitale in corso.

Andiamo però per ordine, diamo prima uno sguardo di maggior dettaglio al Syllabus e trattiamo successivamente gli aspetti sui quali sarebbe utile un approfondimento o un diverso approccio al tema.

Il Syllabus

Il Syllabus si colloca in modo esplicito nel framework delle competenze digitali definito nel 2014 nell’ambito di un programma multistakeholder promosso da AgID ed è frutto di alcune scelte a mio avviso molto positive:

  1. basarsi sull’architettura di Digcomp 2.1, il framework europeo per le competenze digitali di base, da poco tradotto da AgID (primo esempio europeo di un traduzione ufficiale nazionale) andando quindi ad estenderne il campo di applicazione ma privilegiando l’omogeneità di definizione;

  2. focalizzarsi soltanto sulle competenze digitali “trasversali” che tutto il personale delle PA deve possedere, quindi evitando il rischio di cadere nella genericità di competenze non contestualizzate e anche di sovrapporsi ad altri framework di competenze;

  3. recepire, allo stesso tempo, gli stimoli e le esperienze dei progetti formativi realizzati in questi anni e collocarsi nello spazio di definizione che esiste tra le competenze digitali di base (che deve possedere ciascun cittadino) e quelle di “e-leadership”, ponendosi l’obiettivo di definire le competenze per un lavoratore che deve operare nella PA avendo già acquisito le competenze digitali come cittadino e avendo la necessità di connettersi in modo efficace con gli indirizzi di trasformazione digitale posti dagli e-leader dell’organizzazione;

  4. essere concepito come uno degli elementi per la diffusione delle competenze, tale da essere utilizzato come strumento di crescita professionale da parte dello stesso personale, attraverso la messa a disposizione prevista di strumenti di autovalutazione e autoformazione.

Come framework di “connessione” tra competenze digitali di base e di e-leadership, il Syllabus si costruisce pertanto identificando e contestualizzando nell’ambito PA le competenze più importanti per il lavoro derivate da DigComp 2.1. (le prime quattro aree del Syllabus) e le competenze base necessarie per correlarsi alle aree del framework per l’e-leadership (la quinta area del Syllabus).

Le cinque aree di competenza del Syllabus sono infatti

  1. Dati, informazioni e documenti informatici , con le competenze Gestire dati, informazioni e contenuti digitali , Produrre, valutare e gestire documenti informatici , Conoscere gli Open Data ;

  2. Comunicazione e condivisione , con le competenze Comunicare e condividere all’interno dell’amministrazione , Comunicare e condividere con cittadini, imprese ed altre PA;

  3. Sicurezza , con le competenze Proteggere i dispositivi , Proteggere i dati personali e la privacy;

  4. Servizi on-line , con le competenze Conoscere l’identità digitale , Erogare servizi on-line;

  5. Trasformazione digitale , con le competenze Conoscere gli obiettivi della trasformazione digitale, Conoscere le tecnologie emergenti per la trasformazione digitale.

A prescindere dalle singole descrizioni, che potranno certamente avere un arricchimento dalla consultazione in corso, soprattutto se riuscirà a coinvolgere la comunità degli innovatori della PA, la struttura del Syllabus appare una ottima base per il lavoro di diffusione capillare delle competenze digitali nella PA.

Suggerimenti per un più ampio approccio alle competenze digitali

Nonostante i positivi risultati, sembra mancare ancora un approccio di “presa in carico” globale del problema della carenza di competenze digitali nella PA, come era negli auspici delle “linee strategiche del programma nazionale per la cultura, la formazione e le competenze digitalidel 2014. Un approccio, in altri termini, che

  • delinei dei percorsi permanenti per superare il gap attuale di competenze digitali (non solo trasversali ma anche di e-leadership), prevedendo strumenti e meccanismi organizzativi nelle PA (ad esempio con l’inclusione della mappatura e del bilancio delle competenze come parte essenziale della costruzione del processo di pianificazione annuale delle pubbliche amministrazioni);

  • preveda interventi, programmi, fondi, organismi (ad esempio assegnando un ruolo chiave alla Scuola Nazionale dell’Amministrazione) in grado di assicurare il raggiungimento di risultati concreti e a breve, secondo anche i suggerimenti del rapporto del 30 settembre a cura del Team per la Trasformazione Digitale secondo cui è necessario effettuare un massiccio intervento nella formazione “digitale” della classe dirigente e dei funzionari della PA, introducendo specifici percorsi incentrati su casi pratici di ridisegno dei servizi pubblici secondo le linee guida e il design system descritti nel Piano Triennale”.

Per queste ragioni è necessario passare dalla logica di un piano di interventi ben definito a quella di un programma di iniziative che viene ritenuto strategico e prioritario, a cui sono necessariamente associati obiettivi e scadenze.

Valuta la qualità di questo articolo

La tua opinione è importante per noi!

EU Stories - La coesione innova l'Italia

Tutti
Iniziative
Social
Analisi
Video
Finanza sostenibile
BEI e E-Distribuzione: investimenti per la sostenibilità energetica
Professioni
Servono competenze adeguate per gestire al meglio i fondi europei
Master
Come formare nuove professionalità per governare e gestire al meglio i fondi europei?
Programmazione UE
Assunzioni per le politiche di coesione: prossimi passi e aspettative dal concorso nazionale. Il podcast “CapCoe. La coesione riparte dalle persone”
innovazione sociale
Rigenerazione urbana: il quartiere diventa un hub dell’innovazione. La best practice di San Giovanni a Teduccio
Programmazione europ
Fondi Europei: la spinta dietro ai Tecnopoli dell’Emilia-Romagna. L’esempio del Tecnopolo di Modena
Interventi
Riccardo Monaco e le politiche di coesione per il Sud
Iniziative
Implementare correttamente i costi standard, l'esperienza AdG
Finanziamenti
Decarbonizzazione, 4,8 miliardi di euro per progetti cleantech
Formazione
Le politiche di Coesione UE, un corso gratuito online per professionisti e giornalisti
Interviste
L’ecosistema della ricerca e dell’innovazione dell’Emilia-Romagna
Interviste
La ricerca e l'innovazione in Campania: l'ecosistema digitale
Iniziative
Settimana europea delle regioni e città: un passo avanti verso la coesione
Iniziative
Al via il progetto COINS
Eventi
Un nuovo sguardo sulla politica di coesione dell'UE
Iniziative
EuroPCom 2024: innovazione e strategia nella comunicazione pubblica europea
Iniziative
Parte la campagna di comunicazione COINS
Interviste
Marco De Giorgi (PCM): “Come comunicare le politiche di coesione”
Analisi
La politica di coesione europea: motore della transizione digitale in Italia
Politiche UE
Il dibattito sul futuro della Politica di Coesione
Mobilità Sostenibile
L’impatto dei fondi di coesione sul territorio: un’esperienza di monitoraggio civico
Iniziative
Digital transformation, l’Emilia-Romagna rilancia sulle comunità tematiche
Politiche ue
Fondi Coesione 2021-27: la “capacitazione amministrativa” aiuta a spenderli bene
Finanziamenti
Da BEI e Banca Sella 200 milioni di euro per sostenere l’innovazione di PMI e Mid-cap italiane
Analisi
Politiche di coesione Ue, il bilancio: cosa ci dice la relazione 2024
Politiche UE
Innovazione locale con i fondi di coesione: progetti di successo in Italia
Finanza sostenibile
BEI e E-Distribuzione: investimenti per la sostenibilità energetica
Professioni
Servono competenze adeguate per gestire al meglio i fondi europei
Master
Come formare nuove professionalità per governare e gestire al meglio i fondi europei?
Programmazione UE
Assunzioni per le politiche di coesione: prossimi passi e aspettative dal concorso nazionale. Il podcast “CapCoe. La coesione riparte dalle persone”
innovazione sociale
Rigenerazione urbana: il quartiere diventa un hub dell’innovazione. La best practice di San Giovanni a Teduccio
Programmazione europ
Fondi Europei: la spinta dietro ai Tecnopoli dell’Emilia-Romagna. L’esempio del Tecnopolo di Modena
Interventi
Riccardo Monaco e le politiche di coesione per il Sud
Iniziative
Implementare correttamente i costi standard, l'esperienza AdG
Finanziamenti
Decarbonizzazione, 4,8 miliardi di euro per progetti cleantech
Formazione
Le politiche di Coesione UE, un corso gratuito online per professionisti e giornalisti
Interviste
L’ecosistema della ricerca e dell’innovazione dell’Emilia-Romagna
Interviste
La ricerca e l'innovazione in Campania: l'ecosistema digitale
Iniziative
Settimana europea delle regioni e città: un passo avanti verso la coesione
Iniziative
Al via il progetto COINS
Eventi
Un nuovo sguardo sulla politica di coesione dell'UE
Iniziative
EuroPCom 2024: innovazione e strategia nella comunicazione pubblica europea
Iniziative
Parte la campagna di comunicazione COINS
Interviste
Marco De Giorgi (PCM): “Come comunicare le politiche di coesione”
Analisi
La politica di coesione europea: motore della transizione digitale in Italia
Politiche UE
Il dibattito sul futuro della Politica di Coesione
Mobilità Sostenibile
L’impatto dei fondi di coesione sul territorio: un’esperienza di monitoraggio civico
Iniziative
Digital transformation, l’Emilia-Romagna rilancia sulle comunità tematiche
Politiche ue
Fondi Coesione 2021-27: la “capacitazione amministrativa” aiuta a spenderli bene
Finanziamenti
Da BEI e Banca Sella 200 milioni di euro per sostenere l’innovazione di PMI e Mid-cap italiane
Analisi
Politiche di coesione Ue, il bilancio: cosa ci dice la relazione 2024
Politiche UE
Innovazione locale con i fondi di coesione: progetti di successo in Italia

Articoli correlati