competenze digitali

Il digitale è ormai “competenza di base”, le nuove raccomandazioni del Consiglio Ue

Le nuove competenze chiave per l’apprendimento permanente del Consiglio dell’Unione Europea rispondono ai cambiamenti socioeconomici, nelle relazioni personali e con le istituzioni. Nella competenza digitale, focus su alfabetizzazione, sicurezza, gestione di informazioni, contenuti, dati e identità digitali. Ecco che cambia

Pubblicato il 05 Giu 2018

Daniela Di Donato

Docente di italiano (Liceo scientifico), PhD in Psicologia sociale, dello sviluppo e della Ricerca educativa presso Sapienza Università di Roma, esperta di metodologie didattiche, inclusione e uso delle tecnologie digitali a scuola.

Entro il 2027 servono nuove competenze

Zitto, zitto il Consiglio dell’Unione Europea lo scorso 23 maggio ha pubblicato le nuove competenze chiave per l’apprendimento permanente. Sono trascorsi dodici anni dalla Raccomandazione del 2006 e anche le competenze richieste sono state messe meglio a fuoco: quasi tutte hanno cambiato nome (l’unica rimasta identica è la competenza digitale) anche se non vuol dire che siano state stravolte, ma forse qualcosa si è trasformato.

Un confronto tra competenze 2006 e 2018


Il documento è una vera risposta ai
cambiamenti intervenuti nella società e nell’economia, ma anche al sistema delle relazioni personali e con le istituzioni.Il mondo è cambiato parecchio, anche se le applicazioni e gli sviluppi legati al raggiungimento di quelle competenze molti di noi le avevano già intuite: il digitale, ad esempio. A premessa di tutto, si possono infatti trovare felici affermazioni, che nascono da riscontri immediati provenienti da ricerche e monitoraggi: “Le tecnologie digitali esercitano un impatto sull’istruzione, sulla formazione e sull’apprendimento mediante lo sviluppo di ambienti di apprendimento più flessibili, adattati alle necessità di una società ad alto grado di mobilità” e ancora “Lo sviluppo del quadro di riferimento delle competenze digitali e del quadro di riferimento delle competenze imprenditoriali sostiene lo sviluppo delle competenze”.

Una risposta ai cambiamenti socio-economici

Quali sono le principali novità? Ci sarà modo di rifletterci sopra e di immaginare un progressivo adeguamento anche da noi, dove qualcuno ancora diffida delle pratiche didattiche, che si avvalgono da tempo ormai delle tecnologie digitali nelle attività d’aula quotidiane e dove invece, da relativamente poco tempo, si è messo a sistema su tutto il territorio nazionale un modello unitario di Certificazione delle competenze per le scuole del I ciclo di istruzione.

Il digitale è “competenza di base”

Nelle nuove indicazioni dell’Unione Europea il digitale è a tutti gli effetti “competenza di base”, accanto al leggere e allo scrivere. Lo troviamo descritto già nell’introduzione al documento: “È necessario innalzare il livello di padronanza delle competenze di base (alfabetiche, matematiche e digitali) e sostenere lo sviluppo della capacità di imparare a imparare quale presupposto costantemente migliore per apprendere e partecipare alla società in una prospettiva di apprendimento permanente”. Anche nella competenza alfabetica funzionale torna il digitale quando si descrive la capacità relativa come quella che consente di “ individuare, comprendere, esprimere, creare e interpretare concetti, sentimenti, fatti e opinioni, in forma sia orale sia scritta, utilizzando materiali visivi, sonori e digitali”.

La competenza alfabetica funzionale e multilinguistica

Nella prima delle otto competenze, la competenza alfabetica funzionale, che sostituisce la competenza in madrelingua ecco un’altra importante novità: “A seconda del contesto, la competenza alfabetica funzionale può essere sviluppata nella lingua madre, nella lingua dell’istruzione scolastica e/o nella lingua ufficiale di un paese o di una regione”. Ciò vuol dire che anche i nostri studenti, arrivati da altre culture o zone del mondo, potranno veder certificate le loro competenze nella lingua di provenienza?

Anche nella competenza multilinguistica permane questa visione aperta e inclusiva, quando si trova scritto che “Secondo le circostanze, essa può comprendere il mantenimento e l’ulteriore sviluppo delle competenze relative alla lingua madre, nonché l’acquisizione della lingua ufficiale o delle lingue ufficiali di un paese (e si badi bene che è specificato che si fa riferimento anche al latino e al greco).

Competenze digitali, ingegneria e resilienza

Nella terza competenza compare l’ingegneria, come una delle aree di applicazione delle conoscenze matematiche e scientifiche “per dare risposta ai desideri o ai bisogni avvertiti dagli esseri umani”. Si chiarisce che “la competenza in scienze, tecnologie e ingegneria implica la comprensione dei cambiamenti determinati dall’attività umana e della responsabilità individuale del cittadino”.

Nella competenza digitale non più l’accento solo sulla rete, come ambiente di ricerca, ma anche sulla gestione delle informazioni e contenuti, sui dati e le identità digitali. Indispensabile sviluppare abilità di riconoscimento di software, dispositivi, intelligenza artificiale o robot e capacità di interagire efficacemente con essi. Al primo posto quindi non tanto gli aspetti tecnici, che pure rimangono, ma soprattutto l’alfabetizzazione informatica e digitale, la comunicazione e la collaborazione, l’alfabetizzazione mediatica, la creazione di contenuti digitali (inclusa la programmazione) e la sicurezza, la capacità di programmare e condividere contenuti digitali.

Imparare a imparare, ma anche far fronte all’incertezza, gestire resilienza e stress, puntare al proprio benessere fisico ed emotivo. Questo troviamo invece nella nuova quinta competenza, che parla anche di saper sviluppare fiducia ed empatia.

Cittadinanza, privacy, parità di genere e ambiente

La competenza in materia di cittadinanza conferma in parte la struttura della competenza precedente (anche se la competenza sociale è stata assimilata nella quinta competenza) e aggiunge “il sostegno della parità di genere e della coesione sociale, di stili di vita sostenibili, della promozione di una cultura di pace e non violenza, nonché della disponibilità a rispettare la privacy degli altri e a essere responsabili in campo ambientale”

Trasformare idee e opportunità in valori per gli altri

Quanto dibattere in Italia sullo “spirito di iniziativa e imprenditorialità” della Raccomandazione del 2006. E quanti fraintendimenti, quando si trattava solo di educare a passare dal pensiero all’azione. Ora non c’è rischio di ambiguità: la competenza è proprio imprenditoriale. Elemento di novità (e bellezza direi) è che la competenza imprenditoriale si riferisce alla capacità di agire, con creatività, sulla base di idee e opportunità e di “trasformarle in valori per gli altri”. Anche qui, specchio dei tempi, rientrano le capacità di “saper gestire l’incertezza, l’ambiguità e il rischio in quanto fattori rientranti nell’assunzione di decisioni informate”.

Gli atteggiamenti da sviluppare durante l’insegnamento/apprendimento

Quello che attraversa trasversalmente le competenze di questa raccomandazione è una grande attenzione agli atteggiamenti da sviluppare durante il processo di insegnamento/apprendimento (attitudini o disposizioni della mente), che sono parte integrante del possesso e sviluppo di una competenza: perseveranza, empatia, curiosità, apertura al nuovo… Ecco forse questa è una pista ancora da rendere sistematica, come invece l’Unione Europea vorrebbe indicarci. Molto interessanti la coda del documento, che affronta i molteplici approcci e contesti di apprendimento e si augura sostegno al personale didattico “per elaborare pratiche innovative, partecipare a ricerche e applicare opportunamente le nuove tecnologie, comprese le tecnologie digitali, per gli approcci basati sulle competenze nell’insegnamento e nell’apprendimento”. Via alle riflessioni, al confronto, alla condivisione.

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