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Essere leader nell’epoca dell’AI: modelli e strategie per innovarsi



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Come cambia il concetto di leadership al tempo dell’intelligenza artificiale: vediamo lo scenario e le formule da considerare per operare in armonia con l’innovazione

Pubblicato il 22 dic 2023

Filippo Poletti

Autore di “Smart Leadership Canvas: come guidare la rivoluzione dell’intelligenza artificiale con il cuore e il cervello”, giornalista professionista, LinkedIn Top Voice, executive MBA



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Serve, oggi più che mai, un’analisi completa dell’utilizzo dell’intelligenza artificiale: servono nuovi leader in grado di fare una “SWOT analisi” che valuti i punti forza, di debolezza, le minacce e le opportunità: li potremmo chiamare “intelligence leader”.

Dall’intelligenza artificiale più produttività (e non solo rischi)

Partiamo da qualche dato, diffuso da Ambrosetti e che possiamo rielaborare individuando le ricadute concrete della rivoluzione in atto: l’utilizzo dell’intelligenza artificiale porterà, a parità di ore di lavoro, a una maggiore produttività in Italia, generando un incremento del PIL stimabile in oltre 310 miliardi di euro, quasi il PIL della Lombardia, pari a un quinto di quello italiano.

Certamente non mancano i rischi a partire da quelli connessi all’utilizzo etico e corretto dei dati. Chi si occupa di digitale conosce bene la massima “garbage in, garbage out”: se la qualità dei dati che vengono elaborati non sono buoni, il risultato ottenuto tramite l’intelligenza artificiale non potrà che essere cattivo. E, certamente, non mancano i rischi a partire dalla sicurezza dell’infrastruttura informatica: l’IA, intesa come “information architecture” sicura, è la “conditio sine qua non” dell’intelligenza artificiale. Potremmo dire, giocando con le vocali, che l’IA viene prima della AI, ossia l’“information architecture” viene prima della “artificial intelligence”.

Italia al palo con le nascite, dall’IA nuove opportunità

Il tema della maggiore produttività legata all’impiego dell’intelligenza artificiale è da collegare alla denalità italiana in atto. Secondo il think tank “Welfare, Italia”, entro il 2050 la popolazione diminuirà di 8 milioni arrivando a 51 milioni con la perdita di un terzo del PIL. Di fronte a questa prospettiva l’intelligenza artificiale deve essere vista come un’opportunità significativa. Questo vale sia per le imprese pubbliche che per quelle private a prescindere dalle loro dimensioni.

Su questo, tuttavia, i dati diffusi nel 2023 da Anitec-Assinform non sono incoraggianti: solo il 6,2 per cento delle aziende italiane con almeno 10 dipedenti ha adottato l’intelligenza artificiale con una netta prevalenza delle grandi imprese (24,3 per cento): il settore della finanza, delle telecomunicazioni e dei media guidano la crescita. Certamente, il mercato italiano dell’intelligenza artificiale è cresciuto nel corso del 2023, ma ciò che preoccupa è che le aziende di medie e piccole dimensioni sembrano ancora ignorare le opportunità offerte da questa rivoluzione tecnologica.

Leader davanti alla frontiera frastagliata

È necessario, dunque, investire nell’intelligenza artificiale così come, a livello di policy maker, regolamentarne l’utilizzo. La bravura dei leader sarà quella identificare il confine della frontiera che viene definita “frastagliata” per le diverse configurazioni della collaborazione tra l’uomo e l’intelligenza artificiale, sfruttando nel miglior modo possibile il potenziale positivo di questa tecnologia. Come indicato da Gartner in un’analisi strategica, entro i prossimi 5 anni, il 50 per cento delle decisioni manageriali sarà preso in collaborazione con l’intelligenza artificiale.

Serve una nuova leadership di cuore e cervello

Per questa ragione serve una nuova leadership e servono nuovi strumenti per aiutare i manager. Serve un nuovo “test o canvas del cuore e del cervello” per i leader, articolato in più passaggi.

Serve il cuore del leader, capace di avere a cuore, appunto, i collaboratori, oggi intimoriti dalle ricadute non positive dell’intelligenza artificiale sull’occupabilità. Il leader, sotto questo aspetto, deve farsi almeno tre domande: come coinvolgerò le persone?; come svilupperò relazioni positive?, come favorirò il wellbeing o benessere in azienda? Il leader deve dire di no alla svalutazione delle persone e, all’opposto, deve dire di sì alla loro valorizzazione. L’“intelligence leader” deve misurare se stesso, in sintesi, in base al cuore che ha nei confronti dei collaboratori.

Al leader, inoltre, serve un piano d’azione orientato al raggiungimento degli obiettivi sostenibili. Il leader, sotto questo aspetto, deve farsi almeno tre domande: come realizzerò gli obiettivi?; come prenderò le decisioni?; come promuoverò l’innovazione? Il leader deve dire di no alla visione tattica e dire di sì a quella strategica a medio e lungo termine sull’utilizzo dell’intelligenza artificiale.

Leader-collaboratori: bisogna fidarsi gli uni degli altri

Nel lavoro quotidiano particolare attenzione dovrà essere rivolta dal leader al clima aziendale: è qui che emerge la “leadership della fiducia”, su cui da anni indaga Great Place to Work anche in Italia: il lavoro del leader sarà quello di riuscire a gestire aziende in transizione digitale permanente, con cinque generazioni diverse al lavoro, con diversi stimoli e motivazioni, e con conoscenze che sono quasi sempre troppo vetuste per le decisioni da prendere. Sembra un lavoro impossibile, eppure è ciò che occorre fare ai tempi dell’intelligenza artificiale con una modalità molto semplice, riassumibile in poche parole: fidarsi dell’altro, del collega, dello straniero, del giovane e della persona di esperienza, delle macchine e, in una parola, del futuro.

La nuova formula dell’“intelligence leadership”

L’“intelligence leader” non deve avere, infine, solo cuore e cervello. Deve adottare l’“intelligence leadership formula”. Il leader di oggi deve essere in grado di adottare una prospettiva olistica. Questa nuova leadership non potrà e non dovrà accontentarsi di valutare intrinsecamente il proprio operato, limitandosi a considerare i risultati di business raggiunti. Al contrario, sarà necessario passare a una valutazione estrinseca, valutando l’impatto del suo operato sull’intera organizzazione, sia dal punto di vista dei collaboratori sia da quello dei risultati, così come sull’ambiente esterno, rendendo l’organizzazione promotrice del benessere dell’intera società.

La leadership dovrà, in sintesi, essere valutata in base a tre componenti. In primis, andrà valutata la somma dell’impatto del cervello e del cuore del leader, ovvero la sua capacità di gestire l’azienda ponendo attenzione tanto ai risultati quanto alle persone. A questa andranno ad aggiungersi il grado di collaborazione che si è stati in grado di raggiungere tra le persone e la tecnologia, così come l’impatto che si è stati in grado di generare sulla società. Solo così potrà essere raggiunta l’“intelligence leadership”.

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