Già quattro anni fa, nel corso del 2020, SAP aveva annunciato al mercato la propria intenzione di cessare il servizio di supporto e manutenzione della suite ECC entro il termine originario del 2025 per il supporto standard (termine successivamente prorogato al 2027) e del 2030 per il supporto esteso, così obbligando di fatto la propria clientela, che rappresenta una quota oltremodo significativa del panorama delle aziende utilizzatrici di ERP a livello mondiale in particolare nel segmento delle grandi imprese, al passaggio alla soluzione più evoluta S/4 Hana.
Da un punto di vista strettamente civilistico, quest’operazione commerciale, su cui la software house ha scelto di costruire la propria strategia dei prossimi anni, è legittima: non esistono, infatti, leve giuridiche o normative che obblighino un vendor a garantire sine die i servizi di supporto e manutenzione su uno specifico prodotto, ovvero che permettano di avere certezza sul fatto che determinati prodotti potranno, sine die, continuare ad essere fruiti on premise. Peraltro, l’aver annunciato al mercato la dismissione del servizio di manutenzione con un congruo anticipo rispetto a quello di end of support del prodotto, rende questa scelta di strategia commerciale trasparente rispetto alle esigenze del mercato.
Ai vantaggi insiti nel passaggio a S/4 Hana – in termini, per esempio, di maggiori performance, di una architettura moderna e più snella e di possibilità di accesso a funzionalità di analisi avanzate – si accompagnano, però, specifici elementi di attenzione, che possono concretizzarsi in profili di rischio legale, contrattuale ed operativo.
I profili di rischio
Situazioni che presentano tali profili di rischio, in particolare, possono riguardare i seguenti ambiti.
Le licenze come oggetti di contratto di compravendita
Le precedenti licenze ECC (ovvero le licenze S/4 Hana commercializzate e fruite in modalità on premise, nel caso in cui si consideri il passaggio al cloud) sono licenze cedute in modalità perpetua e pagate una tantum. Da un punto di vista giuridico – anche ai sensi di quanto statuito dalla Corte di Giustizia dell’Unione Europea nella sentenza del 3 luglio 2012, nella causa C-128/11 UsedSoft c. Oracle – esse costituiscono l’oggetto di un contratto di compravendita e, quindi, concretizzano, a pieno diritto, un asset proprietario dell’azienda “licenziataria” (che sarebbe, quindi, giuridicamente più corretto riqualificare in “proprietaria”).
Ciò significa che la legittimità e la tenuta giuridica delle previsioni con le quali, all’interno dei contratti e delle offerte di passaggio a S/4 Hana e/o Rise, SAP impone al cliente la cessazione dell’utilizzo delle precedenti licenze ECC o S/4 Hana fruite on premise può essere revocata in dubbio: la “conversione” delle precedenti licenze nei nuovi prodotti e servizi basati sulla versione S/4 Hana è una mera operazione commerciale, che potrà essere valutata di volta in volta dall’azienda alla luce di parametri di convenienza economica, ma, dal punto di vista legale, non è affatto necessitata o scontata, poiché, sotto un profilo giuridico, SAP non potrebbe in alcun modo forzare la dismissione o la cessazione di prodotti che risultano, a tutti gli effetti, compravenduti.
Stare al passo con l’evoluzione tecnologica
Vero è che, nel momento in cui la strategia commerciale del vendor dovesse prevedere che tecnologie specifiche, come, per esempio, quelle legate ai servizi e agli strumenti basati su AI, siano messe a disposizione e supportate solo nell’ambito della propria offerta cloud, il cliente si troverebbe, di fatto, sostanzialmente costretto a valutare o accelerare la migrazione per stare al passo con l’evoluzione tecnologica, con la paradossale conseguenza che è il vendor a stabilire la strategia di digital transformation che il cliente si troverà costretto a seguire e non viceversa. Peraltro, una eventuale scelta di questo tipo potrebbe attirare l’attenzione delle Autorità poste a presidio del mercato, perché sostanzialmente porterebbe le aziende che volessero posizionarsi a un livello competitivo adeguato a dover necessariamente abbandonare un ERP a tutti gli effetti proprietario per un ERP di fatto “in utilizzo”, con tutte le conseguenze del caso.
Il passaggio a un modello SaaS
Nel caso della migrazione al cloud, l’azienda si vede obbligata a subire il passaggio da una dimensione “proprietaria” delle proprie risorse applicative ad un modello di licensing basato su logiche SaaS, con pagamento di canoni periodici e senza necessità di un cospicuo investimento iniziale. L’adozione di questo nuovo paradigma, oltre che comportare precise conseguenze in termini di bilancio e sotto il profilo contabile – con inevitabile mutamento di una parte consistente della spesa IT da capex a opex – rischia di essere doppiamente penalizzante in caso di dismissione forzata (ma contrattualmente imposta) dei precedenti prodotti on premise prima che sia decorso il periodo necessario al pieno ammortamento dell’acquisto.
Garanzie contrattuali
E ancora più incisivamente: con il passaggio a RISE, il cliente cessa di possedere un ERP, semplicemente ne fruisce. Sotto un profilo formale, questo comporta l’impossibilità di avere garanzie contrattuali in relazione alla disponibilità certa del proprio ERP e alla stabilità nel tempo dei costi da sostenersi e rafforza il legame di dipendenza tra l’azienda cliente ed il provider di servizi, così contribuendo da accentuare l’oggettivo lock-in di tipo tecnologico ed economico (per via degli swithching costs elevatissimi) che si accompagna tipicamente alla scelta e all’implementazione di un qualsiasi ERP aziendale.
Lo sbilanciamento delle clausole
Sotto il profilo strettamente contrattuale, soprattutto in relazione alla fruizione dei servizi SaaS, la contrattualistica che SAP propone al mercato si presenta densa di clausole sbilanciate in favore del provider e potenzialmente anche molto critiche per il cliente. Sono certamente da annoverarsi tra queste le clausole che accordano la possibilità a SAP di comunicare al cliente il mancato rinnovo del contratto con termini relativamente brevi (per esempio, 6 mesi), ovvero quelle che consentono alla stessa SAP di modificare unilateralmente il servizio in corso di durata del contratto, con eventuale possibilità, resa inequivoca dalle formulazioni contrattuali, di procedere a rimozione di funzionalità e/o a modifiche peggiorative.
Se a ciò si aggiungono formulazioni particolarmente ampie ed indeterminate delle casistiche che autorizzano SAP alla sospensione temporanea dei servizi, nonché l’assenza di rimedi e tutele risarcitorie effettive e realmente satisfattive degli interessi del cliente, in relazione alle ipotesi di indisponibilità dei servizi medesimi (che dal punto di vista tecnico sono certamente evoluti ed affidabili), il quadro complessivo che se ne ricava è quello di una contrattualistica particolarmente complessa da analizzare e sulla quale è necessario effettuare specifiche valutazioni di rischio e sostenibilità di natura legale.
Conclusione
Tutto quanto sopra non intende, evidentemente, scoraggiare o sconsigliare una migrazione che, per i motivi già esposti, appare comunque necessitata per il cliente.
E’ però importante prendere atto dell’asimmetria dei rapporti di forza contrattuale che caratterizzano le negoziazioni per la migrazione a S/4 e giungere alla formalizzazione degli accordi con consapevolezza ed una profonda conoscenza degli elementi di debolezza e dei potenziali rischi per il cliente.
Di questi ed altri importanti aspetti da considerare nella pianificazione di un progetto di adozione di SAP S/4 Hana – ivi compresi i profili relativi al modello di licensing proposto da SAP, alla user adoption by design, alla sourcing governance e al processo di selezione ideale per la scelta del system integrator, si discuterà il prossimo 22 maggio, dalle ore 14:30 alle ore 16:30, in occasione del webinar organizzato in collaborazione tra Partners4Innovation, Accompany e Wegg. E’ possibile iscriversi gratuitamente tramite registrazione a questo link