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Allarme competenze Stem in Italia: cosa fare per colmare il gap



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Promuovere l’orientamento STEM, incentivare la formazione, e sostenere la parità di genere sono cruciali per l’Italia. Collaborazione pubblico-privato e iniziative come lo STEM Women Congress mirano a ridurre il disallineamento delle competenze

Pubblicato il 27 gen 2025

Laura Basili

Presidente Stem Women Congress Italia -Founder Women at Business



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Negli ultimi anni, la richiesta di figure professionali legate alle discipline STEM (Scienza, Tecnologia, Ingegneria e Matematica) è cresciuta in modo esponenziale, tanto a livello globale quanto in Italia.

L’innovazione tecnologica, la digitalizzazione e lo sviluppo dell’industria, oggi 5.0, continuano a portare a una forte domanda di competenze specialistiche, che però fatica a essere soddisfatta a causa di una cronica mancanza di personale qualificato. In Italia, questo fenomeno è particolarmente preoccupante e ha un impatto diretto sulla competitività delle aziende, che faticano a trovare i talenti necessari per mantenersi al passo con i rapidi cambiamenti del mercato.

La situazione in Italia: domanda crescente, offerta inadeguata

Secondo l’ultimo studio dell‘Osservatorio delle Competenze Digitali, nel nostro Paese circa il 50% delle aziende denuncia difficoltà nel reperire profili STEM, con picchi che superano il 60% nei settori legati all’Information Technology e all’ingegneria. Dati avvalorati da una ricerca di Confindustria, che conferma che la domanda di professionisti con competenze tecnico-scientifiche è in continuo aumento, stimando nei prossimi 5 anni un fabbisogno di oltre 2 milioni di nuovi occupati in questi ambiti. Tuttavia, le università e gli istituti tecnici italiani arrancano e non hanno ancora trovato la (nuova e necessaria) strada per formare un numero sufficiente di laureati e diplomati per coprire questa richiesta, creando un gap preoccupante tra domanda e offerta.

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Secondo i dati Eurostat, nel 2022 l’Italia ha formato solo il 16% di laureati in discipline STEM sul totale dei laureati, un dato inferiore alla media europea del 22%, con un divario ancora più evidente rispetto a Paesi come la Germania (con il 28%) o il Regno Unito (25%). Inoltre, anche tra i diplomati degli istituti tecnici e professionali, che potrebbero rappresentare una risorsa importante per il mercato del lavoro, si registra una preparazione spesso non adeguata alle richieste delle aziende.

Le donne nelle STEM: una situazione ancora più critica

Se la carenza generale di competenze STEM è preoccupante, la situazione diventa ancora più grave quando si guarda al divario di genere. In Italia, le donne che scelgono percorsi formativi in ambiti tecnico-scientifici sono ancora una minoranza. Secondo un rapporto dell’Istat, solo il 18% delle lauree in discipline STEM nel 2022 è stato conseguito da donne, contro una media europea del 26%.

Il nostro Paese si trova quindi tra gli ultimi posti in Europa per la presenza femminile nelle professioni STEM. Nascono da qui piattaforme come la nostra, Women at Business, creata per sostenere l’occupazione femminile al meglio, anche attraverso percorsi di formazione e di empowerment che possono fare la differenza. Anche in ambito STEM.

La disparità – basti pensare che tra le “nostre” quasi 14mila donne solo il 18% ha competenze STEM – è frutto di diversi fattori: stereotipi di genere ancora radicati, una scarsa promozione delle carriere scientifiche tra le giovani studentesse e una cultura familiare, ma anche scolastica, che ancora spesso non incoraggia le donne a intraprendere percorsi considerati “maschili”.

Inoltre, le donne che scelgono di entrare nel mondo STEM incontrano spesso barriere sia nella fase formativa che in quella lavorativa, con un accesso limitato a posizioni di responsabilità e una disparità salariale rispetto ai colleghi uomini.

Questo divario non è solo un problema di equità, ma rappresenta una perdita di opportunità per l’intero sistema economico italiano. E se non bastassero i dati di studi internazionali, anche la nostra esperienza sul campo, al fianco di grande e medie aziende, dimostra che una maggiore inclusione delle donne nelle professioni STEM porta a un aumento della creatività, dell’innovazione e della produttività delle aziende. In un contesto in cui la domanda di competenze tecnico-scientifiche è in continua crescita, lasciare ai margini una parte così ampia della popolazione rappresenta un rischio per lo sviluppo economico del Paese.

A livello europeo, molte nazioni hanno già avviato programmi per colmare il gap di competenze STEM, promuovendo l’inclusione delle donne attraverso borse di studio, campagne di sensibilizzazione e partnership tra scuole, università e aziende. La Germania, ad esempio, ha implementato una serie di iniziative per rafforzare l’orientamento verso le carriere tecnico-scientifiche fin dalle scuole superiori, con particolare attenzione alle studentesse, e ha creato programmi di mentoring per favorire l’ingresso delle donne nei settori più avanzati della tecnologia e dell’ingegneria. Noi? L’impressione è che la soluzione sia sempre più affidata ad iniziative di privati che messa a sistema.

Soluzioni per l’Italia: formazione, inclusione e cultura

Ecco alcune proposte concrete, a latere di un sempre più necessario cambiamento culturale:

Collaborazione tra pubblico e privato

La nostra esperienza insegna che una stretta collaborazione tra scuole, università e imprese facilita sia la transizione dei giovani nel mondo del lavoro che l’inserimento delle donne, e riduce il mismatch tra competenze formate e richieste del mercato. Conoscere le donne, i giovani e le loro dinamiche è fondamentale per le aziende per riuscire a dialogare meglio con loro. E, naturalmente, viceversa.

Rafforzare l’orientamento scolastico verso le discipline STEM

È fondamentale promuovere fin dalle scuole primarie un’educazione orientata alle discipline tecnico-scientifiche, superando gli stereotipi di genere che spesso influenzano le scelte degli studenti. Le ragazze dovrebbero essere incoraggiate a esplorare le carriere scientifiche attraverso role model femminili, laboratori didattici e attività extracurriculari.

Incentivare la formazione professionale

Occorre investire di più negli istituti tecnici e professionali, creando percorsi di formazione che rispondano in modo diretto alle esigenze delle aziende. Inoltre, programmi di formazione continua e di reskilling, come quelli offerti gratuitamente con i nostri partner su Women at Business, possono essere determinanti per aggiornare le competenze dei lavoratori già occupati, adattandoli alle nuove richieste del mercato.

Promuovere la parità di genere nelle STEM

Per favorire l’inclusione delle donne, è necessario cambiare la cultura con iniziative rivolte ad aziende, istituzione, associazioni, scuole e donne e uomini. In quest’ottica la nostra prima edizione dello STEM Women Congress in Italia è stata un successo, orchestrando le esigenze delle aziende e le opportunità per le donne con l’obiettivo di colmare il gap e colmare il disallineamento sulle competenze Stem che rende paradossale la situazione del mondo del lavoro in Italia.

Il congresso tornerà nella sua seconda edizione a Milano il 15 ottobre 2025, preceduto da tappe definite stem days in almeno 4 altre città del territorio italiano.

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