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Competenze digitali, una risorsa che scarseggia: i problemi per le aziende e come risolverli

Il tema delle competenze è centrale nel privato e nel pubblico. E competenza non vuol dire solo incrementare il numero di laureati Stem, ma anche capacità di sapersi muovere in un mondo complesso. Servono anche più percorsi di formazione che tengano conto del valore umanistico della tecnologia

Pubblicato il 14 Dic 2022

Giuseppe Tripoli

segretario generale di Unioncamere

skills

Da circa un anno nel nostro universo culturale e di informazione sono emersi dei temi nuovi, a cui non eravamo abituati. Per esempio, il tema della scarsità: scarsità delle materie prima, del gas, delle terre rare.

In realtà, io penso che la prima risorsa che scarseggia in Italia, e forse non solo in Italia, siano le competenze. Provo ad argomentare questa affermazione.

Competenze digitali, una proposta sostenibile per potenziarle: il Progetto Ue “Value Chain Competitiveness”

Tutti i grandi processi di cambiamento si reggono su una serie di fattori. Prima di tutto le tecnologie. Oggi le tecnologie e il loro uso non sono una risorsa scarsa. È una risorsa scarsa la capacità di usare le tecnologie.

Nella slide superiore vengono rappresentati gli effetti degli investimenti delle imprese in tecnologie 4.0 e quelli derivanti dal duplice investimento in tecnologie 4.0 e formazione. Il quadrangolo rosso indica, perciò, le capacità che la tecnologia “aggiunge” all’operato delle imprese in riferimento allo sviluppo dei prodotti e dei servizi, delle relazioni con i clienti, della capacità di stare in modo efficace ed efficiente nelle filiere. Il quadrangolo azzurro, invece, mostra quali capacità si aggiungano all’operato delle imprese quando l’investimento è diretto sia alle tecnologie, sia alle risorse umane. I fattori si moltiplicano, la capacità delle imprese di essere efficiente nell’uso delle risorse, di essere efficace nel proporre nuovi prodotti o servizi, nel sapersi relazionare con intensità ed efficacia all’interno della filiera diventa molto più elevata.

Gli effetti del capitale umano di qualità

Questo perché il capitale umano di qualità ha un riverbero su tanti fattori che incidono sulle performance di una azienda. Nella slide che segue se ne citano alcuni, per esempio gli effetti sulla capacità di fare ricerca e sviluppo, di brevettare. Si dice spesso che uno dei problemi del nostro Paese sia che si brevetta poco. Si brevetta poco perché sono poche le risorse umane all’interno delle aziende capaci dedicate a questo lavoro. Alla fine, la qualità delle risorse umane si riverbera sulla produttività delle aziende.

Capitale umano e produttività

Uno studio recente di Unioncamere e Centro studi Tagliacarne ha stimato quanto l’investimento in digitale e in green incida sulla produttività delle aziende e quale sia il moltiplicatore quanto c’è anche un investimento nelle risorse umane. Ebbene, l’investimento sulla qualità delle risorse umane, insieme a green e digitale, fa crescere la produttività delle aziende fino a 17 punti.

Su questo aspetto va fatta una riflessione. Da qui al 2026 – mostrano le previsioni del Sistema Informativo Excelsior di Unioncamere e Anpal – in Italia avremo bisogno di 4,1 milioni di posti di lavoro, dei quali 1,3 saranno nuovi, mentre i restanti saranno legati al turnover.

Si prevede che al 55% di questi 4,1 milioni di lavoratori in ingresso nelle imprese e nella Pubblica amministrazione saranno richieste competenze digitali. Sarà molto difficile rispondere a questa esigenza, visto che già oggi in un caso su due le imprese fanno fatica a trovare le competenze giuste. È un problema che non si risolve solo mettendo a posto il mercato del lavoro, ma andando più a fondo, allineando meglio cioè il sistema della formazione ai bisogni delle imprese, prevedendo che l’orientamento inizi per tempo, costruendo percorsi che guardano al futuro.

Si sottolinea da tempo la necessità di accrescere il numero dei laureati in materie STEM, Science, Technology, Engineering and Mathematics, le lauree scientifiche, insomma. Io sono convinto, però, che non servano solo lauree STEM, ma percorsi STEAM, dove la A sta per Arts. Ma secondo me anche per Awarness. Quando i cicli tecnologici cambiano rapidamente, non basta conoscere le tecnicalità, occorre sapere cosa questi cambiamenti comportino per ciascuno, per la propria consapevolezza (Awareness ), per la capacità di avere una visione umana dei problemi (Arts).

A ciò va agganciato il ripensamento della scuola e della formazione. Non basta avere più laureati STEM, servono più percorsi di formazione che tengano conto del valore umanistico della tecnologia. Ed è un tema che riguarda non solo le imprese, ma anche la pubblica amministrazione, visto che entro il quinquennio la Pubblica amministrazione avrà bisogno di circa 800mila persone.

Quindi il tema delle competenze è centrale nel privato e nel pubblico. E competenza non vuol dire solo competenze tecniche, ma più in generale la capacità di sapersi muovere in un mondo complesso.

La duplice transizione: green e digitale

La slide che segue mostra il numero delle imprese impegnate nella duplice transizione, green e digitale. Come si vede, molte imprese, in una percentuale ancora consistente non si sono ancora impegnate su questo fronte. E vanno aiutate. È una cosa che il sistema camerale sta facendo attraverso i PID, i Punti Impresa Digitale che mettono a disposizione delle imprese percorsi di formazione, corsi sulla cybersecurity e anche laboratori esperienziali.

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