la guida

Competenze chiave per la GenAI: quali sono e come supportarle



Indirizzo copiato

L’avvento della Generative AI ridefinisce i ruoli e richiede nuove competenze. Mentre alcune previsioni indicano potenziali sostituzioni di lavori, altre sottolineano l’importanza di sviluppare abilità come il pensiero critico, la creatività e l’etica. Organizzazioni e leader aziendali sono chiamati a supportare lo sviluppo di queste competenze attraverso reskilling e upskilling

Pubblicato il 17 mag 2024

Andrea Cavallaro

Digital Innovation Strategy & Management

Andrea Gaschi

Practice Leader di Partners4Innovation per l’area Digital Open Innovation

Marco Pinciroli

Senior consultant presso Methodos



ict-skill

L’avvento dell’Intelligenza Artificiale Generativa (GenAI) ha (ri)portato alla ribalta le discussioni sull’impatto nel mondo del lavoro già fatte più volte nel corso degli ultimi anni ogni qual volta il termine “Intelligenza Artificiale” ha conquistato visibilità e spazio sui media, anche quelli più tradizionali.

Ci troviamo agli albori di una nuova era e le implicazioni non sono ancora del tutto chiare, ma stiamo già osservando un grande impatto su alcuni ruoli, su molte attività eseguite e, conseguentemente, sulle competenze e capacità necessarie per sfruttare al meglio i nuovi strumenti.

L’impatto della Generative AI sul mercato del lavoro

Abbondano le previsioni, le analisi e i dati sugli impatti della Generative AI: da un lato abbiamo chi guarda alle grandi promesse di questa innovazione, con stime su miglioramento della produttività di oltre il 50%, superiore a quello mostrato da qualsiasi innovazione tecnologica precedente (internet, elettricità, ecc.) e molto più velocemente (fonte: MIT e Nvidia); dall’altro lato abbiamo chi valuta, analizza – e forse si preoccupa – l’impatto sulla forza lavoro. Anche in questo caso le stime sono molteplici, ne riprendiamo solo a titolo di esempio un paio: secondo gli autori del paper “GPTs are GPTs: An Early Look at the Labor Market Impact Potential of Large Language Models” per l’80% della popolazione almeno il 10% delle attività sarà impattato e per circa il 19% della popolazione l’impatto sarà su più della metà delle attività eseguite. Secondo Goldman Sachs due terzi della popolazione sarà esposta alla rivoluzione della GenAI, con un quarto di essa a rischio sostituzione. Il Future of Jobs Report 2023 indica che entro il 2027 il 43% delle attività lavorative sarà automatizzato. Le nuove tecnologie non solo possono gestire un numero crescente di attività ripetitive e manuali, ma anche svolgere tipi sempre più sofisticati di lavoro basato sulla conoscenza – come la ricerca, la codifica e la scrittura – che sono stati a lungo considerati al sicuro da interruzioni.

Al di là di chi dipinge scenari apocalittici, analizzando le tendenze attuali, ci immaginiamo che la realtà sarà probabilmente una via di mezzo, caratterizzata da una trasformazione profonda delle competenze richieste nel mercato del lavoro: la Generative AI porterà alla creazione di nuovi job e professionalità, mentre alcune professioni tradizionali subiranno una significativa evoluzione. Il World Economic Forum ha stimato che il 50% della popolazione globale necessita di nuove competenze per rispondere ai cambiamenti nella domanda guidati dalle nuove tecnologie. Ed entro il 2030 questa cifra potrebbe salire fino al 90%. Non riuscire a soddisfare la domanda di nuove competenze potrebbe costare fino a 15 trilioni di dollari in termini di PIL perso. L’avvento della GenAI sta, in altre parole, rimodellando il panorama del lavoro, introducendo sfide inedite e richiedendo un nuovo set di competenze. Tuttavia, la mancanza delle competenze adeguate rappresenta un ostacolo significativo per l’adozione efficace e responsabile della Generative AI.

Le competenze chiave nell’era della GenAI

In quest’ultimo anno e mezzo abbiamo tutti sentito parlare di prompting o prompt engineering, ovvero la capacità di fornire input e richieste agli strumenti di GenAI al fine di ottenere i risultati più efficaci, ma non si tratta certo dell’unica abilità – e forse nemmeno della più rilevante – necessaria. Si tratta, quindi, di diventare sempre più abili nel definire i problemi (problem setting), piuttosto che nel risolverli (problem solving). Sebbene ad oggi non emerga ancora un quadro chiaro e comune sulle competenze chiave per navigare l’Era della GenAI, si rilevano tuttavia alcune competenze fondamentali per un’adozione efficace e consapevole di questi sistemi. Al di là delle competenze più tecniche specialistiche (linguaggi di programmazione, analisi di dati, statistica, ecc.) richieste a determinate figure professionali, ci sono una serie di competenze che dovranno essere maggiormente diffuse in modo più capillare, a partire dall’AI literacy (alfabetizzazione sull’Intelligenza Artificiale), un concetto complesso che va oltre la mera comprensione degli strumenti dell’AI e che comprende un insieme di competenze che permettono agli individui di valutare criticamente le tecnologie AI, di comunicare e collaborare efficacemente con essa e di utilizzarla come strumento online, a casa e sul luogo di lavoro.

Inoltre, stanno emergendo con forza capacità uniche dell’intelligenza umana, quali pensiero critico, creatività ed etica, che acquisteranno un valore ancora maggiore, arricchendo il modo in cui interagiamo con la GenAI. Il pensiero critico è essenziale per valutare ciò che gli strumenti di GenAI producono, per identificare errori o pregiudizi e per prendere decisioni ben informate. Inoltre, se anche l’intelligenza artificiale è in grado di proporre idee nuove, solo gli esseri umani possono veramente capire come queste idee si adattino al mondo reale, trasformando le possibilità in realtà utili e innovative. Per questo la creatività giocherà un ruolo chiave.

E infine, l’etica, fondamentale quando lavoriamo con l’intelligenza artificiale. Essere consapevoli del modo corretto e responsabile di utilizzo di questi sistemi può avere grandi impatti sulla vita delle persone e sulla società. L’obiettivo è quello di assicurarsi di generare porti benefici per tutti e rispettare i principi di riservatezza, privacy, equità e giustizia, a cui dobbiamo ispirarci nell’interazione con questi sistemi.

La mancanza di competenze sopra menzionate non è solo un freno all’adozione della Generative AI, ma rappresenta anche un rischio per l’uso non etico o inefficace di queste tecnologie. In altre parole, a fronte di nuove abilità richieste, l’adozione crescente della Generative AI nel mondo del lavoro impone una riflessione su come prepararsi al meglio a questa trasformazione. In questa direzione, altre due competenze stanno emergendo come determinanti per orientarsi nel mutevole panorama odierno: apprendimento continuo e adattabilità.

Man mano che l’automazione trasforma compiti e ruoli, coloro che sono in grado di apprendere e adattarsi continuamente avranno più successo. L’adattabilità e l’aggiornamento continuo, insieme all’adozione di un approccio flessibile e aperto al cambiamento, saranno determinanti per sfruttare le opportunità offerte da queste tecnologie. Per navigare con successo l’era della GenAI, è essenziale che individui e organizzazioni si impegnino nello sviluppo continuo delle competenze.

Supportare lo sviluppo delle competenze per la GenAI: Il ruolo di organizzazioni e leader aziendali

Per colmare il gap attuale di competenze le organizzazioni si sono lanciate in una corsa alla ricerca di nuove risorse sul mercato: le offerte di lavoro in lingua inglese su LinkedIn che menzionano tecnologie AI come ChatGPT sono aumentate 21 volte da novembre 2022. Questa è, però, solo una delle opzioni a disposizione delle funzioni HR e delle organizzazioni per correre ai ripari. E, molto probabilmente, nemmeno sufficiente.

La pervasività e la trasversalità di applicazione di questi nuovi strumenti – e di quelli che stanno nascendo di settimana in settimana – richiede un approccio più ampio sull’intera, o quasi, popolazione aziendale. La formazione in competenze digitali avanzate, la consapevolezza del corretto utilizzo e la comprensione del contesto socio-economico in cui questi strumenti vengono implementati sono fondamentali per sfruttare appieno i benefici della Generative AI, garantendo al contempo che il suo utilizzo sia guidato da principi di responsabilità e inclusività.

In altre parole, la GenAI sta aprendo nuovi orizzonti di possibilità, ma il suo pieno potenziale sarà realizzato solo attraverso un impegno collettivo verso lo sviluppo di competenze adeguate e pratiche di adozione responsabile. Reskilling e upskilling tornano nuovamente in cima alle priorità di ogni organizzazione.

I passi per garantire lo sviluppo delle giuste competenze

Ma come possono le organizzazioni favorire lo sviluppo delle competenze a supporto della GenAI?

Si riportano di seguito alcuni passi per garantire lo sviluppo delle giuste competenze per un’integrazione efficace e ottimale della GenAI nelle organizzazioni:

  • Disegno del modello di competenze: Identificazione delle competenze necessarie per attuare “l’AI transformation” e rimanere competitivi sul mercato, e identificazione delle competenze specifiche per i «ruoli del futuro».
  • Definizione dei casi d’uso della GenAI: Si rende poi necessario individuare i casi d’uso specifici in cui si prevede di utilizzare la GenAI nelle diverse aree organizzative, al fine di determinare le competenze tecniche e trasversali necessarie per implementare e gestire con successo l’introduzione.
  • Mappatura e valutazione delle competenze attuali: Valutazione approfondita delle competenze legate all’AI presenti nell’organizzazione, anche tramite l’erogazione di survey gamificate, che permettano a ciascuno di comprendere quali siano i propri talenti, e diano consapevolezza sulle aree di miglioramento.
  • Identificazione delle aree di competenza critiche e sviluppo di un piano di formazione delle competenze: Disegno di percorsi di sensibilizzazione e formazione dedicati a tutte le persone dell’organizzazione, con approcci di continuous learning. A questo si aggiunge l’importanza di incoraggiare una cultura di apprendimento continuo e sperimentazione degli strumenti di GenAI e la possibilità di integrare nuove competenze dall’esterno.
  • Comunicazione e ingaggio costante: Adozione di una strategia di comunicazione e ingaggio costante per far sentire le persone risorse chiavi nel processo di trasformazione

Adottando questi passi, le organizzazioni possono identificare efficacemente le giuste competenze necessarie per guidare con successo l’adozione dell’Intelligenza Artificiale Generativa e assicurarsi che le persone siano attrezzate per sfruttare il pieno potenziale di questa tecnologia trasformativa.

I potenziali benefici per imprese e individui

I potenziali benefici di questa rivoluzione sono enormi, tanto per le imprese quanto per gli individui: le competenze in intelligenza artificiale potrebbero aumentare la produttività di almeno il 39% e incrementare gli stipendi fino al 30%.

Tuttavia, per sfruttare appieno questo potenziale, le organizzazioni dovranno affrontare la pressante carenza di competenze specifiche in intelligenza artificiale nella forza lavoro. I dati sono chiari: secondo uno studio recente condotto da Salesforce, il 62% dei lavoratori ammette di non avere delle competenze necessarie per un uso efficace e sicuro della GenAI, mentre il 70% dei leader aziendali fa eco a questa preoccupazione, riconoscendo un gap nelle competenze dei loro team.

E la prospettiva organizzativa è altrettanto significativa con il 60% delle aziende che esprime preoccupazione per il divario di competenze e il 54% che teme la propria incapacità di attrarre il talento necessario: l’urgenza di strategie efficaci di upskilling e reskilling non è mai stata così chiara.

Conclusioni

Affrontare questa evoluzione non è solo una questione di adattamento tecnologico: il futuro che ci attende non dipende solamente dalle potenzialità della GenAI, ma soprattutto dall’impegno comune nell’utilizzarla in modo efficace e consapevole. Organizzazioni, leader aziendali e persone hanno l’opportunità di essere pionieri di questo cambiamento, investendo nello sviluppo e nell’aggiornamento delle competenze proprie e delle proprie persone. Oggi, più che mai, è essenziale che ciascuno accolga l’invito a crescere, ad apprendere e a reinventarsi, facendo della curiosità e della responsabilità i propri valori guida.


EU Stories - La coesione innova l'Italia

Tutti
Analisi
Video
Iniziative
Social
Programmazione europ
Fondi Europei: la spinta dietro ai Tecnopoli dell’Emilia-Romagna. L’esempio del Tecnopolo di Modena
Interventi
Riccardo Monaco e le politiche di coesione per il Sud
Iniziative
Implementare correttamente i costi standard, l'esperienza AdG
Finanziamenti
Decarbonizzazione, 4,8 miliardi di euro per progetti cleantech
Formazione
Le politiche di Coesione UE, un corso gratuito online per professionisti e giornalisti
Interviste
L’ecosistema della ricerca e dell’innovazione dell’Emilia-Romagna
Interviste
La ricerca e l'innovazione in Campania: l'ecosistema digitale
Iniziative
Settimana europea delle regioni e città: un passo avanti verso la coesione
Iniziative
Al via il progetto COINS
Eventi
Un nuovo sguardo sulla politica di coesione dell'UE
Iniziative
EuroPCom 2024: innovazione e strategia nella comunicazione pubblica europea
Iniziative
Parte la campagna di comunicazione COINS
Interviste
Marco De Giorgi (PCM): “Come comunicare le politiche di coesione”
Analisi
La politica di coesione europea: motore della transizione digitale in Italia
Politiche UE
Il dibattito sul futuro della Politica di Coesione
Mobilità Sostenibile
L’impatto dei fondi di coesione sul territorio: un’esperienza di monitoraggio civico
Iniziative
Digital transformation, l’Emilia-Romagna rilancia sulle comunità tematiche
Politiche ue
Fondi Coesione 2021-27: la “capacitazione amministrativa” aiuta a spenderli bene
Finanziamenti
Da BEI e Banca Sella 200 milioni di euro per sostenere l’innovazione di PMI e Mid-cap italiane
Analisi
Politiche di coesione Ue, il bilancio: cosa ci dice la relazione 2024
Politiche UE
Innovazione locale con i fondi di coesione: progetti di successo in Italia
Programmazione europ
Fondi Europei: la spinta dietro ai Tecnopoli dell’Emilia-Romagna. L’esempio del Tecnopolo di Modena
Interventi
Riccardo Monaco e le politiche di coesione per il Sud
Iniziative
Implementare correttamente i costi standard, l'esperienza AdG
Finanziamenti
Decarbonizzazione, 4,8 miliardi di euro per progetti cleantech
Formazione
Le politiche di Coesione UE, un corso gratuito online per professionisti e giornalisti
Interviste
L’ecosistema della ricerca e dell’innovazione dell’Emilia-Romagna
Interviste
La ricerca e l'innovazione in Campania: l'ecosistema digitale
Iniziative
Settimana europea delle regioni e città: un passo avanti verso la coesione
Iniziative
Al via il progetto COINS
Eventi
Un nuovo sguardo sulla politica di coesione dell'UE
Iniziative
EuroPCom 2024: innovazione e strategia nella comunicazione pubblica europea
Iniziative
Parte la campagna di comunicazione COINS
Interviste
Marco De Giorgi (PCM): “Come comunicare le politiche di coesione”
Analisi
La politica di coesione europea: motore della transizione digitale in Italia
Politiche UE
Il dibattito sul futuro della Politica di Coesione
Mobilità Sostenibile
L’impatto dei fondi di coesione sul territorio: un’esperienza di monitoraggio civico
Iniziative
Digital transformation, l’Emilia-Romagna rilancia sulle comunità tematiche
Politiche ue
Fondi Coesione 2021-27: la “capacitazione amministrativa” aiuta a spenderli bene
Finanziamenti
Da BEI e Banca Sella 200 milioni di euro per sostenere l’innovazione di PMI e Mid-cap italiane
Analisi
Politiche di coesione Ue, il bilancio: cosa ci dice la relazione 2024
Politiche UE
Innovazione locale con i fondi di coesione: progetti di successo in Italia

Articoli correlati

Articolo 1 di 2