talent shortage

IA e formazione adattiva: la risposta alla carenza di talenti



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Le aziende affrontano un crescente talent shortage, con l’Italia al terzo posto mondiale. L’Intelligenza Artificiale offre soluzioni innovative nel recruitment e nella formazione, creando percorsi personalizzati per colmare le lacune di competenze. Investire in queste tecnologie migliora produttività e stabilità, garantendo un vantaggio competitivo duraturo

Pubblicato il 10 ott 2024



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2.160.000 secondi, 600 ore e 25 giorni, è questo il tempo medio che impiega un addetto alle selezioni per trovare una risorsa adatta al ruolo ricercato da un’impresa.

Il problema della carenza di talenti

Al giorno d’oggi le aziende, complici l’irrefrenabile innovazione tecnologica e la perpetua nascita di nuovi business, si trovano a navigare in un sistema di ricerca del personale sempre più competitivo e diversificato, all’interno del quale anche le risorse stesse fanno fatica a emergere e a stare al passo con le nuove competenze.

La continua e crescente digitalizzazione delle realtà ha aumentato in maniera considerevole la domanda di profili altamente specializzati. Inizialmente questa tendenza interessava soprattutto il comparto aziendale dedicato all’Information Technologies ma oggi si sta riscontrando sempre più in tutti i settori, portando negli ultimi dieci anni a ingenti investimenti per la formazione professionale.

Talent shortage, la situazione in Italia

L’Italia si posiziona infatti al terzo posto, subito dopo Stati Uniti e Messico, nella classifica dei paesi con il più elevato livello di talent shortage, pari al 47%[1]. Si tratta di un dato che evidenzia un ampio gap tra i professionisti richiesti dal mercato e quelli disponibili, rendendo sempre più difficile per le aziende trovare risorse con le competenze necessarie a ricoprire determinati ruoli e mantenerne aggiornata la formazione. Nonostante l’80% dei manager riconosca la presenza di tale problema e il 46% stia valutando quali soluzioni applicare per risolverlo, solo il 10% delle aziende si sta attivando concretamente[2], segno evidente che nel Bel Paese la strada da percorrere è ancora lunga. Ma come adattare la formazione a questo ritmo frenetico e ridurre quindi la carenza di talenti?

Soluzioni adattive alla carenza di talenti: il ruolo dell’intelligenza artificiale

Da quello che osservo ogni giorno nel lavoro che portiamo avanti, la soluzione sta senza dubbio in sistemi di recruiting, nonché di upskilling e reskilling di tipo adattivo, che combinino Intelligenza Artificiale e approccio human.
In primo luogo l’intelligenza artificiale è ottimale nella fase di recruitment. Un tool o un avatar accuratamente educato e costantemente aggiornato può senza problemi condurre l’intervista conoscitiva preliminare su standard metodologici specifici oltre che esaminare in maniera precisa le competenze richieste per il ruolo ricercato. In questo modo è possibile condurre rapidamente un primo screening dei candidati, ponendo domande mirate e creando – sulla base delle risposte – una mappatura esaustiva delle competenze sia hard che soft, che ne faciliti il re-indirizzamento ai recruiter e ai responsabili delle Risorse Umane – e quindi al percorso di selezione – che più si addice loro.

Formazione mirata e gestione delle risorse con l’intelligenza artificiale

Non solo, sempre in ottica di colmare il talent shortage e ridurre il disallineamento tra domanda e offerta, il supporto dell’Intelligenza Artificiale può, a seguito della fase che prevede il colloquio conoscitivo, suggerire ma soprattutto generare in automatico percorsi formativi mirati e gratuiti che permettano ai candidati di colmare eventuali mancanze conoscitive e sviluppare nuove competenze che gli facilitino successivamente l’accesso a posizioni lavorative e ne migliorino la produttività.

Archiviazione e coinvolgimento dei dipendenti

Se guardiamo poi oltre il percorso di selezione, l’Intelligenza Artificiale può senza dubbio rappresentare un grandissimo supporto nell’archiviazione corretta e precisa dei profili, nonché nella loro gestione completa, in modo tale da riconoscere e individuare la persona giusta per il ruolo che più gli si addice, anche qualora si sia candidata per un’altra posizione o in un momento precedente. Questo permette alle imprese di non “perdersi per strada” risorse e competenze ma, al contrario, mantenerle in un archivio sempre aggiornato e funzionale.

Un altro tassello importante non può che essere il coinvolgimento attivo dei dipendenti. Anche secondo il rapporto Deloitte infatti, le aziende che investono in formazione e sviluppo vedono un aumento del 37% nella produttività e una riduzione del 31% nel turnover​.

L’Intelligenza Artificiale può facilmente intervenire, infatti, per analizzare le competenze di tutto il personale di un’azienda, attraverso per esempio interviste massive a tutti i dipendenti che evidenzino eventuali “buchi” tra i profili reali e quelli attesi e suggerendo di conseguenza i migliori team per ogni progetto. Non solo, un’analisi costante e approfondita di questo tipo facilita anche la personalizzazione dei percorsi e l’allineamento interno continuo in merito alle novità e allo sviluppo tecnologico, che si traduce ovviamente nella selezione e nella ricerca di corsi altamente avanzati e aggiornati che possano dare un reale valore aggiunto alle competenze già presenti. Tutto questo non solo aiuta a colmare il gap di competenze ma contribuisce anche a creare un ambiente di lavoro più stabile e produttivo.

Il valore della formazione continua

Le nuove frontiere della formazione e del recruitment si esplorano anche mettendo a punto tool, strumenti e tecnologie che saranno presto in grado di garantire alle risorse un percorso di crescita delle competenze continuativo. A mio parere, è fondamentale che le imprese, se vogliono mantenersi competitive, si aggiornino in questo senso, imparino a sfruttare le tecnologie a proprio favore, con un’attenzione particolare all’Intelligenza Artificiale. Un aggiornamento di questo tipo, al netto di un investimento iniziale, comporta infatti sul lungo periodo un risparmio notevole di risorse economiche ma anche in termini di tempo, con un corrispondente aumento della produttività.

Un futuro tecnologico e umano

Sono convinto infatti che la direzione da percorrere sia questa che non vuol dire ridurre i posti di lavoro, ma anzi, “sgravare” le persone da attività altamente time-consuming per generare opportunità lavorative più in linea con i nuovi e reali bisogni di mercato che la rivoluzione tecnologica ha generato e sta tuttora generando. L’approccio umano rimane infatti fondamentale soprattutto nel settore delle Risorse Umane in cui conoscere a fondo le proprie persone, sapere dove intervenire e mettere in atto azioni che riescano a colmare concretamente questo gap, continuerà a fare la differenza.

Note


[1] Fonte: https://assets.ey.com/content/dam/ey-sites/ey-com/it_it/news/2021/february/ey-report-professioni.pdf

[2] Fonte: https://www2.deloitte.com/content/dam/insights/articles/glob176836_global-human-capital-trends-2024/DI_Global-Human-Capital-Trends-2024.pdf

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