Commissione ue

Come l’Europa affronta la sfida del secolo: quella delle competenze



Indirizzo copiato

Sostenere una maggiore istruzione e formazione nelle competenze digitali è tra le priorità su cui dovrebbero impegnarsi i governi europei nell’ambito della trasformazione digitale, secondo una recente rilevazione Eurobarometer. E la proposta di raccomandazione della Commissione Europea va proprio in questa direzione, sulla base di un’approfondita analisi effettuata con gli Stati membri. Ecco come

Pubblicato il 29 giu 2023

Nello Iacono

Esperto processi di innovazione



AI appello urgente

Sostenere una maggiore istruzione e formazione nelle competenze digitali è tra le cinque maggiori priorità su cui dovrebbero impegnarsi i governi europei nell’ambito della trasformazione digitale che per 4 europei su 5 è sempre più importante per la propria vita.

La recente rilevazione Eurobarometer sulla percezione dell’attuazione dei principi e i diritti digitali rafforza la centralità del tema delle competenze digitali come condizione per il raggiungimento degli obiettivi del decennio digitale, in una logica rispettosa dei principi e dei valori affermati nella Dichiarazione europea sui diritti e i principi digitali per il decennio digitale.

Base fondamentale per costruire una trasformazione digitale dell’Unione che favorisca società più democratiche e inclusive, garantendo parità di condizioni affinché tutti i cittadini dell’UE possano accedere e sfruttare appieno il potenziale di un mondo sempre più digitale.

È così molto significativo che la Commissione europea, visto lo stato di significativa carenza sulle competenze digitali in gran parte degli Stati membri, abbia avviato alla fine del 2021 il processo del “dialogo strutturato per l’istruzione le competenze digitali”, con l’obiettivo di favorire la collaborazione tra Stati membri e Commissione per il raggiungimento degli obiettivi del decennio digitale. Gli Stati membri hanno partecipato al dialogo concordando i principali fattori abilitanti per rendere l’istruzione e la formazione digitali efficaci e inclusive, lungo un percorso che ha portato nel 2022 a riunioni bilaterali tra ciascuno Stato Membro e la Commissione, coinvolgendo anche le parti sociali e la società civile. Su questa base, la Commissione ha definito una proposta di raccomandazione per il Consiglio con iniziative europee sui fattori abilitanti per l’istruzione e le competenze digitali e raccomandazioni per gli Stati membri.

Ma andiamo per ordine.

La rilevazione Eurobarometer

Nella rilevazione Eurobarometer pubblicata a giugno sulle percezioni della popolazione europea sui principi e i diritti digitali, agli intervistati è stato chiesto tra l’altro di classificare la loro prima e seconda priorità in termini nazionali in un elenco di 11 opzioni. Combinando i risultati delle due domande, la protezione degli utenti dagli attacchi informatici è al primo posto (30%), seguita dal miglioramento della disponibilità di Internet ad alta velocità (27%) e dalla protezione dalla disinformazione e dai contenuti illegali (26%). Circa un intervistato su cinque (20%) ritiene che il proprio Paese dovrebbe migliorare l’accesso online e l’usabilità dei servizi pubblici, mentre uno su sei (17%) ritiene che il proprio governo dovrebbe sostenere una maggiore istruzione e formazione nelle competenze digitali (di base e avanzate per gli esperti di tecnologia digitale). Una percentuale che pone questo tema tra le cinque maggiori priorità che vengono percepite come un impegno importante che deve essere assunto da ciascuno Stato.

Un altro elemento importante è la percezione rispetto alla sicurezza degli ambienti digitali e al controllo sui propri dati: in questo caso, meno della metà degli intervistati ritiene che l’attuazione dei diritti e dei principi digitali nel proprio Paese sia soddisfacente, soprattutto se si tratta della tutela di bambini e i giovani (qui circa il 43% non ritiene soddisfacenti le misure in atto).

L’analisi della Commissione UE

Quattro aree di particolare attenzione

Dall’analisi svolta, la Commissione UE in particolare grazie al dialogo strutturato, ha potuto riscontrare la mancanza di una visione strategica che colleghi i diversi livelli settoriali e territoriali dell’approccio strategico. Sono diverse le problematiche che gli Stati membri si trovano ad affrontare nello sviluppo di ecosistemi altamente efficienti di istruzione e formazione digitale. Si tratta di carenze che si riscontrano in particolare in quattro aree:

  1. governance delle politiche in materia di istruzione e formazione digitale;
  2. investimenti in infrastrutture digitali per l’istruzione e la formazione;
  3. formazione digitale degli insegnanti e del personale;
  4. monitoraggio e valutazione delle politiche e del relativo impatto.

Vediamo con maggior dettaglio i riscontri delle analisi effettuate dalla Commissione, base per le raccomandazioni che sono state identificate nella proposta.

Governance delle politiche in materia di istruzione e formazione digitale

Il nodo centrale è la mancanza di un approccio sistemico governativo alle politiche in materia di istruzione digitale con le conseguenti difficoltà a coordinare efficacemente gli interventi ai diversi livelli di governo. In particolare, non c’è ancora una effettiva trasformazione digitale dei sistemi di istruzione e formazione, e la causa può ricercarsi in due elementi principali emersi dal dialogo strutturato:

  1. gli sforzi di coordinamento sono complessi e impegnativi, con il risultato che molti Stati membri dispongono di molteplici strategie settoriali che sono attuate indipendentemente l’una dall’altra. In questo modo si corre il rischio di dare luogo a strutture a compartimenti stagni o a sovrapposizioni, perdendo opportunità di sinergie e di maggiore impatto;
  2. sebbene molti Paesi dispongano di piattaforme ufficiali per la consultazione dei portatori di interessi, una collaborazione più stretta è ancora nelle fasi iniziali, specialmente per quanto riguarda l’interazione tra gli istituti di istruzione, gli insegnanti e l’industria, compresi i fornitori di tecnologia e i datori di lavoro. C’è da registrare positivamente anche un interesse crescente per i partenariati pubblico-privato, anche con il settore delle tecnologie dell’istruzione (EdTech).

Investimenti in infrastruttura digitale per l’istruzione e la formazione

Rispetto alle infrastrutture un problema rilevante è dato dalla mancanza di un orientamento strategico degli investimenti in infrastruttura, attrezzature e contenuti per l’istruzione e la formazione digitale, anche per quanto riguarda le disparità socioeconomiche e territoriali.

La connettività scolastica rimane disomogenea tra i Paesi dell’UE, e al loro interno, e le connessioni internet ad alta velocità nelle scuole non sono presenti in maniera omogenea sui territori, in particolare nelle zone rurali e remote. Secondo i dati più recenti citati dalla Commissione, solo l’11 % degli alunni degli istituti di istruzione primaria, il 17 % di quelli degli istituti di istruzione secondaria di primo grado e il 18 % degli studenti degli istituti di istruzione secondaria di secondo grado dell’UE frequentano scuole dotate di una velocità di connessione superiore a 100 Mbps, molto lontani dall’obiettivo di connettività a banda larga ad alta velocità (almeno 1 Gbps) fissato dall’UE per il 2025 per tutte le scuole.

Il periodo pandemico da Covid-19 ha favorito significativamente l’uso della tecnologia nell’insegnamento e nell’apprendimento, ma ha anche evidenziato e aggravato le disuguaglianze nell’istruzione e nella formazione. Il contesto socioeconomico degli studenti rimane il fattore che maggiormente determina i risultati scolastici. Secondo i dati citati dalla Commissione gli studenti svantaggiati, provenienti ad esempio da contesti con uno scarso livello di istruzione, a basso reddito, rom o migranti hanno un minore accesso ai computer a casa e iniziano a utilizzare i dispositivi digitali in una fase più avanzata della vita rispetto ai loro coetanei più favoriti. La carenza di tecnologie digitali accessibili e assistive crea gravi barriere per le persone con disabilità, ostacolando la loro capacità di studiare in contesti di istruzione formale in modo autonomo e indipendente.

Un elemento positivo riscontrato dalla Commissione è dato dalla consapevolezza degli Stati membri e quindi dalla previsione di interventi in questo ambito nei piani nazionali per la ripresa e la resilienza.

Formazione digitale degli insegnanti e del personale

In quest’ambito il nodo principale è l’insufficiente formazione digitale degli insegnanti e del personale, necessaria per adottare e utilizzare al meglio la tecnologia per l’insegnamento e l’apprendimento.

Uno dei fattori chiave che hanno influenzato la qualità dell’esperienza di apprendimento durante il periodo pandemico da Covid-19 è stata proprio la competenza digitale degli educatori che ha consentito una certa continuità dei processi educativi. Tuttavia, in media nell’UE gli insegnanti che hanno indicato la presenza delle TIC nella loro istruzione o formazione formale sono stati meno della metà (49,1 %) e solo il 39 % di essi dichiarava di sentirsi ben preparato a utilizzare le tecnologie digitali per l’insegnamento. Secondo la Commissione, quindi, se da un lato gli insegnanti e gli educatori devono essere dotati delle necessarie competenze pedagogiche digitali, dall’altro è essenziale che le autorità e i portatori di interessi adottino un approccio basato sulla fiducia, responsabilizzando gli insegnanti e aiutandoli a utilizzare al meglio la tecnologia per l’insegnamento e l’apprendimento.

Il fatto che nella maggior parte dei Paesi dell’UE la popolazione docente stia invecchiando implica, inoltre, che le sfide della pedagogia digitale non possano essere affrontate soltanto con la formazione iniziale ma attraverso interventi organici e sistemici per un’offerta di formazione continua. Non solo. Occorre che l’offerta preveda un ambiente di accompagnamento e quindi anche una possibilità di monitoraggio, ancora poco praticato nella maggior parte degli Stati membri. Ciò può portare a una possibile discrepanza tra l’offerta formativa e le esigenze degli educatori.

Monitoraggio e valutazione delle politiche e del relativo impatto

Un punto debole rilevato è certamente nel monitoraggio e nella valutazione, considerati insufficienti, delle politiche in materia di istruzione e formazione digitale e del relativo impatto.

Nonostante la maggior parte degli Stati membri disponga di strategie per aiutare gli istituti di istruzione e formazione a utilizzare le tecnologie digitali, queste non sempre sono sufficientemente specifiche, dettagliate o complete. Inoltre, soltanto pochi di essi ne monitorano o valutano regolarmente l’attuazione o le sottopongono a revisioni per tenere conto dei nuovi sviluppi tecnologici e delle relative esigenze di apprendimento. Per di più, i quadri di monitoraggio dello stato dei fattori abilitanti per l’istruzione digitale sono ben sviluppati solo in un numero ridotto di Stati membri.

In molti casi si applica al monitoraggio un approccio frammentato o ad hoc. Una preoccupazione particolare, che incide sulla valutazione d’impatto globale degli investimenti, è la carenza di informazioni sull’utilizzo dei dispositivi, oltre che dei sistemi per il monitoraggio e il tracciamento dell’infrastruttura digitale degli istituti di istruzione.

A livello di UE, la disponibilità di dati e prove continua a rappresentare una sfida importante.

Gli obiettivi della proposta della UE

L’ambizione della proposta UE, a fronte dell’analisi e delle carenze rilevate, è mirare a promuovere riforme strutturali e investimenti necessari a realizzare negli Stati membri un cambio di passo nella trasformazione digitale dell’istruzione e della formazione.

In sostanza, per rendere le competenze digitali un fattore cruciale per il futuro della UE stessa.

Questo richiede di costruire un quadro di interventi composto da quattro elementi principali:

  1. una strategia coerente che affronti specificamente il tema dell’istruzione e delle competenze digitali e migliori il riscontro sulle politiche attraverso un monitoraggio e una valutazione più efficaci delle scelte in materia di istruzione e formazione digitale nonchè una più rapida integrazione di tali risultati ai fini di adeguamenti reattivi;
  2. un approccio governativo sistemico all’istruzione e alla formazione digitale e un rafforzamento della cooperazione e del coordinamento con e tra i portatori di interessi, anche con il settore privato;
  3. l’istituzione e il rafforzamento di partenariati con gli insegnanti, garantendo nel contempo l’accesso alla formazione digitale per tutti i docenti, gli educatori e il personale,garantendo il sostegno allo sviluppo delle capacità digitali per tutti gli istituti di istruzione e formazione;
  4. investimenti equi e d’impatto nell’istruzione e nella formazione digitale di elevata qualità, accessibile, inclusiva e sicura.

Le raccomandazioni

Per perseguire gli obiettivi definiti nella proposta, la Commissione UE evidenzia alcune raccomandazioni principali per gli Stati membri:

  1. concordare, attraverso un approccio sistemico , e insieme alle principali parti interessate, una strategia nazionale per l’istruzione e le competenze digitali, in linea con i principi del documento europeo, e monitorarne l’efficacia e l’impatto;
  2. guidare gli studenti nel mondo digitale e offrire pari opportunità per sviluppare competenze digitali sin dall’inizio del percorso scolastico;
  3. espandere l’approccio interdisciplinare (con le competenze digitali insegnate trasversalmente in diverse materie) e migliorare la valutazione e la formazione degli insegnanti;
  4. sostenere l’istruzione di alta qualità in informatica a scuola;
  5. istituire e migliorare le misure per assumere e formare insegnanti specializzati nel settore dell’informatica e delle tecnologie digitali avanzate;
  6. garantire lo sviluppo di competenze digitali avanzate e specialistiche nell’istruzione e formazione professionale, anche in materia di tecnologia avanzata e in altri settori di capacità chiave;
  7. promuovere lo sviluppo di un’ampia gamma di competenze digitali nell’istruzione superiore e affrontare i disallineamenti esistenti ed emergenti delle competenze digitali;
  8. sostenere lo sviluppo delle competenze digitali degli adulti e offrire loro pari opportunità;
  9. promuovere lo sviluppo della certificazione sulle competenze digitali e il suo riconoscimento;
  10. sviluppare un approccio strategico e sistematico per affrontare la carenza di specialisti ICT;
  11. fornire i finanziamenti necessari per lo sviluppo delle competenze digitali.

Come si nota, sono raccomandazioni pratiche basate su una visione sistemica di intervento. Argomentate, tra l’altro, in modo dettagliato e collegate a un’analisi approfondita che per i singoli Stati rappresenta una utilissima base di riflessione e confronto.

Riflessioni conclusive

Il percorso del Decennio digitale richiede agli Stati membri di porre le competenze digitali (di base e avanzate ICT) tra gli obiettivi essenziali da perseguire e monitorare da qui al 2030. Questo a fronte di una percezione della popolazione europea (mostrata dal sondaggio Eurobarometer) che richiede un impegno degli Stati su quest’ambito, anche mostrando una generale insoddisfazione sull’attuale situazione di tutela digitale (sui temi della sicurezza, della disinformazione, del controllo dei dati).

Ed è significativo che nella proposta UE, uno dei punti centrali sia legato alla presenza di una strategia sistemica, a un approccio multistakeholder e a un monitoraggio strutturato sull’attuazione della strategia. In questo, la spinta nell’ambito europeo delle Coalizioni Nazionali per le competenze digitali è fondamentale, e lo mostra l’esempio italiano dell’iniziativa della Coalizione di Repubblica Digitale. Una Coalizione con governance centrale e istituzionale, che vede insieme istituzioni, settore pubblico, privato e del terzo settore e pone le condizioni per velocizzare la “messa a terra” delle strategie, e monitorarla, oltre che favorirne la definizione.

La Commissione, come anche suggerito dalle Coalizioni, potrebbe rendere il dialogo strutturato uno strumento e una piattaforma permanente di confronto e scambio tra gli Stati Membri, almeno da qui al 2030, poiché assicurare un livello omogeneo di consapevolezza digitale nella popolazione europea (insieme all’incremento delle competenza avanzate e al superamento del divario di genere) è una condizione sociale precompetitiva, la cui realizzazione rappresenta un valore comune per tutti gli Stati dell’Unione

EU Stories - La coesione innova l'Italia

Tutti
Analisi
Video
Iniziative
Social
Programmazione europ
Fondi Europei: la spinta dietro ai Tecnopoli dell’Emilia-Romagna. L’esempio del Tecnopolo di Modena
Interventi
Riccardo Monaco e le politiche di coesione per il Sud
Iniziative
Implementare correttamente i costi standard, l'esperienza AdG
Finanziamenti
Decarbonizzazione, 4,8 miliardi di euro per progetti cleantech
Formazione
Le politiche di Coesione UE, un corso gratuito online per professionisti e giornalisti
Interviste
L’ecosistema della ricerca e dell’innovazione dell’Emilia-Romagna
Interviste
La ricerca e l'innovazione in Campania: l'ecosistema digitale
Iniziative
Settimana europea delle regioni e città: un passo avanti verso la coesione
Iniziative
Al via il progetto COINS
Eventi
Un nuovo sguardo sulla politica di coesione dell'UE
Iniziative
EuroPCom 2024: innovazione e strategia nella comunicazione pubblica europea
Iniziative
Parte la campagna di comunicazione COINS
Interviste
Marco De Giorgi (PCM): “Come comunicare le politiche di coesione”
Analisi
La politica di coesione europea: motore della transizione digitale in Italia
Politiche UE
Il dibattito sul futuro della Politica di Coesione
Mobilità Sostenibile
L’impatto dei fondi di coesione sul territorio: un’esperienza di monitoraggio civico
Iniziative
Digital transformation, l’Emilia-Romagna rilancia sulle comunità tematiche
Politiche ue
Fondi Coesione 2021-27: la “capacitazione amministrativa” aiuta a spenderli bene
Finanziamenti
Da BEI e Banca Sella 200 milioni di euro per sostenere l’innovazione di PMI e Mid-cap italiane
Analisi
Politiche di coesione Ue, il bilancio: cosa ci dice la relazione 2024
Politiche UE
Innovazione locale con i fondi di coesione: progetti di successo in Italia
Programmazione europ
Fondi Europei: la spinta dietro ai Tecnopoli dell’Emilia-Romagna. L’esempio del Tecnopolo di Modena
Interventi
Riccardo Monaco e le politiche di coesione per il Sud
Iniziative
Implementare correttamente i costi standard, l'esperienza AdG
Finanziamenti
Decarbonizzazione, 4,8 miliardi di euro per progetti cleantech
Formazione
Le politiche di Coesione UE, un corso gratuito online per professionisti e giornalisti
Interviste
L’ecosistema della ricerca e dell’innovazione dell’Emilia-Romagna
Interviste
La ricerca e l'innovazione in Campania: l'ecosistema digitale
Iniziative
Settimana europea delle regioni e città: un passo avanti verso la coesione
Iniziative
Al via il progetto COINS
Eventi
Un nuovo sguardo sulla politica di coesione dell'UE
Iniziative
EuroPCom 2024: innovazione e strategia nella comunicazione pubblica europea
Iniziative
Parte la campagna di comunicazione COINS
Interviste
Marco De Giorgi (PCM): “Come comunicare le politiche di coesione”
Analisi
La politica di coesione europea: motore della transizione digitale in Italia
Politiche UE
Il dibattito sul futuro della Politica di Coesione
Mobilità Sostenibile
L’impatto dei fondi di coesione sul territorio: un’esperienza di monitoraggio civico
Iniziative
Digital transformation, l’Emilia-Romagna rilancia sulle comunità tematiche
Politiche ue
Fondi Coesione 2021-27: la “capacitazione amministrativa” aiuta a spenderli bene
Finanziamenti
Da BEI e Banca Sella 200 milioni di euro per sostenere l’innovazione di PMI e Mid-cap italiane
Analisi
Politiche di coesione Ue, il bilancio: cosa ci dice la relazione 2024
Politiche UE
Innovazione locale con i fondi di coesione: progetti di successo in Italia

Articoli correlati

Articolo 1 di 3