La rivoluzione digitale non è più un fenomeno confinato al futuro, ma una realtà tangibile che permea ogni aspetto della nostra vita quotidiana. Questa metamorfosi epocale, basata su tre pilastri fondamentali – tecnologia, dati e cultura digitale – è in costante evoluzione e rappresenta una sfida per tutti gli attori del panorama economico e sociale.
Il ruolo del PNRR diventa quindi cruciale nel contesto di questa digitalizzazione, fornendo gli strumenti necessari per sostenere l’innovazione e la trasformazione dei modelli di lavoro.
La rivoluzione digitale: una nuova era
In particolare, le piccole e medie imprese sono chiamate a un adattamento rapido ed efficace per far fronte a questa inevitabile transizione. Nel mezzo di questo cambiamento radicale, emerge prepotentemente il concetto di “Innovation work”, destinato a ridefinire le dinamiche lavorative come le conosciamo oggi.
Le aziende cercano efficienza e maggiore produttività nei loro mercati di riferimento con l’obiettivo in parte di andare a perlustrare nuove opportunità di business; la PA cerca nuove modalità di rendere più efficiente il suo rapporto con i cittadini, aggiungendo nuovi potenziali servizi fruibili online con adeguata facilità di accesso, i cittadini nella loro vita privata cercano una maggiore possibilità di conciliare gli orari di lavoro con il proprio svago e magari aumentare le possibilità di occuparsi del benessere proprio e quello dei familiari.
I pilastri per il successo della trasformazione digitale
Sono fondamentalmente tre i cardini principali intorno ai quali ruota la probabilità di successo di un processo di trasformazione digitale:
- L’introduzione delle nuove tecnologie
- La disponibilità di percorsi formativi adeguati con lo scopo di creare le competenze necessarie per guidare il processo di trasformazione in atto
- Un sistema di regolamentazione adeguato che tenga conto dei cambiamenti in corso e delle trasformazioni che questi inducono sui diritti delle persone e sulla sicurezza delle informazioni che transitano attraverso la rete.
Il lavoro diventa una cosa nuova (nonostante tutto)
A questo proposito ll 7 Novembre scorso è uscito un libro dal titolo “Il lavoro diventa una cosa nuova (nonostante tutto)” scritto da Guelfo Tagliavini con Simona Manna, Andrea Penza e Vito Donato Grippa.
Il libro intende sottolineare le grandi potenzialità della rivoluzione digitale che in passato non è sempre stata oggetto di considerazione adeguata e che soltanto nell’era post pandemia si sta rivelando come il grande obiettivo che le nostre società devono traguardare in tempi adeguati.
Il libro si compone di quattro capitoli, scritti dai quattro autori e che fondamentalmente sviluppano alcune componenti che contribuiscono a dipingere una fotografia dello stato di avanzamento dei progetti di digitalizzazione.
Il primo capitolo rappresenta la sintesi di una storia iniziata quasi vent’anni fa e che narra le vicende della faticosa applicazione, nel nostro Paese, della modalità di lavoro non più solo ancorato al posto di lavoro ma al risultato della prestazione. Retaggio culturale, ostacoli burocratici ed istituzionali, classe dirigente pubblica e privata non sempre sufficientemente illuminata su questo tema: queste condizioni hanno contribuito a relegarci non certo ai primi posti della graduatoria dei Paesi europei che hanno da tempo intrapreso avanzati progetti di digitalizzazione attraverso l’introduzione di tecnologie abilitanti e applicazione di modelli innovativi di lavoro. Nell’ultimo anno si sono intravisti segnali di progresso che fanno ben sperare in una ripresa repentina verso obiettivi da raggiungere nei tempi che ci sono stati indicati dall’Unione europea.
Il fenomeno dello Smart working
Il secondo capitolo affronta e analizza il fenomeno dello Smart working a livello internazionale, andando a leggere le diverse evoluzioni dal 2017 ad oggi. Si evince immediatamente come l’Italia sia arrivata ad introdurre lo Smart working con un evidente ritardo rispetto agli altri paesi e come questo abbia avuto un peso importante durante la fase pandemica, sollecitando dunque la necessità di studiare e parlare sempre più con le aziende e i manager del fenomeno culturale, ormai presente, nella nostra quotidianità. Sempre nel secondo capitolo si affronta, anche se in via sommaria, una riflessione normativa sia sul tema della disconnessione sia su quello, oggi fortemente sentito, del burnout.
I fondi del PNRR
Il terzo capitolo parla esplicitamente dell’utilizzo dei fondi messi a disposizione dal PNRR per realizzare i progetti di digitalizzazione nei vari settori e nelle varie tipologie di organizzazione (Istituzioni pubbliche, aziende private soprattutto le piccole e medie imprese, istituti di ricerca e di altro tipo….).
Digitalizzare infatti non vuol dire introdurre nuove tecnologie in modo asincrono dal resto dell’organizzazione, ma vuol dire costruire un vero e proprio ecosistema in grado di coinvolgere in tutte le fasi progettuali l’insieme degli stakeholders del soggetto che desideri intraprendere la implementazione di un progetto di digitalizzazione: il personale interno, i consulenti esterni, i fornitori, i clienti, le istituzioni, gli shareholders. È necessario prevedere un vero e proprio Change Management che parta dal vertice aziendale e si cali poi su tutto il resto dell’organizzazione.
E tutto questo necessita di un investimento non trascurabile che spesso oggi si fa fatica ad intraprendere senza la disponibilità di un supporto esterno. Il PNRR svolge questa funzione e consente di poter definire progetti di digitalizzazione in tempi che sono in grado di adattarsi agli obiettivi indicati dall’Unione europea. In particolare la Missione 1 del PNRR prevede la disponibilità di circa 40 miliardi gran parte della quale può essere spesa sia per la realizzazione di infrastrutture abilitanti alla trasformazione digitale, sia per lo sviluppo di percorsi di formazione per consentire la creazione di una competenza adeguata, soprattutto nei confronti del management, in grado di guidare i processi di trasformazione facendo riferimento a criteri di innovazione e sostenibilità.
Innovation work: il futuro del lavoro
Il quarto capitolo, il più tecnico, analizza alcuni aspetti legati in particolare al lavoro innovativo, il cosiddetto “Innovation work”.
Si parla di come si sono evolute le aziende, quali le normative che regolano gli aspetti di privacy e sicurezza e come le differenti entità interagiscono con la sicurezza delle informazioni.
Si parla inoltre del sistema di gestione delle informazioni, del suo approccio metodologico, del modello PDCA che regola tutte le fasi realizzative di una progettualità orientata al digitale.
La trasformazione digitale nelle PMI
Se si fa riferimento in particolare alle PMI sinteticamente si può affermare quanto segue:
- la Trasformazione Digitale per le PMI deve necessariamente indirizzarsi attraverso soluzioni disponibili in termini di:
o tecnologie informatiche e di comunicazione mirate e loro modelli applicativi;
o percorsi di adeguamento delle competenze dei manager e della struttura;
o evoluzione dei contesti organizzativi e competitività negli scenari di mercato;
- gli elementi di vantaggio ottenibili mediante una piena trasformazione digitale si possono indicare in:
o efficienza produttiva e gestionale;
o incremento della competitività;
o resilienza in tempi e scenari complessi;
o sostenibilità economica ed ambientale;
o spinta propulsiva su R&D e innovazione;
o contributo all’ambiente di riferimento;
o benessere sociale e welfare adeguato;
o presidio di quote di mercato (vecchie e nuove).
Inoltre, è necessario che vengano coinvolte le Istituzioni attraverso decisioni ed iniziative ad hoc per il rilancio delle PMI e utilizzare i fondi provenienti dal PNRR in maniera efficiente e selettiva.
Conclusioni
Il libro si conclude con l’identificazione dei fattori chiave per un progetto innovativo e la certezza che presto il nostro Paese sarà in grado di raggiungere gli obiettivi strategici del proprio futuro.
In particolare vengono poi descritte le componenti che sono in grado di indirizzare un vero processo di cambiamento