Le competenze STEM sono oramai una necessità innegabile. Negli ultimi mesi è diventata una questione di fondamentale importanza, considerando che la continua carenza di expertise nei campi della scienza, della tecnologia, dell’ingegneria e della matematica sta comportando serie difficoltà per i datori di lavoro in tutta l’area EMEA.
Soprattutto, per l’Italia, è urgente colmare il divario di competenze e promuovere efficacemente la diversità e l’inclusione nelle STEM.
Le aziende, in questo senso, possono fare molto ma di certo non possono fare tutto da sole.
Stem, diversità e inclusione: la fotografia dello State of Science Index
I dati Eurostat ci restituiscono una fotografia molto chiara: in tutta Europa solo 2 milioni di laureati in discipline STEM abbandonano l’istruzione terziaria ogni anno, il che significa 17,4 laureati STEM ogni 1.000 giovani (di età compresa tra 20 e 29 anni).
Eppure, se l’interesse per le discipline scientifiche necessita di nuova linfa, la questione entra ancora di più nel vivo se si parla di diversità e inclusione.
Ho vissuto quest’esperienza in prima persona. Lo spiccato interesse per le discipline scientifiche mi ha portato, infatti, a essere una delle poche donne del corso di Scienze dei Materiali all’Università di Milano. Nel mio percorso di apprendimento e nelle mie aspirazioni sono stata sempre sostenuta e incoraggiata da mio padre, ingegnere aeronautico, che mi ha fatto sentire “autorizzata” a entrare in un campo tradizionalmente dominato dagli uomini.
Sappiamo che un pensiero diverso porta a soluzioni più creative, eppure le statistiche ci indicano chiaramente che, nonostante le carriere STEM stiano sperimentando alcuni dei più alti livelli di crescita di qualsiasi settore, il divario di competenze rimane e la diversità è carente. Questo contesto conferma il fatto che ci sia ancora tanta strada da fare per attrarre nuovi talenti e superare le difficoltà che interessano il mercato del lavoro a livello europeo.
Di recente, la crescente presenza di studentesse nei corsi delle discipline STEM ha evidenziato un decisivo cambio di passo, probabilmente influenzato dall’emergenza sanitaria degli ultimi anni che ha visto la scienza al centro delle speranze e delle aspettative di molti.
La percezione della scienza a livello mondiale
Ciononostante, l’accesso e le disponibilità economiche restano per molti i principali ostacoli per intraprendere un percorso STEM di qualità. È quanto è emerso nella quinta edizione dello State of Science Index (SOSI), l’indagine annuale realizzata da 3M che analizza la percezione della scienza a livello mondiale e che coinvolge più di 17 mila persone in 17 nazioni, inclusa l’Italia. I dati evidenziano, infatti, che la stragrande maggioranza degli italiani (81%) concorda sull’esistenza di barriere che impediscono agli studenti di seguire una carriera STEM, in particolare in rapporto alle possibilità economiche (50%) e a condizioni e responsabilità personali, come la necessità di guadagnare per provvedere alla famiglia (25%).
Paragonando i dati del rapporto con le altre nazioni, si evince quanto sia meno probabile che gli italiani possano interessarsi alle carriere STEM rispetto alla media globale. Questo potrebbe essere il risultato di barriere che ostacolano gli studenti nell’accesso alla formazione STEM. In particolare, il 24% degli italiani concorda sulla mancanza di una solida preparazione scientifica a scuola, scarsa fiducia in sé stessi (23%) ed esistenza di pregiudizi e barriere di genere/orientamento/etnia all’accesso (23%).
Su questo ultimo tema, emergono divari significativi nella forza lavoro STEM e l’andamento non sembra migliorare. In particolare, State of Science Index rileva che in Italia il 49% dei rispondenti pensa che ci sia un gap di genere, il 39% di etnia/nazionalità, e il 33% di orientamento sessuale.
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Diversità e l’inclusione nelle STEM, le lacune da colmare
La diversità e l’inclusione nelle STEM richiedono un impegno significativo: gli italiani riconoscono la presenza di lacune importanti che necessitano di essere colmate. In particolare, l’87% concorda sull’importanza di migliorare la diversità e l’inclusione nei campi STEM. L’89% ritiene che la comunità scientifica dovrebbe fare di più per attrarre una forza lavoro diversificata e l’84% sostiene che le aziende scientifiche potrebbero determinare un impatto positivo sulla società se ci fosse una maggiore diversità e rappresentanza all’interno della loro forza lavoro.
Al contempo, tra gli italiani spicca una chiara percezione della necessità da parte delle aziende di attuare delle misure concrete per sostenere il cambiamento e promuovere una cultura realmente inclusiva.
Donne e STEM, l’importanza dei modelli di riferimento
Secondo l’indagine, l’80% degli italiani concorda sul fatto che le donne rappresentino un potenziale inespresso nella forza lavoro STEM e il 68% ritiene che le donne tendano ad abbandonare le carriere STEM per la mancanza di un adeguato supporto da parte della società, facendo emergere dunque un ampio margine di miglioramento.
Questo è il motivo per cui da anni sono STEM Advocate e con gli Ambassador partecipo attivamente a giornate di orientamento professionale con scuole e università con l’obiettivo di aumentare l’esposizione e la fiducia nelle STEM, contrastare i bias cognitivi e percettivi tipicamente associati a questo genere di carriera e raccontando la mia esperienza al fine di rendere il mio ruolo più visibile e accessibile.
Credo infatti che, la mancanza di modelli di riferimento e di uno scarso riconoscimento pubblico alle donne che mettono a disposizione le proprie competenze a sostegno dei grandi progetti della scienza, siano alcune delle principali criticità che giocano a sfavore del gender gap nelle STEM.
Aspetti che non fanno altro che rafforzare barriere, stereotipi culturali e il classico pregiudizio secondo cui le donne non sarebbero inclini per natura al conseguimento di una carriera nelle STEM.
Dal rapporto State of Science emerge, inoltre, che le principali azioni che le aziende dovrebbero prioritizzare in tutto il mondo sono la creazione di risorse affinché i bambini e le bambine possano essere coinvolti nella scienza già dalla tenera età (33%), ospitare programmi come stage, campi estivi e workshop per aiutare gli studenti a perseguire le STEM (24%), garantire che gli studenti sottorappresentati abbiano pari accesso all’istruzione STEM (22%) e fornire borse di studio agli studenti sottorappresentati (19%).
Conclusioni
È chiaro che al di là della questione percettiva, la differenza nel concreto possono farla soltanto le aziende.
È innegabile quanto sia importante oggi affrontare il problema del divario tra istruzione e occupazione, impegnandosi attivamente a favore della creazione di una sinergia diretta tra percorsi d’istruzione e datori di lavoro nei settori STEM.
Credo infatti che il settore privato possa giocare un ruolo importante nell’ampliare a tutti l’accesso a queste opportunità. In particolare, le aziende dovrebbero impegnarsi maggiormente nell’attuare delle misure concrete per sostenere il cambiamento e promuovere una cultura inclusiva. Come, ad esempio, implementare una formazione sul comportamento specifico di genere e sui modelli di pensiero nello sviluppo della carriera, e anche promuovere il networking e i programmi di mentoring per consentire alle donne di intraprendere una carriera ed essere ispirate da modelli reali.