Non c’è niente che possa addolcire la verità: le diverse generazioni interagiscono moltissimo con la tecnologia in modo diverso e spesso non riescono a comprendere il modo di fare di chi è più anziano o giovane di loro.
C’è chi streamma, chi manda i Buongiornissimo!, chi shoppa on-line e chi blasta la gente. Ogni generazione vive il digitale a modo suo e pensa che questo sia il modo corretto di vivere la rete.
Con l’indagine sull’uso della rete da parte dei ragazzi, l’Osservatorio scientifico sull’educazione digitale ha posto diverse domande sulle abitudini, percezioni e opinioni delle ragazze e dei ragazzi della cosiddetta Generazione Zeta (o Centennial, Digitarian, Gen Z, iGen, Plural, Post-Millennial, Zoomer) ovvero la generazione dei nati tra il 1996 e il 2010.
Social e minori, la guida per i genitori: come evitare gli effetti tossici
Dove sono i giovani quando sono online
Una delle prime domande che ci siamo fatti è stata: “Dove sono i giovani quando sono on-line?”.
I “giovani” stanno migrando verso altre piattaforme meno popolate dagli adulti in cui riescono ad esprimere il loro modo di comunicare e le loro passioni: da un lato la crescita esponenziale di TikTok (+18,9% rispetto all’anno scorso) e il ritorno di Snapchat, particolarmente popolare nella fascia 12-14, dimostrano la preferenza verso canali social più veloci, scherzosi e interattivi.
La crescita di Twitch e l’effetto tribù
La crescita di Twitch testimonia un’altra tendenza rilevante per le tribù giovanili: l’attitudine da parte della community a sostenere economicamente i content creator.
La particolarità di questa piattaforma è che, chi segue un determinato influencer, può sostenerlo economicamente facendo una donazione o abbonandosi al suo canale. Si tratta solitamente di pochi euro (3-4 euro) al mese che però permettono al produttore di contenuti di sostenersi e aumentare la qualità e la frequenza delle sue produzioni.
Twitch è un esempio molto interessante di come i giovani aiutano altri giovani con il fine di godere di contenuti divertenti e di informazioni che loro ritengono di valore.
Un effetto “tribù” che da sempre fa parte della natura umana.
Allo stesso tempo però determina un certo distacco dal mondo degli adulti e dai mezzi di intrattenimento e informazione tradizionali, che considerano poco adatti al loro linguaggio e che hanno format per loro obsoleti e poco interessanti. Un gap tra generazioni che la nostra società deve impegnarsi a colmare prima che sia troppo tardi.
L’exploit di Discord
Nell’era della pandemia, i ragazzi hanno trovato nuovi modi per rimanere in contatto con gli amici tramite la tecnologia. Una delle applicazioni che ha maggiormente guadagnato popolarità in questi complessi anni che stiamo vivendo è Discord. Una piattaforma di condivisione di testo, voce e video. Originariamente sviluppato per i videogiocatori per comunicare in tempo reale durante il gioco, la piattaforma è cresciuta fino a raggiungere più di 100 milioni di utenti attivi mensili che registrano oltre 4 miliardi di minuti di conversazione ogni giorno.
Dalla mole di tempo che i ragazzi spendono on-line forse non ha più senso parlare di vita e relazioni on-line e off-line perché non ci sono quasi più momenti totalmente off-line nella giornata dei giovani.
C’era una volta il mondo reale
Anche quando sono con gli amici vengono utilizzati dispositivi digitali di vari tipi (console, telefono, smartwatch…) ed un altro fattore che deve far riflettere è che molti degli intervistati vedono con una certa nostalgia i tempi in cui non c’erano tutti questi strumenti digitali, tanto che vorrebbero provare delle esperienze totalmente off-line.
Se appartenete alla generazione dei Baby Boomer o alla Generazione X e pensando alla vostra adolescenza vi ricorderete senz’altro i “bei tempi disconnessi”.
C’erano una volta il mondo reale e la vita reale. Tutto avveniva sotto gli occhi delle persone che avevamo vicino, tutto avveniva sotto il cappello, vigile e sensorialmente vicino, delle persone che, in un modo o nell’altro, c’erano di fianco. Tutto questo oggi non c’è più.
O almeno, c’è ancora ma si muove secondo altre regole. Stiamo vivendo una realtà on-life in cui le nostre esperienze quotidiane hanno una natura ibrida: in parte digitali e in parte analogiche.
Questo gap generazionale viene sottolineato anche dalla percentuale di ragazzi che “non ha limiti” nella quantità di tempo che trascorre on-line, ovvero ben il 42% che passa più di 4 ore al giorno utilizzando dispositivi digitali.
I genitori e il buon esempio
Al tempo stesso, però, aumentano le segnalazioni alla nostra Associazione di genitori esasperati che non sanno come fare per ridurre il tempo di utilizzo di smartphone ed altri apparecchi da parte dei loro figli.
Sembra che talvolta il mondo adulto non comprenda l’importanza che il digitale ha nelle vite degli adolescenti.
Il genitore deve maggiormente “lavorare” sul tema delle regole in famiglia e deve essere di buon esempio nell’utilizzo moderato di social media e smartphone.
Il 65,6% dei ragazzi, infatti, afferma di non avere controlli o regole sull’utilizzo dei social e solamente il 34,4% dichiara di avere delle regole.
Durante le fasi più acute della pandemia i genitori hanno dovuto allentare la presa rispetto al tema regole, figli e social media. La conseguenza è che adesso ci sono forti difficoltà a recuperarle e farle rispettare; ciò comporta un sempre maggior tempo di esposizione dei figli ai monitor e al mondo digitale e una maggior difficoltà da parte dei genitori di relazionarsi e capire i propri ragazzi.
Le regole più diffuse (e quelle più particolari)
I giovani intervistati riportano che le regole più diffuse si limitano a dare dei tempi nell’utilizzo delle tecnologie, raccomandare di non effettuare chiamate durante i pasti e studiare prima di utilizzare lo smartphone.
Tra le regole più “particolari” invece quella di non usare il telefono più di 6 ore al giorno (che significa passare 3 mesi all’anno sul device) o quelle legate all’evitare onde elettromagnetiche e 5G.
Lasciati senza regole e a tu per tu con il web, i ragazzi sicuramente trovano una prateria da scoprire ma anche un territorio franco dove soprattutto i più giovani, se non controllati, sono maggiormente esposti ai pericoli. Il 20,2% del campione, infatti, ha subito esperienze negative on-line con una crescita del 5,2% rispetto all’anno precedente.
Internet non è un far west senza regole
Purtroppo, questo atteggiamento di odio on-line è molto diffuso e riguarda tutte le generazioni. Lo possiamo notare anche nei nuovi social. Su Twitch ad esempio diversi gamers bestemmiano e incitano a fare dei flame, ovvero a prendere di mira un altro utente. Non va meglio su “social maturi” come Facebook. Purtroppo, in moltissimi – giovani e adulti – sono ancora convinti che internet sia un far west senza regole, ma il web non dimentica e un insulto lì può costare tantissimo.
Dalla survey emerge una certa sfiducia verso le competenze on-line degli adulti. Il 40,9% dei giovani ritiene “scarsa o molto scarsa” la loro capacità di usare i social media ed il 35,5% degli intervistati, appartenenti alla fascia 12-16, ritiene “scarsa o molto scarsa” la capacità dei genitori di riconoscere le fake news.
Se i ragazzi fanno da “parental control” dei genitori
Durante i nostri interventi ci ha molto colpito la testimonianza di un ragazzo di 16 anni che racconta di agire egli stesso come una sorta di “parental control” dei propri genitori, limitando i danni che questi fanno condividendo fake news e commentando in maniera aggressiva alcuni post.
Dal sondaggio emergono inoltre significative lacune, da parte dei ragazzi, in quanto a consapevolezza e competenze digitali. 1 su 3 infatti non ha mai verificato le impostazioni privacy dei propri account social e ciò significa essere più vulnerabili rispetto ad alcuni pericoli del web come l’adescamento, il cyberbullismo e le frodi.
Il metaverso e i nuovi mondi online
Ultimamente si parla molto di metaverso e di nuovi mondi on-line, ma siamo sicuri di essere pronti ad affrontare queste realtà digitali?
La nuova generazione ne è affascinata e sicuramente desiderosa di sbarcarci. Questo però comporterà un ulteriore aumento del gap generazionale, esponendo i giovani a nuovi pericoli in ambienti ancora più sconosciuti per i loro genitori. Questo trend non si può bloccare, non si torna indietro. Si deve agire da subito con programmi di educazione civica digitale che diffondano le competenze digitali di base e avvicinino le generazioni.
Stiamo assistendo a un rapidissimo evolversi delle tecnologie a nostra disposizione. Il costo di questo avanzamento è condividere sempre più informazioni personali e spendere sempre più tempo in questi ambienti digitali. Le monete del futuro sono la nostra attenzione ed i nostri dati.
La nostra capacità di orientarci e adattarci ai nuovi mezzi di comunicazione digitale, entrati a far parte della nostra quotidianità, non è stata altrettanto veloce.
Secondo una ricerca OCSE del 2019, l’Italia ricopre la penultima posizione rispetto alle competenze digitali possedute dai Giovani in Europa.
Tale divario può e deve essere colmato acquisendo le giuste competenze grazie a forme innovative di Educazione Civica Digitale che mettano al centro i più giovani, tengano conto delle loro curiosità e necessità, li accompagnino nell’esplorazione dei media che utilizzano quotidianamente mettendo alla luce i rischi che questi comportano, e mostrando loro le numerose possibilità che questi offrono.
L’Educazione Civica Digitale è un impegno che devono prendere scuole, giovani, famiglie, imprese, ma anche singoli cittadini e cittadine, per costruire un mondo connesso grazie alla tecnologia e basato su sani principi sociali.
Perché un modo diverso di vivere la rete e la socialità digitale è già possibile.
Basta solo conoscerlo.
Cos’è il “Social Warning – Movimento Etico Digitale”
Il “Social Warning – Movimento Etico Digitale” è la no profit fondata da Davide Dal Maso nel 2018 con l’obiettivo di sensibilizzare ragazzi e adulti sulle potenzialità e sui rischi del web attraverso una rete di formatori-volontari (attualmente sono circa 200), professionisti del web, che promuovono l’educazione digitale nelle scuole medie e superiori di tutta Italia attraverso incontri formativi gratuiti.
Nei primi tre anni di vita, il Movimento ha incontrato, nell’ambito di eventi ed appuntamenti organizzati in tutta Italia, oltre 55mila ragazzi e 18mila genitori per parlare delle opportunità e dei rischi del web e come approcciare i social media in maniera corretta. La no profit si sta espandendo in Europa, accogliendo associazioni partner che hanno a cuore l’educazione civica digitale e supportando progetti come “NonSeiLibero” condotti dai giovani per promuovere un utilizzo etico e consapevole delle nuove tecnologie.
Per diventare formatore volontario del Movimento scrivere a formatori@socialwarning.it
Metodologia della survey
Nel corso delle attività del Movimento nel 2021 sono stati raggiunti oltre 15.000 ragazzi sul territorio nazionale di cui 2832 giovani tra i 12 e i 16 anni, equamente distribuiti in termini geografici e di età, hanno partecipato al sondaggio.
I dati sono – de facto – rappresentativi della popolazione che quasi totalmente possiede un mobile e utilizza internet e i social network.