La trasformazione digitale, per essere attuata nei tempi adeguati che richiede l’attuale contesto di mercato, richiede un gran numero di persone competenti e la capacità di riprogettare le basi del lavoro, in qualsiasi settore.
Il mercato italiano, come quelli di molti altri Paesi, sta già da alcuni anni accelerando sul tema della digitalizzazione, puntando su applicazioni Sw nuove, una gestione strategica dei dati e di conseguenza ad una realizzazione di infrastrutture fisiche, all’altezza di trasportare un gran numero di dati.
In questo scenario di sviluppo, è prioritario disporre delle necessarie maestranze, per concretizzare la messa a terra dei progetti di innovazione.
Carenza di competenze specialistiche, perché in Italia è un problema
Tuttavia, la grande esigenza di avere competenze specifiche nelle aziende non trova riscontro nelle disponibilità del mercato del lavoro. Indubbiamente la spinta all’innovazione, che ancor più viviamo dopo la pandemia, richiede una grande quantità di professionisti in campo, sia in ambito hardware che software, con una grandissima mole di lavoro da svolgere e che coinvolge tutti i settori produttivi.
Nel panorama italiano per ovviare al problema della carenza di competenze si è fatto molto uso, soprattutto negli ultimi anni, di processi di formazione che partono già dal momento in cui lo studente esce dall’università o appena ottiene il diploma di maturità, ma questo iter, che seppur ha favorito il mercato del lavoro, non riesce a colmare le reali necessità che oggi il mercato richiede.
Il risultato è che oggi tra le aziende c’è attualmente una agguerrita competizione per accaparrarsi lavoratori che abbiano già delle competenze specifiche, non solo cercandoli sul mercato ma anche “sottraendoli” a imprese diverse o competitor, alimentando un elevato turn over e soprattutto un aumento dei costi del lavoro per competenza. Nonostante ciò, in ogni caso, non si riesce a colmare l’attuale fabbisogno di competenze.
Le misure necessarie
Per far fronte alla questione, la strada della formazione è sicuramente la strada madre. Al momento viviamo un’accelerazione delle imprese nell’investire in giovani e si sta ormai ricorrendo anche a farlo ingaggiando lavoratori stranieri. Nel panorama italiano succede che ormai quasi tutte le università sono sollecitate dalle imprese che investono, per agganciarsi al circuito universitario in modo di avere la possibilità di conoscere delle nuove risorse e formarle mettendogli a disposizione attrezzature da laboratorio, tirocini e/o borse di studio. Qualche azienda riesce ad aprirsi, attraverso conoscenze su canali internazionali, ad un panorama internazionale per la ricerca del proprio fabbisogno di competenze, arricchendo la propria realtà lavorativa con persone che arrivano anche dall’estero.
Formazione 4.0
Riguardo alle misure a livello di sistema Paese, il credito di imposta per la formazione 4.0 ha aiutato molto le imprese e gli imprenditori a “spingere il cuore oltre l’ostacolo” nel dedicare maggiori mezzi nella formazione, sapendo di poter contare su questa misura per ottenere un ristoro sugli oneri sostenuti, considerando che trattasi di costi, tempo ed energia che devi sottrarre alle attività correnti, non dimenticando che statisticamente buona parte del personale formato si disperde, perché cambia territorio o ambito lavorativo, cambia azienda, oppure non è risultato adatto al fine per cui è stato formato. Aver avuto la possibilità di aderire al credito di imposta ha dato a molte realtà l’occasione di innovare la propria azienda formando persone a nuove mansioni o renderli capaci di gestire delle nuove tecnologie e di apportare cambiamenti significativi nei propri processi di lavorazione migliorandone efficacia e monitoraggio dei risultati. Suscita dunque qualche perplessità l’assenza nella bozza di legge di bilancio: in generale il sistema Paese ha fatto un bel passo avanti, ovunque si riscontrano miglioramenti, siamo cresciuti rispetto per esempio a due anni fa e tutto ciò anche grazie agli incentivi.
Skill shortage, i rischi per l’ambito delle infrastrutture digitali
Un caso interessante da approfondire è quello del settore delle infrastrutture digitali. Una quantità enorme di Lavori che in passato avrebbero richiesto molti anni per essere ultimati, oggi per esigenze di mercato, ma per obbiettivi dati dall’Europa, devono essere completati in poco tempo. Siamo dunque in una situazione in cui l’azienda deve trovare velocemente tutta la manodopera per realizzare le infrastrutture nei tempi previsti, con il rischio alto di penali applicate in caso di ritardi. Il problema non è solo per le imprese che non trovando personale non possono onorare i propri contratti, ma anche per il sistema Italia, perché il gap tra offerta di lavoro e competenze disponibili è troppo alto ed i fondi Europei messi a disposizione per innovare il paese, possono essere revocati.
Lo scenario nel settore fibra ottica
Nel settore delle infrastrutture digitali, questo è particolarmente evidente nell’ambito della fibra ottica. Il settore che vive normalmente di contratti pluriennali, si trova a dover affrontare in questo momento specifico, non solo l’aumento dei costi come quelli di materie prime, di trasferta, di carburanti, di logistica etc. con condizioni economiche vincolate e sottoscritte anche solo un anno fà (quando l’attuale scenario mondiale di crisi energetica o per clima di guerra, era imprevedibile) e con i Big player Italiani che non sono reattivi nel riconoscere alle imprese tali aumenti, che si trovano impegnate ad onorare i contratti ma con nuove spese e difficoltà, in un contesto, come quello italiano, pieno di burocrazia che intralcia meccanismi di produzione e di fatturazione. Quando bisogna affrontare scenari con enorme quantità di lavoro, servono in campo differenti professionisti, dal manovale, all’operaio specializzato per le giunzioni in fibra ottica, al project manager.
Per questo motivo, ci sono molte realtà che stanno lavorando sul reskilling, assumendo persone che facevano lavori totalmente differenti come animatori di villaggi turistici, pizzaioli, camerieri, magari persone che hanno avuto difficoltà con la pandemia e sono rimaste senza impiego. Si sono così creati in azienda percorsi di formazione per la conversione dei lavoratori. Guardando al futuro, bisognerà ripensare a nuove riconversioni di tutto questo personale tra sette o dieci anni, quando la fibra sarà praticamente ormai ovunque.
Alessandro Malusa, Amministratore della Inpower Group Scpa
Un caso aziendale utile da approfondire per capire come le aziende stiano lavorando per reperire risorse formate è quello della partnership tra Inpower Group e Gruppo Visabeira. Infatti, proprio per rispondere alle esigenze di cercare manodopera nel mondo delle infrastrutture digitale e per cercare un partner anche finanziario al fine di non limitare la crescita del gruppo, Inpower Group ha scelto di aprire il capitale sociale a un gruppo internazionale, Visabeira, che opera principalmente solo per il settore Telco. L’obiettivo è ottenere un rafforzamento delle attività di formazione e migliorare la disponibilità di personale competente.
In Portogallo il gruppo Visabeira ha un’importante scuola di formazione con studenti che arrivano da tutto il mondo, asserisce l’Ing. Malusa, e viene loro offerto vitto e alloggio, con delle classi di circa dodici persone e si lavora sul campo, all’aperto, con professionisti del settore. Viene dapprima eseguito un corso teorico in ambito Telco, non trascurando in primis i principi della sicurezza sul lavoro per poi passare ad aspetti pratici, per insegnare ad esempio come realizzare giunti per la fibra ottica, saper leggere gli schemi e stare nel luogo di lavoro. Insomma, un vero campo scuola supportato dall’Italia attraverso la nostra Inpower Group, che fornisce propri tecnici come istruttori per affiancare le risorse nelle ultime due settimane di corso, dando informazioni dettagliate sulle normative e specificità italiane. Un aspetto molto importante, considerando che ogni Paese ha sue regole e suoi standard che sono sempre diverse dagli altri paesi, anche confinanti. Confortante registrare che alcuni clienti, riescono a comprendere la necessità o il beneficio di utilizzare maestranze straniere per sopperire alla domanda di risorse, supportando tali iniziative con dei riconoscimenti economici per chi dimostra di aver adottato processi di reskilling o di ingaggio di manodopera proveniente dall’estero.