La digitalizzazione sta cambiando profondamente il nostro Paese, ma questa transizione non potrà completarsi se non accompagnata dalla consapevolezza del valore della cultura digitale tra le persone.
L’obiettivo, ambiziosissimo ma possibile, di modernizzare l’Italia può essere raggiunto soltanto con la diffusione di competenze digitali per tutti e grazie a impegno e collaborazione di tutti noi, nel settore pubblico e in quello privato, nella scuola e nel terzo settore, nelle nostre comunità e nelle nostre famiglie.
Ed è da questa consapevolezza che nasce la Strategia Nazionale per le Competenze Digitali, parte integrante dell’impegno del Ministro per l’innovazione tecnologica e la transizione digitale Vittorio Colao e del lavoro quotidiano del Dipartimento per la trasformazione digitale.
Il gap di competenze digitali in Italia
I dati di cui disponiamo dimostrano infatti quanta strada ancora ci sia da fare per colmare i gap digitali della popolazione: secondo Eurostat (2019), solo il 42% degli italiani tra i 16 e i 74 anni possiede competenze digitali almeno a livello base, mentre in Europa la percentuale media raggiunge il 58%. L’Italia è inoltre agli ultimi posti tra i Paesi Europei per l’uso di Internet (Eurostat 2020), con il 14% delle persone di età compresa tra 16 e 74 anni che non ha mai navigato in rete, una percentuale quasi doppia rispetto alla media UE, pari al 9%. Se guardiamo le percentuali di laureati in ambito ICT la situazione è anche peggiore: solo l’1% dei laureati italiani possiede un titolo in questo ambito (peggior posizione nell’UE) e la percentuale di specialisti ICT, nonostante un aumento progressivo nel tempo che ha raggiunto il 3,6% dell’occupazione totale, è ancora lontana dalla media UE (4,3%).
È evidente quanto la carenza di competenze digitali sia uno degli ostacoli principali per lo sviluppo del Paese perché, ad esempio, non permette ai cittadini di poter accedere e fruire dei servizi offerti dal pubblico e dal privato ed espone una larga parte della popolazione al rischio di esclusione sociale e di scarsa occupabilità lavorativa.
La Strategia Nazionale per le Competenze Digitali
È dunque in questo contesto che nasce la strategia del Governo.
Si tratta di un piano di lavoro ampio e articolato che intende affrontare la necessità di formazione digitale del nostro Paese con concretezza, indirizzando le criticità specifiche per ogni singolo target, allo scopo di abbattere ogni forma di analfabetismo digitale con ogni mezzo a disposizione.
La tecnologia, inoltre, favorisce lo sviluppo di una nuova forma di cittadinanza attiva che prende parte alla discussione pubblica e interagisce con l’Amministrazione, attraverso un linguaggio
comune, un dialogo più efficace e paritario.
È proprio a partire da questi principi che si sviluppa la strategia per le competenze digitali e che opererà su quattro diversi assi di intervento, in totale allineamento con i quattro pilastri della Coalizione Europea per le competenze e le professioni digitali.
Il primo riguarda l’Istruzione e la formazione superiore, per sostenere e promuovere lo sviluppo delle competenze digitali all’interno dei cicli d’istruzione per i giovani, con il coordinamento del Ministero dell’Istruzione e del Ministero dell’Università e della Ricerca.
Il secondo vede protagonista la Forza lavoro attiva, per garantire ai lavoratori competenze digitali adeguate sia nel settore privato sia nel settore pubblico, incluse le competenze per l’e-leadership, con il coordinamento di Ministero dello Sviluppo Economico e Ministero per la Pubblica Amministrazione
Il terzo ambito riguarda le Competenze specialistiche ICT, per potenziare interventi di sostegno e promozione per aumentare il numero di giovani con competenze digitali e rafforzare l’aggiornamento permanente e la riqualificazione professionale, avvicinando i contenuti della formazione alle esigenze del mondo del lavoro. Il coordinamento è del Ministero dell’Università e Ricerca e del Ministero dello Sviluppo Economico. Nel perimetro di questo impegno, si aggiunge l’ulteriore necessità, urgentissima, di ridurre il divario di genere, generato spesso dai molti stereotipi culturali che allontanano le studentesse dalle facoltà STEM.
Il quarto asse, infine, si rivolge ai Cittadini, con l’impegno a sviluppare le competenze digitali di base necessarie a esercitare i diritti di cittadinanza e la partecipazione consapevole alla vita democratica, con il coordinamento del Ministro per l’innovazione tecnologica e la transizione digitale. In particolare su questo target l’obiettivo del Piano Italia Digitale è ambiziosissimo e prevede di colmare il gap di competenze digitali raggiungendo il 70% della popolazione. Il fine ultimo è quello di aiutare le persone ad essere sempre più consapevoli dei vantaggi dell’innovazione e indipendenti nell’utilizzo dei servizi più semplici, ma fondamentali, messi a disposizione online e garantire l’inclusione di tutti.
La digitalizzazione nel PNRR
La digitalizzazione del Paese è tra gli obiettivi della prima Missione del PNRR, da raggiungere attraverso il sostegno e l’accelerazione alla transizione digitale in tutti i settori, dal pubblico al privato.
Il nostro quotidiano è già nel pieno della trasformazione: dalle imprese, sempre più connesse, che si sforzano di snellire i processi produttivi facendo leva sulla tecnologia e orientate a modalità lavorative sempre più smart, alla scuola che, con sforzo e tenacia, adotta la didattica integrata per fronteggiare l’anno scolastico in corso, fino alla Pubblica Amministrazione, che si sta impegnando a tutti i livelli per mettere a disposizione dei cittadini servizi semplici e online.
Proprio nei giorni scorsi è avvenuto il completo subentro di tutti i 7.903 Comuni italiani all’interno dell’Anagrafe nazionale della popolazione residente (ANPR): finalmente tutti i cittadini italiani possono controllare e correggere i propri dati anagrafici, stampare certificati e fruire dei servizi disponibili online in modo facile e sicuro, attraverso un unico punto di accesso.
Conclusioni
È evidente che per raggiungere gli obiettivi di questo ambizioso piano sarà necessario l’impegno e la collaborazione di tutto l’ecosistema Paese per colmare finalmente il divario con il resto d’Europa e abbattere il digital divide purtroppo ancora presente sul nostro territorio.
Il digitale deve essere etico e democratico: pubblico e privato devono impegnarsi per garantire l’abbattimento di ogni ostacolo di ordine sociale, economico, geografico, tecnologico e culturale per garantire l’uguaglianza tra i cittadini nell’utilizzo dei servizi online e nell’accesso alle opportunità offerte.
Il percorso è tracciato, è il momento di portarci tutti ai blocchi di partenza.