In questa era caratterizzata da tecnologie abilitanti e in particolare dall’intelligenza artificiale, il ruolo delle competenze e della formazione continua è fondamentale per affrontare le sfide e cogliere le opportunità offerte da queste potenti strumenti.
“L’istruzione e la formazione sono fondamentali per garantire che l’intelligenza artificiale sia sviluppata, utilizzata e gestita in modo etico, sicuro e rispettoso dei diritti umani. Investire nella formazione delle persone è essenziale per sfruttare appieno il potenziale dell’intelligenza artificiale e per preparare i cittadini europei alle sfide e alle opportunità che essa comporta.” – Commissione Europea
L’evoluzione delle tecnologie abilitanti
Le tecnologie abilitanti (KET) sono un insieme di tecnologie avanzate che svolgono un ruolo fondamentale nella trasformazione dell’economia e nell’innovazione industriale. Sono considerate abilitanti perché forniscono le basi per lo sviluppo di nuovi prodotti, servizi e modelli di business in diversi settori industriali (European Commission, Re-finding industry – Defining innovation, Publications Office, 2018). Nel 2009 le KET sono state definite come “ad alta intensità di conoscenza e associate a un’elevata intensità di R&S, a cicli di innovazione rapidi, a un’elevata spesa di capitale e a un’occupazione altamente qualificata. Consentono l’innovazione di processo, di beni e servizi in tutta l’economia e sono di rilevanza sistemica. Sono multidisciplinari, trasversali a molte aree tecnologiche, con una tendenza alla convergenza e all’integrazione.” (Comunicazione della Commissione europea (2009), Preparing for our future: Developing a common strategy for key enabling technologies in the EU, COM (2009) 512 final).
Le sei KET identificate nel 2009
- tecnologie di produzione avanzate,
- materiali avanzati,
- nanotecnologie,
- micro/nanoelettronica,
- biotecnologia industriale
- fotonica.
Il concetto di tecnologie abilitanti è stato determinante per la definizione delle politiche e la programmazione dei Fondi per la Politica di Coesione e di Horizon per il loro stretto legame con la ricerca.
Le KET aggiunte nel 2011
Dal 2011, con il sorgere di Industria 4.0, tra le tecnologie abilitanti che più hanno inciso sull’innovazione socioeconomica, troviamo:
- Internet delle Cose (IoT),
- robotica avanzata,
- realtà aumentata (AR),
- realtà virtuale (VR),
- stampa 3D,
- intelligenza artificiale (AI),
- cloud computing,
- big data.
La ridefinizione delle sei tecnologie chiave
Nel 2019, la Commissione europea ha ridefinito le sei tecnologie abilitanti chiave (KET):
- produzione e materiali avanzati,
- tecnologie per le scienze della vita,
- micro/nanoelettronica e fotonica,
- intelligenza artificiale,
- sicurezza e connettività. (European Commission, Future technology for prosperity – Horizon scanning by Europe’s technology leaders, Publications Office, 2019).
I tre pilastri di Industria 5.0
Nel 2021 la Commissione europea propone l’approccio industriale, Industria 5.0, basato su tre pilastri:
- umano-centrismo,
- resilienza e sostenibilità, in risposta alla risoluzione dei problemi socio-ambientali che la quarta rivoluzione industriale tralascia per definizione: l’aumento delle disuguaglianze, l’inquinamento, le minacce ai diritti fondamentali della persona e alla democrazia. (Commissione europea, Industry 5.0 – Towards a sustainable, human-centric and resilient European industry, Ufficio delle pubblicazioni dell’Unione europea, 2021).
L’approccio Industria 5.0, promosso dalla Commissione Europea, è una visione che cerca di combinare le competenze umane con le tecnologie abilitanti per creare un’industria più umana, sostenibile e resiliente. L’obiettivo è quello di sfruttare al massimo il potenziale delle tecnologie avanzate, senza trascurare l’importanza dell’interazione umana, della creatività e dell’intuizione. L’approccio Industria 5.0 promuove l’empowerment dei lavoratori, con la formazione e lo sviluppo delle competenze. La Commissione europea si è impegnata in particolare a garantire che l’IA funzioni per le persone “promuovendo le competenze digitali e promuovendo un approccio umanocentrico all’IA a livello globale”, con un piano coordinato e azioni incentrate su: talenti e sviluppo di competenze, un quadro politico per garantire la fiducia nei sistemi di IA, la promozione di una visione su un’IA sostenibile e affidabile. (https://digital-strategy.ec.europa.eu/en/library/coordinated-plan-artificial-intelligence-2021-review).
Il ruolo di Inapp nell’Anno europeo delle Competenze
L’Anno europeo delle competenze 2023, per il quale l’Istituto Nazionale per l’Analisi delle Politiche Pubbliche (INAPP) nella persona del Direttore Generale è stato coordinatore nazionale, ha come perno centrale l’ampliamento delle opportunità di accesso alle competenze della forza lavoro ed il relativo sviluppo per poter realizzare appieno il potenziale delle transizioni verde e digitale. L’animazione e la coordinazione su tutto il territorio nazionale degli obiettivi dell’Iniziativa, ha contribuito alla realizzazione di più di 140 attività di diffusione (conferenze, workshop, giornate informative sulle carriere, ecc.), che hanno coinvolto tutte le regioni.
Gli obiettivi dell’Anno Europeo si sono concentrati in modo particolare:
- sugli investimenti nella formazione e nella riqualificazione dei lavoratori (reskilling, upskilling);
- nel rafforzamento di un’offerta di competenze, che sia determinata dall’incontro domanda-offerta, in stretta cooperazione e sinergia tra centri per l’impiego, imprese, organismi della società civile e attori dell’istruzione e della formazione;
- nell’incontro tra le aspirazioni e le competenze delle persone e i fabbisogni e le opportunità del mercato del lavoro;
- nella capacità di attrazione di persone provenienti da Paesi terzi, agevolando il riconoscimento di competenze e qualifiche.
In relazione all’Italia, i primi tre obiettivi risultano già compresi nelle misure del Piano Nazionale di Ripresa e resilienza (PNRR), in particolare in relazione alla formazione e al reskilling/upskilling e all’incontro domanda-offerta, mentre quello relativo al riconoscimento delle competenze è integrato nell’istituzione del Sistema Nazionale di Certificazione delle Competenze (SNCC).
La formazione continua come strumento per la gestione dell’IA
Nel cuore dell’anno dedicato alle competenze, il focus sulle sfide ed opportunità legate allo sviluppo dell’Intelligenza Artificiale investe in modo particolare la formazione continua. Il reskilling e l’upskilling dei lavoratori necessita di allargare il campo verso conoscenze nuove e più ampie, andando oltre la conoscenza tecnico-professionale, sviluppando in particolare le competenze trasversali, come il problem solving, la comunicazione, il pensiero critico e la creatività. L’applicazione di soft skills al contesto tecnologico risulta cruciale nell’era dell’IA, uno dei motori trainanti dell’era digitale che sta ridefinendo il modo in cui lavoriamo, fungendo da leva per interpretare e sfruttare appieno le potenzialità delle tecnologie abilitanti.
La formazione svolge un ruolo fondamentale nel collegare competenze trasversali e digitali come la comprensione dell’apprendimento automatico, dell’analisi dei dati e degli algoritmi, necessari per un approccio appropriato e consapevole all’IA.
Una strategia per le competenze AI in Europa
Nel contesto del progetto ARISA, finanziato dall’UE per contribuire all’elaborazione di una “AI Skills Strategy for Europe”, il “Rapporto sull’analisi delle competenze in materia di IA” mira a ottenere una comprensione completa delle competenze richieste in materia di IA sul mercato europeo: sono stati definiti i “set of technical skills” per i ruoli professionali più tecnici (e.g., data scientist, machine learning engineer) a seconda dei contesti, mentre per tutti gli altri lavoratori coinvolti ed in particolare per i “Policy- and decision-makers” risulta fondamentale una formazione di base (AI knowledge and skills) che includa terminologia e pratica di base, etica dell’IA, leggi e regolamenti, oltre a competenze su temi trasversali (ad esempio, etica, sicurezza), soft skills (ad esempio, problem solving) e competenze sul funzionamento delle organizzazioni.
Il progetto del Cedefop “Digitalisation, AI and the future of work”, analizza l’impatto e i fattori trainanti della digitalizzazione e dell’automazione, stimolati dai progressi della robotica, dell’intelligenza artificiale e di altre tecnologie digitali, sull’occupazione, sull’evoluzione dei fabbisogni di competenze e del mismatch di competenze, sulle nuove forme di lavoro e di apprendimento (Adapting VET for the future of work Adapting VET for the future of work | CEDEFOP (europa.eu)).
L’impatto dell’IA nell’apprendimento degli adulti e nello sviluppo delle competenze
Come per il digitale, l’impatto sulla formazione dell’AI non investe solo le competenze e le politiche di apprendimento degli adulti, ma anche le pratiche e le metodologie. A questo proposito lo scorso luglio si è tenuto un primo incontro europeo sull’impatto dell’intelligenza artificiale nell’apprendimento degli adulti e nello sviluppo delle competenze. Al dibattito hanno partecipato oltre 40 principali stakeholder da 15 Stati membri dell’UE, tra cui rappresentanti del settore delle imprese e dell’istruzione, che hanno esplorato la percezione dell’IA generativa per lo sviluppo delle competenze degli adulti, per verificare l’elaborazione di politiche e misure concrete, valutando la necessità di interventi politici. Sul versante delle metodologie è stato rilevato come l’IA offra opportunità per le pratiche di apprendimento degli adulti, consentendo l’apprendimento personalizzato e la creazione di pacchetti di apprendimento multiformato.
Lo studio OIL, Generative AI and Jobs: A global analysis of potential effects on job quantity and quality , suggerisce come la maggior parte dei lavori e delle industrie siano solo parzialmente esposti all’automazione ed è più probabile che vengano integrati piuttosto che sostituiti dall’ultima ondata di IA generativa, con potenziali cambiamenti nella qualità dei posti di lavoro, in particolare nell’intensità e nell’autonomia del lavoro. L’OIL conclude che l’impatto socioeconomico dell’IA generativa dipenderà in larga misura da come verrà gestita la sua diffusione, attraverso politiche che supportino una transizione ordinata, equa e consultiva, nelle quali la formazione e lo sviluppo delle competenze avranno un ruolo fondamentale, adottando un approccio proattivo, dato che “gli esiti della transizione tecnologica non sono predeterminati. Sono gli esseri umani a decidere di incorporare tali tecnologie e sono gli esseri umani a dover guidare il processo di transizione”.
IA, formazione e istruzione: l’approccio interdisciplinare dell’Unesco
L’Unesco, sta analizzando le sfide dell’implementazione delle innovazioni dell’IA nell’istruzione e nella formazione in seguito al Beijing Consensus on Artificial Intelligence and Education – UNESCO Digital Library, attraverso un approccio interdisciplinare, che caratterizza in particolare ogni approccio all’IA, per validare nuove forme di apprendimento.
Nella International Conference on AI in Work, Innovation, Productivity and Skills promossa dall’OCSE (Artificial Intelligence in Work, Innovation, Productivity and Skills Conference 2023 (oecd-events.org)), ampio spazio è stato dato alle questioni relative alle competenze necessarie per l’adozione efficace dell’IA nelle organizzazioni, ai fattori di successo e alle sfide nella formazione di manager e lavoratori e alle opportunità per i responsabili delle politiche di supportare i lavoratori ad acquisire le competenze necessarie.
Lo stesso Employment Outlook del 2023 è stato dedicato a Artificial Intelligence and the Labour Market (OECD Employment Outlook 2023 : Artificial Intelligence and the Labour Market | OECD Employment Outlook | OECD iLibrary (oecd-ilibrary.org)), analizzando il ruolo della formazione continua: la formazione può contribuire a garantire che le aziende possiedano le competenze necessarie per costruire, consolidare e gestire insiemi di dati di alta qualità e sappiano come affrontare le questioni relative alla sicurezza e alla privacy dei dati, ma anche quelle legate all’etica e le politiche pubbliche devono investire maggiormente in questa direzione, anche rafforzando informazione sui corsi e career guidance.
Il ruolo della formazione continua è stato sottolineato nella recente audizione del Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali presso la Commissione Lavoro della Camera dei Deputati per l’indagine conoscitiva in merito all’impatto dell’intelligenza artificiale, in particolare quella generativa, sul mondo del lavoro (Intelligenza artificiale e lavoro, alla Camera l’audizione di Calderone | Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali): tra le sfide poste dall’IA rientra “il rischio di perdita di posti di lavoro, principalmente nei settori a bassa specializzazione, con conseguente necessità di implementare percorsi di formazione per i lavoratori”.
Il ruolo della formazione continua nel mercato del lavoro italiano
In Italia, a novembre 2021 è stato approvato il Programma Strategico per l’Intelligenza Artificiale 2022-2024, il quale prevede iniziative dedicate a talenti e competenze per aumentare il numero di dottorati e attrarre in Italia i migliori ricercatori, e la promozione di corsi e carriere per rafforzare le competenze digitali e in Intelligenza Artificiale, e da novembre 2023 è operativo il Comitato di Coordinamento per l’aggiornamento delle strategie sull’utilizzo dell’intelligenza artificiale.
Un approccio umano-centrico all’IA e allo sviluppo delle competenze
Le tecnologie abilitanti ed in particolare l’intelligenza artificiale hanno suscitato un dibattito polarizzato sulla loro influenza nella società. L’UE sta cercando di spostare l’attenzione verso un approccio umano-centrico, mettendo al centro l’individuo e i suoi diritti, cercando di evitare impatti dannosi e bilanciando l’innovazione tecnologica con la tutela dei valori fondamentali, così come previsto nell’AI Act di recente approvazione.
Lo sviluppo delle competenze digitali e trasversali riveste un ruolo fondamentale in questo contesto. È necessario dotare le persone delle conoscenze e delle abilità necessarie per comprendere, utilizzare e valutare in modo critico le tecnologie digitali e l’intelligenza artificiale, ed affrontare le sfide etiche e normative in maniera costruttiva. In questo contesto l’interdisciplinarietà svolge un ruolo chiave anche nella collaborazione tra università, ricerca e imprese (la nota tripla elica), che favorisce l’innovazione sostenibile e la creazione di soluzioni che tengano conto delle esigenze e dei valori umani.
Conclusioni
Con la formazione continua, possiamo navigare in modo più sicuro e consapevole in questo mondo in continua evoluzione, nel quale siamo chiamati ad essere custodi delle nostre competenze, a svilupparle costantemente anche per gestire l’IA in modo etico e responsabile.