La pubblicazione della versione 2.2. di DigComp, il quadro europeo per le competenze digitali dei cittadini, è di fondamentale importanza perché la consapevolezza digitale dei cittadini è allo stesso tempo indispensabile e ineludibile per il funzionamento delle nostre società, come competenza chiave per l’apprendimento permanente trasversale con altre competenze chiave individuate in ambito europeo.
La consapevolezza digitale non è altro che un rendersi conto di una condizione comunque effettiva, cioè che stiamo vivendo in una dimensione “onlife”, secondo la definizione coniata da Luciano Floridi «Quando nell’infosfera i confini tra la vita “online” e quella “offline” vengono meno, e siamo continuamente connessi gli uni agli altri, circondati da oggetti intelligenti in grado di interagire con noi e da costanti flussi di dati, allora possiamo dire di essere integrati nel mondo “onlife”» .
Floridi, la necessità di un progetto umano per il XXI secolo
DigComp 2.2., infatti, inquadra nelle aree di competenza già definite (Alfabetizzazione su informazioni e dati, Comunicazione e collaborazione, Creazione di contenuti digitali, Sicurezza, Risolvere i problemi) tutte le nuove tematiche, dal lavoro agile all’intelligenza artificiale, secondo il principio che la consapevolezza che deve acquisire il cittadino riguarda ormai tutte le aree della quotidianità e del lavoro, diventando condizione stessa dall’agire sociale.
Vediamo nel seguito i principali aggiornamenti, dedicando un focus specifico su datificazione e Intelligenza Artificiale.
I principali aggiornamenti DigComp 2.2.
L’aggiornamento 2.2 di DigComp riguarda in particolare l’inserimento di “Esempi di conoscenze, abilità e attitudini applicabili a ciascuna competenza”. Per ciascuna delle 21 competenze individuate dal quadro europeo, infatti, vengono fornite 10-15 affermazioni per illustrare alcuni temi cruciali attraverso esempi specifici. L’aggiornamento pertanto non cambia nè i descrittori del modello concettuale DigComp, nè il modo in cui vengono delineati i livelli di competenza, ma l’inserimento di più di 250 esempi su temi nuovi ed emergenti.
Come sottolineato dal documento pubblicato DigComp 2.2., gli aggiornamenti sono utili, ad esempio, per coloro che sono responsabili della pianificazione e dell’aggiornamento del curriculum per le competenze digitali dei cittadini e per coloro che sviluppano programmi di formazione basati su DigComp.
Gli esempi inseriti riguardano temi rilevanti come:
- la cattiva informazione e disinformazione nei social media e nei siti di notizie (come le informazioni di fact-checking e relative fonti, fake news, deep fake) legate all’informazione e all’alfabetizzazione mediatica;
- l’andamento della datificazione dei servizi Internet e delle app (con un focus su come vengono sfruttati i dati personali);
- l’interazione dei cittadini con i sistemi di Intelligenza Artificiale -IA (comprese le competenze relative ai dati, protezione dei dati e privacy, ma anche considerazioni etiche);
- il funzionamento delle tecnologie emergenti come l’Internet of Things (IoT);
- i problemi di sostenibilità ambientale (es. risorse consumate dalle ICT)
- i contesti nuovi ed emergenti di organizzazione del lavoro, come il lavoro a distanza e il lavoro ibrido.
Quest’ultimo punto è importante come approccio perché indirizza le condizioni di base per una consapevolezza digitale nel contesto lavorativo, attraverso esempi che indicano come sia importante acquisire competenze in modo di (solo per citarne alcune):
- essere in grado di ottenere una comunicazione efficace in modalità asincrona (non simultanea) utilizzando strumenti digitali (ad es. per la rendicontazione e il briefing, la condivisione di idee, il feedback e la consulenza, la pianificazione di riunioni, la comunicazione di milestone) – in relazione alla competenza 2.1 (Interagire attraverso le tecnologie digitali);
- utilizzare strumenti e tecnologie digitali in un contesto di lavoro a distanza per la generazione di idee e la co-creazione di contenuti digitali (es. mappe mentali e lavagne condivise, strumenti di polling) – in relazione alla competenza 2.4 (Collaborare attraverso le tecnologie digitali).
Datificazione e Intelligenza Artificiale
Come viene sottolineato nel testo, una maggiore consapevolezza sull’IA porterà anche a una maggiore sensibilità verso potenziali problemi relativi alla protezione dei dati (anche dei bambini) e alla privacy, all’etica, ai diritti e ai pregiudizi, inclusi l’accessibilità, i pregiudizi di genere e le disabilità. L’aggiornamento DigComp 2.2 affronta pertanto il tema dell’interazione dei cittadini con i sistemi di IA piuttosto che concentrarsi sulla conoscenza dell’IA di per sé e con articolazione in alcuni capitoli come
- cosa fanno e cosa non fanno i sistemi di IA;
- come funzionano i sistemi di IA;
- quando si interagisce con i sistemi di IA;
- le sfide e l’etica dell’IA.
- gli atteggiamenti riguardo all’agire umano e al controllo.
L’aggiornamento di DigComp 2.2. segue questo approccio identificando interessanti indicazioni sulle diverse competenze (e quindi a livello di conoscenza, abilità e attitudine, tanto da rappresentare una traccia per un percorso formativo sull’IA) come ad esempio:
- essere consapevole che i sistemi di IA raccolgono ed elaborano più tipi di dati dell’utente (ad es. dati personali, dati comportamentali e dati contestuali) per creare profili utente che vengono poi utilizzati, ad esempio, per prevedere cosa l’utente potrebbe voler vedere o fare dopo (ad es. offrire pubblicità, consigli, servizi) – in relazione alla competenza 2.6 (Gestire l’identità digitale);
- essere consapevole che tutto ciò che si condivide pubblicamente online (ad es. immagini, video, suoni) può essere utilizzato per addestrare i sistemi di intelligenza artificiale. Ad esempio, le società di software commerciali che sviluppano sistemi di IA di riconoscimento facciale possono utilizzare immagini personali condivise online (ad es. fotografie di famiglia) per addestrare e migliorare la capacità del software di riconoscere automaticamente quelle persone in altre immagini, il che potrebbe non essere desiderabile (ad es. violazione della privacy) – in relazione alla competenza 2.2 (Condividere informazioni attraverso le tecnologie digitali);
- saper riconoscere che mentre l’applicazione dei sistemi di intelligenza artificiale in molti domini è solitamente non messa in discussione (ad es. l’intelligenza artificiale che aiuta a prevenire i cambiamenti climatici), l’intelligenza artificiale che interagisce direttamente con gli esseri umani e prende decisioni sulla loro vita può spesso essere controversa (ad es. software di smistamento dei CV per il reclutamento procedure, punteggio degli esami che possono determinare l’accesso all’istruzione) – in relazione alla competenza 2.3 (Esercitare la cittadinanza attraverso le tecnologie digitali)
- sapere che tutti i cittadini dell’UE hanno il diritto di non essere soggetti a un processo decisionale completamente automatizzato (es. se un sistema automatico rifiuta una richiesta di credito, il cliente ha il diritto di chiedere che la decisione sia riesaminata da un persona) – in relazione alla competenza 2.3 (Esercitare la cittadinanza attraverso le tecnologie digitali).
Dalla consapevolezza digitale alla direzione del cambiamento
Il focus su datificazione e IA è senz’altro potenzialmente il più dirompente e innovativo di quelli contenuti nel DigComp 2.2., perché va nella direzione di costruire le condizioni per il governo della trasformazione digitale facendo leva su una consapevolezza digitale diffusa dei cittadini, che a sua volta si aggiunge a una necessaria acquisizione di competenze di e-leadership tra coloro che hanno responsabilità di guida organizzativa, progettuale e politica, e quindi con maggiore responsabilità sulla scelta della direzione del cambiamento.
Questo avviene in un contesto di confronto culturale che, in Paesi come il nostro, è senz’altro vivace e tende a porre sempre più questi temi al centro della cittadinanza.
La datificazione rappresenta uno dei nodi principali, come ha sottolineato Veronica Barassi: “al giorno d’oggi gli individui vengono sorvegliati, tracciati e profilati da prima della nascita” e la consapevolezza è necessaria per riconoscere i problemi di questa situazione e uscire fuori da una sorta di accecamento “è come se negli ultimi dieci anni fossimo rimasti talmente accecati dalla promessa folle del capitalismo della sorveglianza e dall’entusiasmo tecno-feticista per i sistemi IA da non riuscire a vedere tutti i danni che può creare la profilazione digitale”.
L’IA ha bisogno di una radicale “demitizzazione” proprio per aprire la strada a un approccio consapevole e maturo verso cui tutti i soggetti sociali hanno grandi responsabilità (e tra questi senz’altro, in primo piano, il sistema dell’informazione). In questa direzione, più forse della definizione classica riportata nel DigComp 2.2., di fonte Unicef, è utile seguire la proposta di Luciano Floridi per cui “L’IA dovrebbe essere concepita come l’ingegnerizzazione di artefatti in grado di fare cose che richiederebbero intelligenza se dovessimo farle noi”, affermazione che scinde decisamente l’agire dall’intelligenza e consente di inquadrare in modo scientifico il tema dell’utilizzo dell’IA per il bene sociale (con le opportunità e i benefici conseguenti), e i rischi legati ad alcuni temi come
- il controllo e la responsabilità umana finale sulle decisioni;
- l’eticità degli algoritmi e dei dati utilizzati;
- l’esplicabilità del funzionamento degli algoritmi.
Temi, questi, su cui si focalizzano anche diverse iniziative in sede UE, tra cui la proposta di regolamentazione europea, e su cui è sempre più fondamentale un approccio che consideri IA e tecnologie emergenti come elementi chiave della consapevolezza digitale diffusa che è necessario realizzare e che sostanzia l’obiettivo 2030 del Digital Compass dell’80% di popolazione europea con competenze digitali almeno di base. Un ambito in cui la sfida in Italia è pienamente in corso con l’iniziativa Repubblica Digitale e con il piano operativo della strategia per le competenze digitali.